Autunno. Il clima si irrigidisce quanto basta per informare la flora che il tempo del verde è finito, lasciando il posto ad un nuovo ciclo. Gli alberi si vestono di un manto dalle sfumature dorate e rosse; gli animali si preparano ad affrontare l’inverno che verrà.
Anche le nostre tavole cambiano colore, imbandendosi di castagne, funghi, uva, arance, prugne e noci.
La nuova tavolozza guadagna tonalità – forse – malinconiche alla vista quanto festose per il palato.
Uno tra tutti questi frutti stuzzica più interesse degli altri , perché pieno di segreti quanti sono i semi al suo interno, il melograno.
Ci troviamo in medio oriente, dove nasce.
Melo-grano, mela con i semi, è il suo nome, per i chicchi rosso vermiglio nel suo ventre, sormontato da una corona sul capo.
Ha attraversato le epoche lasciando dietro di se una scia di leggende, iconizzato come frutto miracolo della natura con significati di fertilità e vita.
Risalendo fin nell’antica Grecia, Ade, Dio degli inferi, per amore rapisce Persefone, figlia di Demetra e Zeus.
Quest’ultimo impone la restituzione della figlia al suo rapitore. Egli acconsente, ma prima di lasciarla andare le fa mangiare dei chicchi di melograno. Così facendo, Persefone ha infranto la regola che impedisce di mangiare qualsiasi cosa proveniente dal regno dei morti; è costretta a vivere due terzi dell’anno con la madre ma un terzo con Ade nell’oltretomba.
Un significato di ambivalenza, vita e morte , è così legato alla storia del melograno.
Giriamo pagina e troviamo Gesù, figlio di Dio, camminare verso il Golgota, con la croce sulle spalle. Le spine penetrano le sua fronte, le sferzate di frusta ricevute hanno lacerato la sua carne, e il sangue gronda su selciato lasciando dietro di se una scia vermiglia. Gli apostoli, seguendolo, raccolgono i sassolini macchiati di sangue e li ripongono dentro un sacchetto.
La sera, aprendolo, non più sassi, ma chicchi rossi come il sangue, hanno dato vita al Melograno.
La storia di questo frutto si Intreccia con una delle più formidabili menti mai conosciute, Leonardo Da Vinci.
Verso la fine XIV secolo egli era stato nominato ingegnere militare del Duca di Valentino, Cesare Borgia.
Leonardo aveva messo a punto numerose macchine da guerra per questo scopo. Basandosi “sull’anatomia” del melograno, aveva inventato una sfera metallica che, quando toccava il terreno, rilasciava altri proiettili presenti al suo interno. Noi la conosciamo, appunto, come “granata”, o bomba a grappolo.
Oltre queste leggende, il melograno possiede peculiari caratteristiche. Ippocrate lo considerava una pianta medicamentosa.
Oggi ne conosciamo alcune qualità, tra questi i suoi effetti anti-ossidanti, anti-diarroici e diuretici.
Ma nono solo!
Esso è stato anche simbolo ornamentale diffuso nella scultura e nell’architettura. In letteratura, Giosuè Carducci utilizza il simbolismo del melograno in “Pianto Antico”.
Ciò che più interessa a Noi di MangiaGraecia però è il suo dolce sapore che termina con una nota aspra.
Ideale per il dressing culinario e base di ricette che spaziano dal dolce ai drink, ma questa è un’altra storia…