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“Giorni di un futuro passato”, la mostra di Adrian Tranquilli


Il 2 Aprile sono stato al Museo di Napoli per l’inaugurazione della mostra di Adrian Tranquilli “Giorni di un futuro passato”.
Il fatto di potervi partecipare in veste di inviato per “Venti” è stato un piacere, perché ho avuto la possibilità di intervistare Adrian, e fargli una domanda su un aneddoto della mia pre-adolescenza in cui, in un certo senso, è stato protagonista (la domanda la potete trovare nell’intervista a fine articolo.)

Per chi non lo conoscesse, Adrian Tranquilli è l’unico artista che ha utilizzato, ininterrottamente ed esclusivamente, i motivi del fumetto super-eroico come materiale primario della sua ricerca, decontestualizzando completamente il personaggio e riadattandolo, saggiamente, ad ideali contemporanei.

Forse non sono la persona più adatta per spiegarvi l’ideale di Adrian. Forse solo guardando le foto delle sue opere lo si può comprendere.
Come “Black in Black“, una delle sue opere più famose, in cui il Batman che vediamo viene rappresentato come una specie di martire.

Le porte sono state aperte alle ore 12.00.
L’ingresso era gratuito per chiunque, ma io ho specificato più e più volte di essere un inviato stampa per “Venti”. Dovevano capire che ero un privilegiato!

All’entrata mi è stata data una mappa in cui veniva mostrata l’ubicazione di tutte le opere.
Orientarmi non è stato per niente difficile.

Le installazioni erano dislocate tra il piano terra e il primo piano del museo. Mischiandosi alle opere antiche già presenti.
Davanti alla scalinata che conduce al primo piano è stata ubicata la prima opera.
All is violent, all is bright“.



Riproduzione di San Pietro, realizzata interamente con carte da gioco del “Joker”.

Essendo entrato praticamente per primo, ho fatto il giro perlustrativo in tutta tranquillità.
La fortuna ha voluto che quando sono ritornato al piano terra, ha avuto inizio il discorso d’inaugurazione del direttore del Museo. (Qui di seguito potete ascoltare la registrazione del suo discorso inaugurale: intervento direttore museo)
Al suo fianco era presente anche Adrian Tranquilli (ovviamente).
Sinceramente lo immaginavo più estroverso, infatti mi ha colpito la sua timidezza e il fatto che, a fine intervento, non abbia aggiunto nulla, e sia rimasto semplicemente in silenzio.

Fortunatamente gli abbiamo posto delle domande via mail in modo da riuscire a capire meglio la sua persona e il suo pensiero.
Qui trovate l’intervista e la fotogallery con le foto delle opere che più mi hanno colpito.

#1 Perché hai deciso di dar vita a questo tuo stile? Cioè prendere le icone dei film e dei fumetti e svuotarli dal vincolo in cui erano radicati?
Il mio lavoro è prevalentemente incentrato sul concetto di “maschio salvatore” cioè di colui che salva in quanto detentore del bene, struttura cardine del nostro (e non solo) modello culturale. I supereroi non sono altro che la trasposizione di questa struttura e sono per me strumenti di analisi.

#2 Quanto ha influito e continuano ad influire i fumetti, i film e tutta la corrente pop contemporanea?
È evidente che il fumetto supereroico ha una forte influenza sul mio lavoro per vari motivi. Anche perché, per citare Marco Arnaudo, si tratta del più grande metatesto di sempre, mai si è scritta una storia per oltre settant’anni con tanto di struttura spazio temporale coerente a se stessa.

#3 Qual è il target a cui fai riferimento? Giovani o adulti nostalgici?
Non ho nessun target, se non quello di comunicare ed essere il più incisivo possibile.

#4 Marvel o DC?
A prescindere dal chi li pubblica, i supereroi mi interessano perché oltre ad essere formidabili strumenti di analisi sono, per quanto possibile, delle figure mitiche universalmente riconoscibili.

#5 Sei nato a Melbourne, ma hai deciso di traferirti in Italia. Le tue mostre hanno fatto il giro del mondo. Qual è la città che pensi abbia più apprezzato e capito le tue opere?
Sono nato a Melbourne, da madre inglese e padre italiano e sono cresciuto a Roma. Ho studiato antropologia culturale e sono sposato con una serbo croata. Ti assicuro che percepisco il concetto di “luogo” in modo molto esteso e tendo a vedere il nostro modello culturale occidentale in senso globale e non locale.

#6 Ti ho posto questa domanda perché ho un aneddoto da raccontarti in cui sono, in un certo senso, protagonista.
Non so se ricordi lo scandalo che destasti quando un tuo Batman venne ubicato su una facciata del campanile della chiesa di Santa Sofia a Benevento. Parliamo del lontano 2005, e io avevo poco più di 10 anni. Io e i miei coetani eravamo entusiasti, ma i perbenisti erano molti, forse troppi. E l’opera fu rimossa.
A questo proposito vorrei chiederti se ci sono stati altri episodi simili a quello che ho narrato, e come hai vissuto l’indignazione pubblica e l’ignoranza di persone che non comprendono le tue fatiche.

Questo te la dice lunga sul principio di realtà:
nonostante molti, a quanto pare te incluso, pensassero così, non è affatto vero.
L’opera era collocata sulla torre civica, edificio a se stante e distante dalla chiesa, e quindi non sul campanile.
L’opera non fu rimossa ma, a fine mostra, tolta e acquistata da ARCOS, il museo di Benevento che aveva promosso e curato la mostra.
Come vedi, tutto è possibile e niente è vero…

Giorni di un futuro passato – Gallery

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