Di Giovanna Cataldo e Federica Finore
Chi è Myke? Myke è convinto che mangiare bene faccia stare meglio, che si debbano utilizzare solo ingredienti di qualità e seguire le stagioni nella loro scelta… ma anche ricercare le migliori tecniche di preparazione, per innovare.
Una filosofia che si rispecchia nel menu che ha ideato e nell’ambiente che ha creato per soddisfare le esigenze dei suoi clienti.
Myke – acronimo di “My Kitchen Experience” – è un ristorante di Milano che si pone come alternativa gustosa e salutare alla comune pausa pranzo.
Ci siamo seduti a tavola con Giorgio Pucci, manager e imprenditore, che si è buttato in quest’avventura insieme al socio Fabio Pallaro.
Com’è nata l’idea dietro Myke? Volevate fare impresa, oppure è capitato?
“In realtà un po’ un misto delle due cose. Io e Fabio ci siamo conosciuti al lavoro. Uscendo a pranzo ogni giorno, da dipendenti, abbiamo sempre pensato che a Milano mancasse un certo tipo di proposta per la pausa pranzo dedicata agli uffici. In tantissime zone di Milano a pranzo si è costretti a scegliere tra il classico bar, sicuramente veloce, ma che spesso non offre piatti sani e nutrizionalmente equilibrati, oppure il ristorante tipicamente serale solo adattato alla pausa pranzo. Questa seconda alternativa spesso non è molto veloce, leggera, e neanche molto economica.
L’idea alla base di Myke è semplice. Volevamo creare qualcosa che fosse veloce, economico, buono e sano!
La passione per fare impresa c’era già da parte di entrambi, per cui abbiamo deciso di metterci in gioco: creare una formula che andasse bene per il pranzo e fosse distintiva e riconoscibile su queste quattro dimensioni.”
Il consumatore oggi è molto più cosciente su cibo, ingredienti, filiera, anche grazie all’attenzione dedicata alla cucina da molti programmi televisivi…
“E’ verissimo. Il consumatore è sempre più attento a mangiare in maniera sana e vuole sapere
Avete creato il brand Myke. Come si fa a costruire un brand che sia riconoscibile nel contesto milanese, ma che allo stesso tempo possa essere replicabile in altri posti?
“Fin dall’inizio volevamo un brand che potesse avere un respiro internazionale. Questo per due motivi: il primo è che siamo nati con l’idea e con il sogno dell’espansione oltre i confini
Myke è l’acronimo di “My Kitchen Experience” e questo è il nostro locale: si ha l’impressione di essere all’interno di una cucina, con tutti i suoi elementi tipici: il tavolo in marmo, gli ingredienti esposti, i cuochi che cucinano a vista. Allo stesso tempo Myke è un personaggio, ed è lui a parlare in prima persona quando comunichiamo. Attraverso il nostro logo cerchiamo anche di comunicare la nostra anima “Street Food”; come colore abbiamo scelto il verde per evidenziare la nostra parte naturale e sana.”
A proposito di cuochi… Com’è avvenuta la costruzione del team, e in particolare la parte di selezione?
“Abbiamo cercato persone che condividessero la nostra visione e si appassionassero al progetto. Cerchiamo di conquistarli con l’idea di Myke. L’idea che non stanno lavorando semplicemente in un ristorante ma partecipando alla creazione di un concept che aspira a diventare qualcosa di più, una catena.
Cerchiamo persone in grado di immaginare nuovi prodotti e nuovi processi, che vadano oltre la cucina classica e le metodologie di lavoro più tradizionali. Siamo anche attenti alle soft skills: nella nostra cucina non si urla, vogliamo che ci sia sempre un clima positivo, di divertimento. Siamo una cucina a vista, il cliente vede cosa succede “dietro le quinte”!
Nella fase di selezione ci siamo fatti aiutare da un consulente chef e abbiamo cercato i componenti del team tramite annunci su internet. Al momento abbiamo un team di 6 persone.”
Vi è servita l’esperienza accumulata durante la vostra carriera? La formazione quanto conta?
“Nel mio caso posso dire che quello che ho imparato nel corso della mia carriera in consulenza e in azienda è stato ed è utilissimo. Non esiste però una formula giusta, o il momento giusto per iniziare a fare impresa. Tante storie di successo ci mostrano che si può iniziare a fare gli imprenditori anche senza una pregressa esperienza aziendale alle spalle”
In questo senso avete anche vinto un bando della Regione Lombardia per i giovani imprenditori.
“Sì abbiamo avuto accesso ad un bando per le imprese fondate da giovani under 35. La ricerca del capitale è sicuramente uno dei punti critici di chi inizia a fare impresa. Non è facile in Italia accedere al credito se sei una startup. Questo è uno dei tanti problemi strutturali (insieme al costo del lavoro e a tanti altri) che purtroppo rallenta le startup italiane.”
Quali sono gli step futuri per Myke?
“Cercheremo sicuramente l’espansione. Tutto quello che facciamo da Myke è pensato per essere replicabile su scala più grande. Quindi abbiamo sicuramente in mente di crescere. Per adesso abbiamo cominciato estendendo il concept: siamo partiti dalla pausa pranzo di qualità, e poi abbiamo allargato il nostro raggio d’azione al concetto di “pausa cena”, una cena informale, gustosa e leggera che ha come punto forte il nostro street food cotto a bassa temperatura. Vorremmo diventare una vera alternativa al cucinare a casa, o a prendere il cibo d’asporto. Per adesso il pubblico ci apprezza e questo ci fa pensare che possiamo crescere ancora. Una delle nostre grandi soddisfazioni al momento è l’altissima fedeltà dei clienti, sia a pranzo che a cena.
Myke piace, siamo riusciti a comunicare correttamente il nostro messaggio.”