Giornata mondiale dell’ambiente: come la natura si è ripresa i propri spazi

Il 5 giugno è la giornata mondiale dell’ambiente, istituita dall’ONU nel 1972 in occasione del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

La prima edizione è stata celebrata il 5 giugno 1974, con lo slogan Only one Earth.

Il motto di questa edizione 2020 è invece è il momento della natura. Questo motto è al contempo un invito e un allarme, un invito alla natura nel farsi avanti, nel riprendersi i suoi spazi e rigenerarsi, mostrandosi in tutta la sua bellezza, dall’altra un monito per noi, nel lasciarle spazio e rispettarla.

In questi mesi di lockdown ognuno di noi ha visto la natura tornare rigogliosa, ha riascoltato il canto degli uccelli solitamente coperto dal frastuono cittadino. È bastato affacciarsi da un balcone per ritrovarsi in un piccolo parco vicino casa e riassaporare gli odori e i profumi della natura.

Andando ad altre latitudini, gli abitanti di alcune parti dell’India hanno potuto vedere il massiccio dell’Himalaya in tutta la sua maestosa regalità, in alcune città africane le strade hanno visto tornare in strada leoni e gazzelle.

Questi sono solo alcuni esempi di quanto spazio in pochi mesi, la natura abbia riguadagnato, di fronte ad un riluttante passo indietro fatto dall’uomo.

Tutto ciò ci dimostra, da una parte, quanto la specie umana sia “ingombrante” all’interno dell’ecosistema terrestre, dall’altra ci dimostra la forza della natura, che aspetta solo un nostro cenno per tornare ad essere quella che era.

Il primo e più famoso studioso e divulgatore che ci ha raccontato il mondo vegetale con la sua forza e le sue immense risorse è Stefano Mancuso.

Ricordo a questo proposito il volume intitolato l’Incredibile Viaggio delle Piante nel quale descrive proprio la capacità di queste di tornare a popolare territori all’apparenza completamente inospitali, come è accaduto a Cernobyl a pochi mesi dall’esplosione radioattiva. L’autore ci racconta la loro incredibile Resilienza  e capacità di adattamento a climi e condizioni del territorio diversi.

In un altro volume, La nazione delle piante, Mancuso ci descrive quelle che sono le regole del grande mondo delle piante. In questo libro le piante dichiarano quelli che sono i principi che governano il loro mondo: il rispetto e l’universalità dei diritti di tutti gli esseri viventi, il rifiuto di qualunque gerarchia, il principio di cooperazione e mutuo soccorso tra i membri e e il divieto di sprecare ogni risorsa non ricostituibile, solo per citarne alcuni.

Ad affiancare  e continuare il lavoro di Stefano Mancuso anche Alessandra Viola che proprio in questi giorni pubblica un libro intitolato Flower Power: i diritti delle Piante dove spiega quanto sia importante riconoscere alle piante i diritti riconosciuti agli uomini e agli animali.

In questo modo l’umanità farebbe un ulteriore passo verso l’universalità dei diritti, verso un mondo, quello delle piante, ancora poco conosciuto ma dalle immense risorse e potenzialità.

A far da monito per tutti noi, affinché diamo corpo ad una vera riconversione ecologica oltre al grande e planetario contagio  da Coronavirus, i cui legami con il cambiamenti sono oggetto di diversi studi scientifici, c’è il recente disastro ecologico russo, che ha visto lo sversamento di tonnellate di gasolio in un fiume della Siberia. Secondo la stampa locale, i pilastri di una centrale elettrica siberiana sono crollati provocando lo sversamento di gasolio nell’ambiente circostante circostante. Tale disastro ecologico, che secondo gli ambientalisti, ha pochi paragoni nella storia, è stata causata dallo scioglimento del Permafrost che ricopre quelle zone, perciò il riscaldamento climatico stesso ha provocato un disastro ecologico, che avrà effetti ancora non calcolabili.

Ma le catastrofi naturali ormai si susseguo ad un ritmo quasi giornaliero, se pensiamo all’invasione delle locuste in Kenya, gli incendi di qualche mese fa in Australia, solo per citarne alcune. Ma anche restando vicino a casa ricordiamo tutte le alluvioni e periodi di siccità che affliggono i paesi mediterranei.

Il nostro pianeta, quindi, ci sta inviando una serie di segnali inequivocabili, che lo fanno apparire stanco e affranto da uno sviluppo umano sfrenato e irrispettoso. Ora tocca a noi, ascoltarlo e curarlo, così da garantire la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi, uomo compreso, che sono parte di un unico grande pianeta: la nostra terra.