Il mondo degli esports cresce a tutta velocità nel mondo, ma non si può dire lo stesso per l’Italia dove la crescita viene rallentata da vuoti normativi. Qualcosa, però, sembra cambiare anche grazie al convegno “Criticità e potenzialità degli esports in Italia” organizzato in Parlamento dal Movimento 5 Stelle e dall’Osservatorio Italiano Esports (OIES). L’8 e il 9 maggio scorsi, in due giornate storiche, si è discusso delle opportunità e delle sfide che il mondo degli Esports ha da offrire al nostro territorio. La convention ha, inoltre, posto le basi per un obiettivo ambizioso: la creazione del white paper in cui raccogliere le informazioni ed elencare le criticità del settore in Italia con le proposte risolutive per migliorarlo. La redazione del White Paper concede agli operatori del settore di poter far sentire la propria voce direttamente ai parlamentari, i quali potranno poi avviare gli iter necessari per legiferare in tal senso. L’Osservatorio Italiano Esports, fondato da Luigi Caputo ad aprile del 2020, ha lo scopo di diventare un punto di incontro per le aziende e i professionisti che hanno interesse a investire in questo mercato. Oltre alle opportunità di business, si fanno infatti promotori della cultura gaming in Italia. Proprio Luigi Caputo ci spiega le caratteristiche dell’OIES, ma anche questo ragguardevole traguardo e le prospettive future.
Cos’è l’Osservatorio Italiano Esports e quali sono i servizi che offrite?
«L’osservatorio italiano esports nasce ad aprile 2020, in piena pandemia. Prima ci occupavamo principalmente di sport marketing tradizionale, poi a causa delle restrizioni lo sport si è fermato e abbiamo visto negli esports un canale di crescita. È stata una scommessa che abbiamo vinto, infatti siamo un punto di riferimento nazionale per tutte le realtà che operano in questo settore. L’OIES è un ente B2B, quindi si riferisce alle società e al business che può nascere tra di loro. In questi anni ci siamo tolti tante soddisfazioni, abbiamo creato l’evento business di riferimento in Italia, ovvero ESPO game, e portato per la prima volta in Parlamento il mondo degli esport».
L’8 e il 9 maggio sono stati a tutti gli effetti due giornate storiche. Quali sono le sfide e le opportunità di questo settore? Inoltre, parlateci del white Paper, in cosa consiste?
«L’8 e il 9 abbiamo organizzato la prima storica convention sugli esport in Italia, alla Camera dei deputati. È stata un’occasione di incontro che abbiamo organizzato insieme al Movimento 5 Stelle che ci ha permesso di varcare le porte del Parlamento. In Italia non c’è una regolamentazione che consente agli operatori del settore di poter organizzare tornei, competizioni in maniera chiara, con delle regole stabilite. Non essendoci delle norme ad hoc, si adattano da altri settori varie leggi che, ovviamente, sono poco attinenti con il mondo dei videogiochi. Attraverso questa convention abbiamo portato gli esports a essere riconosciuti come settore, quindi a far comprendere alle istituzioni che esiste un universo economico che gira intorno al gaming.
Esiste una cultura positiva dei videogiochi, spesso sui giornali leggiamo gli aspetti avversi legati agli stereotipi. Riconoscere queste potenzialità significa darci una voce e permetterci di esistere al pari degli altri sport. Dalla convention, a cui hanno partecipato una selezione di operatori del settore, nascerà il White Paper degli esports e del gaming. Questo è un altro traguardo storico che raggiungeremo noi dell’osservatorio.
Insomma, presenteremo alcune proposte inserite nel White Paper tra settembre e l’inizio di ottobre con un nuovo evento, sempre alla camera».
Come vedi il mondo degli eSport in futuro? L’Italia ha ancora molto da apprendere rispetto ad altri paesi che operano da tempo in questo settore?
«Secondo me il problema è generazionale, ed il discorso molto più ampio. La tecnologia si è evoluta così velocemente che si è creata una disparità incredibile tra la generazione Z e quella dei propri genitori. Nella storia dell’umanità non c’è mai stata un’accelerazione così potente della tecnologia. Quello che si riscontra in Italia è che sono soprattutto i genitori a non riuscire a comprendere il mondo del gaming, perché proprio non ne hanno la capacità di tipo esperienziale. La narrazione si può cambiare solo migliorando il dialogo generazionale tra genitori e figli e conferendo visibilità al mondo degli esports».
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni