Se avete sentito parlare di K-POP almeno una volta nella vostra vita sarete sicuramente già a conoscenza dei fan- alquanto peculiari per numerose ragioni- di questo genere musicale, nel bene o nel male. Molto più probabilmente, volendo essere onesti, nel male.
Sempre al centro di polemiche e fanwars (trad. “guerre tra gruppi di fan”), gli estimatori del K-POP vengono criticati per una varietà di cose ma soprattutto perché tendono a rispondere, normalmente a sproposito, con video dei loro idol (altrimenti detti fancam, che sta per “video filmati dai fan”) a tweet, post e commenti vari sui social network. Sebbene questa sia una pratica criticabile, a ragion veduta, non si può negare che, con gli avvenimenti degli ultimi giorni che stanno avendo luogo principalmente negli Stati Uniti, i fan del K-POP si siano trovati positivamente al centro dell’attenzione in quanto hanno trovato modo di sfruttare per una giusta causa la collezione di fancam di cui sono pieni i loro telefoni, computer e dispositivi.
Infatti, quando la polizia di Dallas ha richiesto tramite i social media che venissero fatti dei video di denuncia contro comportamenti e attività considerati illegali, durante le manifestazioni del movimento Black Lives Matter, facenti seguito alla tragica morte di George Floyd, i fan si sono uniti forse per la prima volta nella storia di questo genere musicale e dei vari fandom di appartenenza per rendere il compito di scrematura dei video inviati alla polizia quasi impossibile.
La pratica giustamente condannata di rispondere a qualsiasi cosa di qualsivoglia serietà con delle fancams è, per una volta, risultata utile e ha portato al collasso del sito della polizia della città texana. Sebbene non abbia informazioni sui numeri precisi di fancam mandate alla polizia di Dallas, penso che la notizia del collasso del sito basti a far intuire la quantità di cui stiamo parlando.
Nonostante possa sembrare un modo anche infantile di affrontare il problema estremamente serio e preoccupante della morte di George Floyd, Breonna Taylor, Ahmaud Arbery per mano delle forze dell’ordine, incluse le altre purtroppo innumerevoli vittime afroamericane innocenti degli ultimi anni, mesi e soprattutto giorni, non si può negare che i fan del K-POP abbiano dimostrato solidarietà e unità in un momento in cui atti di violenza inaudita e violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno.
La protesta a suon di fancam dei riottosi fan del K-POP può infatti essere annoverata tra le forme forse più efficaci di protesta contro gli atti di violenza della polizia americana, in un contesto come quello attuale in cui la tecnologia sta diventando un’arma preziosa per testimoniare gli atti illeciti compiuti da coloro che dovrebbero tutelare la legalità. Di fatto, questo ci porta a riflettere su quali siano i sistemi moderni con cui le nuove generazioni si mostrano attive politicamente. Impossibilitati a muoversi da casa, a causa della pandemia, internet diventa l’arena di scontro, la strada in cui sollevare simbolicamente i loro cartelli di protesta e le vetrine da distruggere sono le app istituzionali, prese d’assalto non da pietre e mattoni ma da video di popstar che ballano e cantano motivetti orecchiabili.
Escludendo qualunque giudizio di merito sulla legittimità di questo “contro-attacco”, in un momento in cui sono ancora freschi i dibattiti sull’uso dei “saccheggi” e della violenza per contrastare un sistema basato su discriminazione e disuguaglianza, è curioso come a dare il maggiore contributo alla causa siano stati dei giovani appassionati, che grazie alla forza del numero e della tecnologia siano riusciti a scardinare un complesso sistema di sorveglianza.
Da estimatrice della cultura pop e della cultura coreana moderna, non posso che provare ammirazione per questa azione collettiva, oltre che molta poca invidia per il povero addetto che ha dovuto destreggiarsi tra video di idol coreani.
Ma, resti tra noi, un po’ se l’è meritato.
Già pubblicato su L’Altravoce dei Ventenni – Quotidiano del Sud 8/6/2020