I 5+1 candidati democratici alla conquista della Casa Bianca

A poco più di 3 anni dalle elezioni terminate con le immagini in mondovisione di un’attonita Hillary Clinton che assiste alla sconfitta in favore di Donald Trump, Il Partito Democratico USA riparte alla conquista della Casa Bianca.
Il percorso delle primarie dura cinque mesi e prevede un totale di 57 momenti elettorali utili a scegliere chi sfiderà Donald Trump il prossimo novembre, tentando di impedirgli la rielezione. Ma come si presentano i democratici a questo appuntamento?

Occorre innanzitutto premettere, che come ogni forza politica che siede a sinistra di un parlamento che si rispetti, i democrats hanno pensato bene di frammentarsi sin nel più piccolo degli atomi.
Ai nastri di partenza della scorsa estate si sono presentati in ben venticinque. Solo (?) dodici sono alla fine riusciti ad arrivare ai voti inaugurali di Iowa, New Hampshire e Nevada. In queste occasioni tuttavia, solo cinque sono sembrati realmente competitivi.

Il primo nome è quello di Joe Biden, settantasettenne proveniente da una lunga esperienza da senatore e soprattutto dalla posizione di Vicepresidente durante la presidenza Obama. Se è vero che la lunga esperienza politica può quasi essere un ostacolo oggigiorno, è fuor di dubbio che Donald Trump almeno in parte lo tema, come si evince dalle carte diffuse nell’ambito del cosiddetto “Kievgate”.
Lo schiaffo preso in Iowa e New Hampshare sembra tuttavia ridimensionare di molto le sue ambizioni di successo e da credito a coloro i quali lo avevano trovato poco brillante durante i dibattiti degli ultimi mesi.
Ci riproverà anche Bernie Sanders, uscito sconfitto alle ultime primarie contro Hillary Clinton e che rappresenta l’ala progressista del partito. Il settantottenne ha anche ottenuto il sostegno dei giovani leader emergenti del partito, come la sempre più lanciata trentenne Alexandra Ocasio-Cortez.
La candidatura di Bernie Sanders può riportare nell’elettorato democratico molti voti della classe operaia statunitense, che nel 2016 hanno preferito Trump ad una Hillary Clinton percepita come troppo vicina all’establishment. Ha perso di poco in Iowa, ma ha vinto in New Hampshire e Nevada, dimostrandosi al momento l’uomo da battere nella competizione.

Più moderata è la posizione assunta da Elizabeth Warren. Il suo obiettivo è infatti quello di realizzare riforme economiche utili a migliorare la condizione del ceto medio americano, che però ha già goduto degli effetti della flat tax varata da Trump e cerca soluzioni più orientate alla redistribuzione e all’equità sociale. Lo spazio elettorale di contesa la vede quindi contrapporsi a Bernie Sanders, che al momento sembra però avere la meglio. Tutto questo ha portato ad un inasprimento dei toni, culminati nelle accuse di misoginia ai danni del rivale da parte della settantenne ex docente di Harvard.

Una grande ventata di novità spira nelle vele del giovane Pete Buttigies, trentottenne dichiaratamente omosessuale ed ex sindaco di una città dell’Indiana. Buttigies può raccogliere i consensi delle generazioni più giovani dell’elettorato democratico e delle minoranze, anche se pare non aver convinto del tutto la comunità afroamericana. È stato la grande sorpresa in Iowa, dove ha vinto, mentre ha centrato il podio negli altri due voti.

Meno brillante la stella di Amy Klobuchar, sessantenne senatrice democratica del Midwest che gioca la carta di un progressismo tradizionalista e molto vicino alla classe operaia statunitense. Ha ingaggiato una dura battaglia verbale con Pete Buttigies dalla quale è uscita spesso con le ossa rotte.

Non rientra tra i fab-five solo perché ha deciso di far slittare il suo esordio elettorale al Supertuesday del 3 marzo, ma una menzione d’onore la merita Michael Bloomberg, settantasettenne miliardario fondatore dell’omonima società di servizi finanziari e media. È abituato a vincere ed ha già allestito un’autentica macchina da guerra, mettendo sul piatto di tasca propria una cifra esorbitante solo per gli spot elettorali e assumendo migliaia di funzionari in ogni stato.

Che lo spettacolo della democrazia USA abbia inizio!

Articolo già pubblicato su Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei Ventenni 02/03/2020