Il 2021 sarà l’anno della Scienza, ma non della ricerca (italiana)

In Italia sono già iniziate le vaccinazioni anti-COVID19 e da pochissimo è stato anche approvato un secondo vaccino. Tutto questo, in meno di un anno dall’inizio della pandemia, a certificare quanto la scienza, unita e finanziata, sia uno strumento importantissimo per vincere qualunque sfida. 

Ma le belle notizie, almeno per la ricerca italiana, sembrano finire qui. Poche settimane fa, il consiglio di ricerca europeo ha pubblicato i risultati del bando di investimento del 2020, dove assegnava 2 milioni di euro di fondi di ricerca ai progetti “più meritevoli”. Gli italiani hanno vinto più progetti di tutti, con ben 47 progetti selezionati. Circa il doppio rispetto ai cugini francesi, inglesi o spagnoli. Mica male, questi ricercatori italiani.

Tuttavia, soltanto 17 dei ricercatori vincitori lavorano in Italia. Già, la stragrande maggioranza dei vincitori italiani lavora all’estero. L’Italia, a differenza degli italiani, è il fanalino di coda delle potenze europee. Il motivo per cui l’Italia, e non gli italiani, non riesca ad eccellere nella ricerca è noto a tutti: l’Italia non investe nella scienza. L’Italia investe soltanto lo 0,5% del PIL nella ricerca pubblica. Troppo poco, specie se rapportato a quanto investono Francia o Germania. Di recente, girano appelli per accogliere la proposta del fisico Amaldi, il cui piano vorrebbe spingere l’Italia a raggiungere la Germania negli investimenti alla ricerca nei prossimi 5 anni. Ebbene, nonostante l’arrivo massiccio di fondi in Italia (MES, Recovery fund, etc), tra tutti i bonus, non si parla mai della ricerca. Sia chiaro, non è un problema di questo governo, nessuno ha mai davvero aumentato i fondi alla ricerca. 

La ricerca é un investimento sicuro, basti vedere quanti brevetti vengono creati in Germania ed in Italia. La ricerca porta lavoro, innovazione, benessere. Però, è un investimento a lungo termine, più lungo della tornata elettorale. Meglio dare un bonus oggi che un’azienda innovativa domani. 


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni