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Effetto COVID, com’è cambiata la percezione dello sport

Two football players in modern interior fighting for the ball

Il coronavirus ha cambiato lo stile di vita della maggior parte della popolazione mondiale, entrando nella quotidianità di ognuno di noi e stravolgendola in maniera quasi irreversibile. Le misure attuate per tutelare la salute della popolazione sono state restrittive e hanno obbligato molti di noi al cosiddetto “distanziamento sociale”, non consentendo più la normale interazione tra soggetti ma obbligandoci tutti ad una limitazione dei rapporti sociali.

Tra le tante attività investite dalla pandemia, lo sport è uno degli ambiti più colpiti e più mutati, sia nella sua organizzazione che nella sua realizzazione.

Difatti, nonostante le notevoli difficoltà a cui la popolazione è andata incontro, il lockdown ha incoraggiato lo svolgimento di attività fisica, causando un aumento di soggetti che hanno praticato attività sportiva dentro le proprie mura di casa. Questo fenomeno è da attribuire principalmente al bisogno e necessità che ha l’essere umano del “movimento quotidiano”, con cui possiamo intendere sia la vera e propria attività motoria, sia la routine di ognuno di noi. Il bisogno di movimento ha fatto sì che chi praticasse già sport fuori dalla propria abituazione abbia dovuto adeguare le proprie abitudini a questo, seppur provvisorio, stile di vita, trovando così metodi più congeniali e meno comuni per continuare a praticare sport. Allo stesso modo, l’altra fetta della popolazione meno attiva e più sedentaria si è avvicinata al mondo dello sport, attraverso mezzi già in suo possesso o tramite l’utilizzo dell’e-commerce, che ha permesso l’acquisto del materiale necessario per fare sport “casalingo”.

Garmin, tra le aziende leader nel settore dell’elettronica e nella produzione di smartwatch, ha effettuato un report, tra i propri consumatori, dei dati concernenti le tendenze relative all’attività fisica dall’inizio della quarantena, prendendo in esame diverse discipline sportive in diversi Paesi colpiti dal coronavirus. L’analisi dei dati mostra come la pratica di determinati sport abbia subito un notevole incremento: prendendo ad esempio il caso Italia, il ciclismo indoor ha subito un incremento del 309%, approfittando di trainer interattivi o videochiamate tra amici. Stessa sorte è toccata ad attività quali fitness, che ha subito un incremento della pratica del 105%, aiutato dal fatto che risulta facilmente praticabile a casa, da soli o in compagnia, anche attraverso l’utilizzo di videochiamate tra amici o dirette sui social. Il running, al contrario, ha inevitabilmente avuto una diminuzione considerevole, ma a maggior ragione si è cercato di trovare metodi alternativi, attraverso tapis roulant o tramite soluzioni tanto geniali quanto bizzarre: emblematico risulta il caso dell’atleta Gianluca Di Meo, vincitore della 150 chilometri di Rovaniemi nel 2017, che è riuscito nel suo obiettivo di correre 100 km esclusivamente sul balcone della propria abitazione.

Il brusco cambiamento che ha invaso le attività sportive dei cosiddetti “amatori” ha colpito anche le discipline agonistiche, sospese per un periodo indefinito e costrette a fronteggiare conseguenze economiche notevoli. 

Sotto questo punto di vista, per ovviare all’esigenza di incentivare questo tipo di attività, l’industria sportiva ha intelligentemente approfittato della pandemia, sviluppando metodi alternativi per vivere in maniera similare la fruizione dello sport quale spettacolo ed intrattenimento. In un periodo in cui eventi di portata mondiale quali Olimpiadi ed Europei di calcio sono stati sospesi e rinviati al prossimo anno, sport come il basket e il calcio hanno tentato di risolvere temporaneamente il problema economico-sociale del lockdown attraverso il contributo delle singole società sportive, le quali, di comune accordo con le squadre avversarie, hanno organizzato partite simulate su console, gratuitamente fruibili tramite dirette Facebook e Instagram. Questa mossa ha permesso sia di mantenere, seppur limitatamente, un certo contatto con la quotidianità del periodo antecedente alla quarantena, sia ha contribuito a favorire la ripresa delle singole società e federazioni sportive, pesantemente colpite ed indebolite economicamente, come altri settori, dalla pandemia.

In aggiunta, discipline come la Formula 1, hanno fronteggiato l’emergenza sanitaria organizzando una vera e propria competizione sportiva online chiamata F1 Esport Virtual Gran Prix Series, sviluppata sulla base del gioco per console F1 2019 già esistente. Hanno partecipato alla competizione sei dei venti piloti regolarmente iscritti al campionato mondiale di Formula 1 2020 ed è stato il primo vero passo per incentivare il trait d’union tra lo sport live e lo sport virtuale: difatti la diretta ha ottenuto 1,3 milioni di visualizzazioni nelle prime ore, trasmessa attraverso i canali ufficiali della Formula 1, quali YouTube, Twitch e Facebook, ed è stata organizzata sulla base dei Gran Premio di cui si compone l’intero campionato, caratterizzati quindi, sia dalla parte riguardante le qualificazioni che la vera e propria gara.

Questo è stato solo un esempio di come le competizioni sportive tradizionali possano essere riviste e possano reiventarsi e creare un tipo di intrattenimento molto più distante dalla vicinanza al singolo atleta ma di gran lungo più inclusivo per il tifoso, il quale può sentirti parte integrante dell’evento sportivo e può fruirne in qualsiasi momento. Se lo streaming e il mondo virtuale stanno entrando di straforo sulla maggior parte degli ambiti della vita quotidiana, non si può escludere che per lo sport, e per la sua pratica, la strada sia ancora in salita e il salto dall’attività sportiva in luoghi preposti a essa allo sport in ogni momento e in qualsiasi spazio risulta ancora macchinoso e sperimentale. 

Nonostante le problematiche emerse, però, va elogiata la volontà e la ricerca di tante altre possibilità per incentivare lo sport anche a distanza, in un periodo in cui lo stare insieme è venuto a mancare ma il bisogno di sentirsi uniti è più vivo che mai.


Articolo già pubblicato sul Quotidiano del Sud – l’Altravoce dei Ventenni 07/09/2020

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