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DIVERSITA’ DA PROTEGGERE: LE PMI

  di Marinella Amato

Dicembre, si sa, è il mese in cui si tirano le somme dell’anno che volge al termine, il mese delle riflessioni, il mese dei buoni propositi.
Per questo numero degli Appunti di economia, vogliamo uscire un po’ dal tradizionale articolo “didattico” che il nome stesso della rubrica promette, per abbracciare a pieno il nostro tema del mese e parlare di quanto l’Italia possa “essere buona”, nel senso di grande Paese dal punto di vista economico, visto che durante tutto l’anno tendiamo a lamentarci di tutto, un po’ per indole di popolo, un po’ per le circostanze economiche in cui il Paese, l’Europa, il mondo, versano attualmente.
Le piccole e medie imprese (PMI), di cui fanno parte anche le “microimprese”, cioè quelle con fino a 10 dipendenti ed un fatturato fino a 2 milioni di euro, sono le protagoniste assolute del tessuto economico italiano e hanno un ruolo economico fondamentale. Secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili, le PMI che operano nel nostro Paese sono circa 4,4 milioni nel settore industriale e in quello dei servizi (quelle di dimensioni maggiori, con almeno 250 dipendenti, sono soltanto 3500). Il valore aggiunto prodotto da queste imprese ammonta ad oltre 500 miliardi di euro, pari circa al 70% del totale. In termini di occupazione, il ruolo delle PMI è ancora più rilevante: degli oltre 17 milioni di addetti occupati nell’industria e nei servizi, più dell’80% lavora in imprese di piccola o media dimensione. Inoltre in uno studio OCSE dedicato alle PMI italiane si legge che queste hanno “un livello di produttività elevato per gli standard internazionali”, che il Paese ha in generale una “vocazione imprenditoriale” e che “quasi un quarto della forza lavoro è composta da imprenditori e le piccole imprese tendono ad essere giovani”, precisando tuttavia che le barriere di tipo normativo e fiscale restano alte.

In questo articolo non vogliamo parlare di un’impresa in particolare, di uno dei tanti fiori all’occhiello dell’imprenditorialità italiana, che (per fortuna) molto spesso riempiono le pagine dei periodici più noti, ma vogliamo soltanto cercare di capire quali sono i loro punti di forza e perché queste piccole realtà sono importanti per l’economia di un Paese.

Le PMI sopravvivono e prosperano per molte diverse ragioni:

Le PMI contribuiscono alle economie locali portando crescita ed innovazione alla comunità in cui si stabiliscono, aiutano a stimolare la crescita economica dando opportunità di lavoro alle persone che potrebbero non essere indicate per l’impiego in grandi aziende. Queste ultime spesso beneficiano della presenza delle piccole imprese nella stessa comunità locale poiché molte di esse spesso dipendono dalle piccole aziende per il completamento di varie funzioni di business attraverso l’outsourcing.
Quando i consumatori appoggiano le piccole imprese locali, stanno essenzialmente ridando denaro alla propria comunità locale.
Infine, cosa a cui spesso non si pensa, le piccole aziende possono diventare grandi, diffondere le buone idee nell’intera economia e creare molti posti di lavoro attraverso l’espansione.
Le piccole e medie imprese di oggi possono diventare le grandi imprese del domani, per questo vanno…no, non vogliamo usare la parola “tutelate” o “aiutate”, no, perché queste realtà non hanno bisogno di qualcuno che le tiri avanti, che faccia qualcosa per non farle cadere. Quello che vogliamo dire è che queste aziende non devono essere ostacolate, i piccoli imprenditori (nuovi o già esistenti che siano), necessitano soltanto di una burocrazia che non le stringa in una morsa letale, togliendo loro il respiro e di un sistema fiscale adeguato, che non li metta in condizione di non poter retribuire i propri dipendenti per dover assolvere a tutti gli obblighi fiscali.

 

 

 

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