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Diventare genitore è un diritto

Mi chiamo Martina e sono nata e cresciuta in una famiglia numerosa, ho due fratelli – impegnativi però dolci – e ho due genitori, una mamma e un papà, da cui ricevo da ventiquattro anni tanto amore.
La famiglia: che bella parola!
Un suono che sa di casa, otto lettere che pronunciate ad occhi chiusi rievocano il profumo caldo del pane appena sfornato.
Famiglia sinonimo di rifugio; porto di partenza e porto d’approdo.


La famiglia è il luogo in cui affondano le radici di ognuno di noi, dove si sviluppa la nostra personalità grazie al supporto morale e materiale dei nostri cari. Tant’è vero che, come recita l’art. 315 del codice civile, “Il figlio ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni. Il figlio ha diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti.” 
Pertanto, la famiglia non è esclusivamente la sede degli affetti – indispensabile al nostro vivere sereni – ma è soprattutto la scuola, la palestra, una sorta di gymnasium in cui si allena quotidianamente la personalità che, una volta “maturata”, ci invita a spiegare le ali ed uscire “belli e fatti” come rondini dal nido di pascoliana natura.
Il tema che sto per affrontare solleticherà la pancia di molti, specialmente di quelli un po’ – mi permetto – bigotti e che vivono con i paraocchi cercando ancora, nel 2019, di rinnegare una realtà sempre esistita.
Non voglio accennare ai diritti degli omosessuali, perseguire le battaglie di genere o tentare di convincervi che ognuno è libero di esprimere la propria sessualità a proprio piacimento.

Oggi voglio parlarvi di uomini e donne che amano uomini e donne e non donne e uomini e che vogliono – fisiologicamente, perché l’istinto di diventare genitore, checchè se ne dica, è insito nella natura di ogni essere umano – diventare genitori.
E allora voi potrete controbattere e dirmi che il sesso fra omossessuali è contro natura, è impuro: ma, scongiurando tabù e perbenismi, e allontanandoci dal fine riproduttivo che ci insegna la morale cristiana, quando mai il sesso è stato accostato al concetto di purezza? Ho sentito dire a molti coetanei o persone più grandi che immaginare due donne o due uomini a letto gli “fa schifo”. A me, vi dico la verità, fa schifo immaginare qualsiasi atto sessuale in sé per sé ma non per pudore o altro, ma perché trattasi di un atto talmente intimo fra due persone che non può che rimanere fra i soggetti interessati.

E allora superando il come si fa un figlio, cerchiamo di interrogarci su come si cresce un figlio, perché è facile diventare genitori, il difficile è farlo bene. Oggigiorno sono sempre più frequenti le nascite indesiderate, gli errori, gli stupri, e sovente i neonati diventano il frutto velenoso di un amore violento, di una notte di pazzie e crescono nell’abnegazione vivendo una vita di sofferenze.


L’ingrediente indispensabile per vivere una vita sana e felice, sebbene nessuna esistenza possa dirsi tout court scevra da sofferenze, è l’amore. E la prima sede in cui origina l’amore è il grembo che ci culla, lo sguardo compiaciuto di chi ci guarda incredulo avanzare i primi passi, le braccia di chi ci stringe e ci rialza quando cadiamo dalla bicicletta, il sorriso di chi ci rimbocca le coperte prima di andare a dormire, di chi ci accompagna il primo giorno di scuola e di chi, un po’ malinconico, ci vede andare via da casa.
Mamma e papà, Mamme e Papà, genitore 1 e 2: superiamo il concetto anacronistico della famiglia tradizionale.

