Venti Blog

E se tornassimo a camminare con Zenone?

Le accoglienti coste tirreniche dal clima mite e dalla ampia varietà del paesaggio della provincia di Salerno, ancor prima di attrarre vacanzieri desiderosi di tuffarsi tra spiagge da cartolina, passeggiare per borghi storici e degustare la famosa mozzarella di bufala, attirarono l’attenzione della popolazione della polis di Sibari già qualche migliaio di anni fa. Nel VII Secolo a.C. infatti, viaggiatori provenienti dai primi insediamenti Greci del Mar Ionio si stabilirono alla foce del fiume Sele, per formare la prima colonia tirrenica che prenderà il nome di Poseidonia. Crocevia di merci, mercanti ed idee provenienti dagli angoli più disparati del Mediterraneo, l’odierna Paestum in modo inconsapevole è divenuta culla della cultura mediterranea ed occidentale tout court.

A testimonianza della fervente attività culturale dell’area intorno al 500 a.C., il bellissimo museo archeologico di Paestum raccoglie reperti dal grande valore storico come pezzi unici di arte figurativa dell’epoca, ne è un esempio la celebre Tomba del tuffatore.

Il sito archeologico, esteso per 120 ettari e immerso in un’ampia area verde, è dominato dai Templi di Hera, Nettuno ed Atena, strutture che hanno resistito al peso dei secoli. Non solo, il tempo non ha scalfito nemmeno un altro lascito della cultura della Magna Grecia: il pensiero della scuola eleatica, con Parmenide prima e Zenone poi.

Parmenide, nativo di Elea (oggi Velia, cittadina a pochi chilometri da Paestum), fu filosofo, legislatore e uomo politico di rilievo; considerato da tutti come il padre dell’ontologia, la branca della filosofia che studia l’Essere. Non solo, le sue intuizioni e il ragionamento da lui tessuto intorno alla definizione di concetti astratti furono alla base della logica Aristotelica. Abbiamo tutti sentito almeno una volta la locuzione “l’essere è e non può non essere”, e abbiamo tutti mostrato un’espressione un po’ perplessa sincerandoci di aver capito bene. Anche i seguaci contemporanei a Parmenide riconobbero la grande validità delle sue tesi, ma anche la loro scarsa fruibilità da parte del pubblico mainstream dell’epoca.

Per tal motivo, Zenone di Elea, concittadino di Parmenide e suo allievo, si è impegnato per gran parte della sua vita a difendere le tesi del suo maestro attraverso nuove tecniche interlocutorie. La sua più grande eredità, pur non avendo contribuito significativamente a nuovi schemi filosofici, la si trova sul piano della comunicazione e della logica.

Zenone infatti ha controbattuto pitagorici ed eraclitei (le due scuole più critiche verso il pensiero di Parmenide) tramite due pietre angolari del pensiero: il ragionamento per assurdo, ancora oggi usato in diversi valenza, dalla ricerca scentifica alla dialettica quotidiana; ed i celebri paradossi, usati per confutare le tesi degli oppositori. A tal riguardo, quelli della tartaruga e della freccia sono dei veri e propri blockbuster filosofici.

Dove oggi turisti cercano refrigerio all’ombra di un gazebo di un bar con vista scavi e negozi di souvenir, un tempo le discussioni sulle caratteristiche ontologiche della vita assumevano il fervore delle colluttazioni alle quali assistiamo oggi a seguito di un calcio di rigore non fischiato alla Nazionale di Calcio in una partita del mondiale. Parallelismi a parte, nonostante il divario di millenni e le differenze del caso, come è possibile che un tempo si riuscivano a cogliere aspetti che oggi sembriamo non esser più capaci di notare? La risposta è forse nell’uso del tempo?

I Greci, come i Romani avrebbero successivamente codificato, avevano già chiari i concetti e la differenza tra otium e negotium. L’otium non era accusato di essere spreco o colpa, e non era nemmeno riempito da stories social di matrimoni/divorzi di personaggi dello spettacolo e influencers. E forse questo aiutava il fluire delle cose in modo diverso.

Anche Zenone prima di diventare il creatore della logica dialettica e dei noti paradossi che ponevano dubbi esistenziali sull’apparente ragionevolezza dimostrando come spesso ciò che dovrebbe essere spesso non è, beh anche lui sarà stato un bambino. Avrà ricevuto un’educazione familiare rigida ma che lo ha posto subito in contatto diretto con il mondo esterno. Di certo avrà trascorso i pomeriggi insieme ad altri coetanei a giocare fuori casa, correndo, litigando e sbucciandosi le ginocchia per capire chi davvero potesse vincere tra lui e una tartaruga. E quando a sera, tornava a casa sicuramente la madre lo rimproverava per non essere stato puntuale abbastanza e per essersi fatto male, perché il rimprovero a Zenone serviva a riconoscere il pericolo, a capire quando fermarsi, a sapere cosa gli sarebbe successo se lui non avesse badato a se stesso.

Negli inverni dell’antica Elea ci saranno stati pomeriggi in cui il piccolo Zenone avrà condiviso stanze della casa insieme ali anziani della famiglia, ad ascoltare le loro storie, a conoscere la vita di chi lo ha preceduto ed è proprio in quei pomeriggi in cui non poteva giocare che Zenone ha imparato l’arte dell’ascolto, del rispetto verso la voce degli adulti, della conoscenza delle proprie radici, perché in quei pomeriggi apparentemente noiosi e lenti, lui stava invece scoprendo che la sua storia aveva camminato sulle gambe ormai stanche di chi gli stava seduto di fronte.

Nei giorni in cui nell’antica Elea si svolgeva il mercato nel foro, anche un bambino come Zenone partecipava alle compravendite delle donne della famiglia con i mercanti, perché quello che precedeva il denaro, era lo stabilire quanto quella merce valesse attraverso il dialogo, il compromesso, il confronto e l’abilità nello stabilire un prezzo di mercato che convenisse a chi stava spendendo e chi stava guadagnando. Tutti elementi che stabilivano la formazione dell’uomo che sarebbe diventato in futuro.

Zenone è uno dei più grandi filosofi presocratici, un uomo, un bambino, un saggio che è solo un esempio calzante per dimostrare come i tempi siano cambiati. Nonostante in passato ci fossero meno strumenti di svago per i piccoli, si riusciva ad avere una vita a contatto con il mondo reale fin da subito e si diventava adulti prima del dovuto. Lo stare a contatto con l’aria e la natura, la voglia di gareggiare, di scoprire, di conoscere sono elementi essenziali che stanno prendendo delle strade diverse, tutto passa attraverso le nuove tecnologie che nonostante talvolta siano provvidenziali, tendono ad isolare la persona, e si sa che l’uomo è un animale sociale, ce lo diceva Aristotele, non esiste crescita senza confronto, senza amalgama, senza commistione. Si stava meglio quando si stava peggio, probabilmente non c’è niente di più vero, almeno nella misura in cui stare peggio significasse fare merenda a casa dei propri nonni con pane, olio e zucchero. La vita non è mai stata più saporita!

___

Consigli di lettura: Storia della filosofia greca – I presocratici, Luciano De Crescenzo (1983)

Foto in copertina degli autori

Exit mobile version