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Elliot Page, come si racconta un coming out

È la sera – ora italiana – del 1 dicembre quando Elliot Page pubblica un annuncio sui principali social network: l’attore candidato all’Oscar, noto per essere parte di produzioni come Juno, Inception e, più recentemente, la serie originale Netflix The Umbrella Academy ha fatto coming out come transgender.

Nel comunicato, il primo paragrafo specifica da subito la sua preferenza per i pronomi, d’ora in poi infatti ci si potrà riferire a Elliot usando “he/they“, ossia pronomi maschili e neutri. Il testo cerca di sensibilizzare sulle violenze e le discriminazioni che la comunità trans subisce ogni giorno e in ogni parte del mondo, oltre ad essere pregno di commovente realizzazione.

Realizzazione che è chiaramente frutto di un lungo processo di accettazione di sé, iniziato già da qualche anno dopo il primo coming out pubblico come persona appartenente alla comunità LGBTQA+ e proseguito grazie – a suo dire – alla grande mobilitazione della comunità transgender dell’ultimo periodo che, forte delle campagne d’informazione e le iniziative social che li hanno visti coinvolti, sono riusciti ad avere grande diffusione su diverse piattaforme (basta pensare al successo del documentario Disclosure su Netflix, che parla proprio della presenza mediatica delle celebrità transgender).

Tuttavia, la stampa – e in particolare la stampa italiana, che già mostra di essere molti indietro per l’approccio al linguaggio inclusivo e alla trattazione di temi recenti con la giusta sensibilità – ha dimostrato ancora una volta di aver bisogno di linee guida imperative per trattare di questi temi. Diverse testate si sono riferite a Elliot usando il suo nome precedente, o il sesso in cui non si riconosce, creando molta indignazione nella comunità, che tramite siti e associazioni quali GLAAD cerca sempre di comunicare il modo più appropriato con cui trattare queste tematiche.

La domanda, quindi, sorge lecita: come si racconta il coming out di una persona transgender?

È presto detto, ci sono poche regole e semplici e la maggior parte delle testate straniere sta imparando a utilizzarle:

Queste sono solo alcune, ma certamente le linee guida più importanti della comunità per trattare le storie di coming out. Per noi cisgender (persone che si riconoscono nel genere in cui sono nate) sembrerà magari una piccolezza, ma il nostro privilegio non deve toglierci la possibilità di far sentire sempre più inclusi tutti coloro che appartengono alla comunità LGBT+, il nostro dovere è sfruttare la nostra voce come amplificatore per chi non gode dello stesso riconoscimento di diritti nella società contemporanea.

La notizia di Elliot Page ha immediatamente fatto il giro del mondo, in una giornata particolarmente triste soprattutto per la comunità trangender in Gran Bretagna, dove si discute della impossibilità per chi non abbia compiuto 16 anni di accedere alle terapie ormonali (reversibili).
L’annuncio ha immediatamente trovato il supporto del mondo, i colleghi dell’attore hanno subito espresso entusiasmo e solidarietà, come anche gli account dedicati alla serie The Umbrella Academy e l’account di Netflix stesso (che ha subito modificato il nome nell’elenco del cast sulla sua piattaforma).

La vera commozione, tuttavia, è stata assistere ai numerosi messaggi di giovani transgender, out o meno, che si sono sentiti coinvolti e ispirati nell’assistere a una tale rappresentazione positiva e serena del coming out di una personalità rilevante come Elliot, il cui attivismo è sempre stato di grande ispirazione per tuttɜ.

Sembra poco, ma basta realmente quel poco per creare un mondo più sereno e inclusivo intorno a noi. E saranno anche piccoli passi, ma sono notizie positive come questa che fanno apparire il traguardo sempre più vicino.

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