La famiglia tradizionale non esiste più: esistono le famiglie in cui regna l’amore e quelle in cui no.
L’amore, però, non è conseguenza diretta dell’avere una mamma donna e un papà uomo, ma deriva dal fatto che da chi chiamo genitori io mi senta amata, rispettata, sospinta e incoraggiata a diventare una persona migliore. Piuttosto che abbandonare i bambini nei cassonetti, accettiamo che esistano esseri umani che possano ma ancor più importante vogliano salvare queste creature dalla strada, dallo sfruttamento e dagli orfanotrofi per dare loro amore e una famiglia vera e propria.
Nel nostro magico ordinamento, mai lacunoso e sempre troppo chiaro, ancora non è stata varata una legge che sancisca e tuteli concretamente e per chiunque il diritto alla famiglia.
E’ vero, tale diritto incontra un limite ormai non più invalicabile e meramente ideologico all’art. 2 Cost., garanzia costituzionale che tutela la famiglia tradizionale: invero, siamo ormai avvezzi al riconoscimento non solo delle convivenze di fatto ma anche dei c.d. “uniti civilmente” o più volgarmente “matrimoni gay”, lungi questi due istituti di recente introduzione assimilarsi alla originaria concezione di famiglia tradizionale. Siamo ormai quasi abituati ad accettare l’amore fra persone dello stesso sesso, mi chiedo quindi perché non riusciamo a concepire che questo amore di origine c.d. “gay” possa essere donato a dei bambini?
È vero, fa strano.
L’Italia ha sulle spalle il peso della morale cattolica, ma dopo un’attenta lettura delle Sacre Scritture, siamo davvero così sicuri che Gesù avrebbe denigrato il papà o la mamma gay? Fra i tanti ha perdonato Giuda, Pietro, non ha giudicato Maria Maddalena, ed infatti Papa Francesco, uomo di grande cultura e benevolenza, è il primo Papa mai esistito che professa un’apertura sulle tematiche riguardanti i diritti degli omosessuali.
Tutto per l’amore dei bambini.

Non si diventa più genitori per moda, i figli oggi si fanno solo se si vogliono e se si possono avere: essere genitore è un diritto ma è soprattutto una grande responsabilità e con tutti i metodi contraccettivi che esistono oggidì per evitare gravidanze indesiderate, si diventa genitori solo consapevolmente.
Quindi perché non riconoscere questa possibilità a tutti?

Il mio desiderio più grande, lo confesso, è quello di diventare un giorno una mamma, ed essendo eterosessuale so che prima o poi potrò avverare il mio sogno e partorire un bambino di cui, per la legge italiana, verrò riconosciuta madre naturale.
C’è chi poi, sempre eterosessuale però più sfortunato, impossibilitato a generare, potrà adottare un bambino e stringerlo fra le braccia grazie alla procreazione medicalmente assistita.
C’è chi, poi, perché “diverso”, ancora non può avere legalmente un bambino, e dovrà ricorrere a infimi e pericolosi escamotage, rischiando la vita propria o del figlio che nascerà. Siamo un popolo di teste dure, troppo difficili da levigare, e siamo soliti abbattere le barriere antropologiche con difficoltà.
E’ vero, non conosco bambini che siano nati e cresciuti in un rapporto fra genitori dello stesso sesso; ma ho amici con genitori separati che si sono riscoperti omosessuali e che non hanno mai rinnegato i loro familiari e soprattutto non si sono sentiti condizionati dall’orientamento sessuale dei propri cari. Io penso che non si può giudicare l’interesse del minore in dipendenza dal sesso dei propri genitori: l’interesse del minore si misura dall’amore che gli viene dato.
E dunque ancora oggi, noi italiani siamo indietro sulla questione adozione alle coppie omosessuali, con orientamenti contrastanti della Suprema Corte e della giurisprudenza nonché legislazione internazionale. Ma io ne sono certa: i tempi stanno cambiando, è l’inizio di una nuova era già iniziata e arriveremo anche noi, come sempre in ritardo, a riconoscere tutela agli omosessuali, perché il diritto alla famiglia è il diritto più bello che uno Stato può attribuire, garantire e scalfire in ogni cittadino eterosessuale, omosessuale o a qualsiasi orientamento egli appartenga. 

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