Venti Blog

I cani sono esseri sociali?

Alla scoperta del cosiddetto contagio emotivo da proprietario a cane

Quante volte abbiamo sentito dire che i cani sono esseri sociali? In questa affermazione rientra una vasta gamma di comportamenti: possiamo riscontrarlo, per esempio, nelle interazioni con gli altri cani, con l’ambiente, ma possiamo notare quanto i cani siano pro-sociali sia in gruppi di persone che all’interno dei branchi (esistono svariati studi sui meccanismi tra cani randagi, ferali e semi-ferali).

I cani, proprio come noi, sono dotati di sistema limbico: si tratta di quella parte del sistema nervoso che regola le reazioni di sopravvivenza (fight, flight, freeze) ma anche le risposte emotive e le elaborazioni di sogni e ricordi. Questo, unito al fatto che i cani vivono a stretto contatto con noi da secoli, fa sì che ad oggi si possa parlare di contagio emotivo da proprietario a cane.

Questo contagio emotivo tra le due specie ha una base comportamentale, fisiologica e psicologica. Negli ultimi anni molti studi hanno dimostrato che la trasmissione delle emozioni dipende dal rilascio di alcuni ormoni (possiamo pensare all’ossitocina), dai neuroni specchio e dall’adattamento dei cani nei riguardi della nostra specie: saper leggere le nostre espressioni, i nostri movimenti e cambiamenti di umore.

In uno studio, condotto dal professor Biagio D’Aniello,sono stati prelevati dei campioni di sudore da alcune persone a cui erano state sollecitate reazioni di felicità e paura. Sono stati successivamente posti in alcuni recipienti e fatti annusare singolarmente ai cani all’interno di una stanza etologica in cui erano presenti sia un estraneo che il proprietario. I risultati sono stati straordinari e hanno mostrato che il comportamento e l’attivazione cardiaca dei cani erano differenti a seconda di quali chemiosegnali annusavano. Quando hanno annusato i chemiosegnali della felicità è stato riscontrato rilassamento, un arousal medio e un’apertura maggiore nei confronti dell’estraneo; questa cosa si potrebbe tradurre, nella vita di tutti i giorni, nel fatto che il nostro status sereno diminuisce di gran lunga il timore nei nostri cani, li rende più propensi a scoprire e ad affacciarsi a nuove esperienze. Quando invece hanno annusato i segnali della paura è stato riscontrato un innalzamento dello stress negativo con aumento del battito cardiaco.

Oltre a sottolineare l’enorme importanza di questo senso dei cani, secondo me è doveroso per noi educatori e istruttori indurre i proprietari ad un modellamento delle proprie emozioni, prima ancora di lavorare per e con i cani. I cani leggono, e appunto annusano, qualsiasi nostra “mossa” futura, per cui le nostre anticipazioni emotive ricadranno sempre su di loro. Un esempio pratico sono i cani al guinzaglio che abbaiano agli altri cani o alle persone: chiaramente ci sono tanti motivi dietro questo comportamento, ma spesso il fatto di richiamarli ancora prima, agitarci (e quindi cambiare il nostro umore e il nostro battito cardiaco), non avere fiducia in loro e dare troppa importanza allo stimolo, peggiora nettamente la situazione. Un altro esempio sono le aree cani (che io sconsiglio sempre vivamente per una questione di scarsa comunicazione e spazio ridotto): qui i cani interagiscono tra di loro e intanto i proprietari stanno loro sempre addosso, ponendoli così nervosi e impossibilitati ad esprimersi, oppure chiacchierano tra loro, stanno col cellulare in mano, ecc. Dato questo totale disinteresse, un cane che prova paura o che vorrebbe andarsene non ha modo di segnalarcelo e si stressa.

È fondamentale dare importanza della comunicazione emotiva interspecifica. La ricerca sottolinea dunque un aspetto molto interessante riguardo il meccanismo empatico tra cani e uomini attivato da segnali chimici emotivi. Pensiamo, però, anche al contrario e a quanto sia sbalorditivo ciò che abbiamo ricavato dal rapporto uomo-animale più duraturo e forte della storia dell’umanità: non solo l’espressione dei comportamenti di stress e l’attivazione cardiaca nei cani, come da studio, possono modificare il loro atteggiamento ed essere indicatori di uno stato emotivo di paura del cane indotto da quella umana, ma analogamente il comportamento più rilassato del cane, che abbiamo strutturato man mano nella nostra relazione (per cui non siamo stati imprevedibili, nevrili, sempre scostanti e agitati) rende il loro assetto emotivo più calmo e in generale equilibrato, ripagandoci con la stessa moneta e quindi contagiandoci a loro volta.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni

Exit mobile version