Didattica a distanza e didattica digitale integrata: cosa sta funzionando?

La crisi pandemica e la persistenza del coronavirus hanno causato la necessità di trovare soluzioni applicabili nel breve periodo per uno dei settori maggiormente colpito dalla pandemia come quello dell’istruzione, dove le linee imposte dalle Regioni per l’organizzazione della didattica sono state sin da subito tanto dure quanto inevitabili.

Dopo il DPCM del 3 novembre e l’introduzione delle tre aree, corrispondenti ai differenti livelli di criticità nelle Regioni del Paese, l’urgenza di sperimentare metodi per permettere il proseguimento del percorso scolastico ha permesso lo sviluppo e l’applicazione della didattica a distanza, con l’obiettivo principale di rispettare il distanziamento sociale senza precludere il proseguimento dell’attività scolastica. Il governo ha fin da subito sponsorizzato questa tipologia di didattica, cercando di renderla attuabile in un futuro prossimo come sistema alternativo ed estremamente smart di insegnamento scolastico.
Applicata principalmente alle scuole secondarie di primo e secondo grado, la didattica a distanza ha subito modifiche nel corso della sua messa in atto, culminate col passaggio alla didattica digitale integrata.  Regolata da linee guida emanate dal MIUR e definita come una importante “metodologia innovativa di insegnamento-apprendimento” con un “bilanciamento di attività sincrone e asincrone”, mira ad alternare la frequenza delle lezioni, permettendo di frequentare parte di esse in presenza, e la restante tramite piattaforme digitali. La ricerca frettolosa di una nuova tecnica di formazione scolastica ha fatto emergere vari dubbi sulla funzionalità e l’efficacia di questa tipologia di apprendimento e questi ultimi mesi hanno funto da banco di prova per testare lo sviluppo di questo metodo.

In relazione allo sviluppo della didattica da remoto, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE) ha pubblicato il 10 dicembre 2020 il “Report integrativo relativo all’indagine sulle pratiche didattiche durante il lockdown”, complementare alla precedente analisi effettuata la scorsa estate e basato sulle risposte fornite da circa 3.700 docenti italiani, interrogati sull’efficacia della didattica da remoto. Seppur il documento non possa rappresentare la totalità degli insegnanti, esso mostra dati fortemente influenzati dal sentimento comune derivante dall’improvvisa chiusura forzata delle scuole, ma allo stesso modo tenta di rappresentare e di sintetizzare vantaggi e svantaggi di uno strumento ancora in fase sperimentale. Dalla lettura dei dati si evince come, nel passaggio alla DAD, si sia prediletto l’utilizzo dei metodi informatici per praticare lezioni in video conferenza ed assegnare materiale di studio quale “compiti a casa”. Se parte del corpo docenti si è dimostrata entusiasta, accogliendo con positività i nuovi strumenti, la restante ha senza dubbio espresso perplessità sull’impossibilità di fornire, in un lasso di tempo così breve, tutti gli strumenti necessari su larga scala per l’applicazione della didattica da remoto.
La didattica a distanza deve infatti combattere contro una realtà scolastica ancora fortemente arretrata dal punto di vista tecnologico: alla data di chiusura delle scuole, il sistema scolastico non era pronto per gestire una situazione di tale portata e molte scuole erano sprovviste di una piattaforma digitale, rendendo così difficile instaurare nell’immediato un rapporto diretto tra insegnante ed alunno. L’impossibilità di frequentare le lezioni di presenza inficia, inoltre, sulla socialità del singolo e sull’interazione sia tra il docente e lo studente, sia tra gli studenti, andando a ledere una importante fonte di crescita personale quale la condivisione sociale, sia verticale ed orizzontale. Non vanno poi dimenticate le agevolazioni derivanti dall’utilizzo della DDI, relativamente all’attuazione del programma scolastico e alla semplificazione dell’organizzazione delle lezioni, senza contare la possibilità da parte del genitore di gestire il proprio figlio direttamente da casa, contribuendo a rafforzare le alleanze educative e coinvolgendo anche l’aspetto familiare all’interno dell’ambiente scolastico.
Come recentemente ha affermato il Prof. Luca Toselli, “la didattica a distanza funziona, se sai come usarla” e, nonostante i miglioramenti durante questo secondo periodo, la strada per l’apprendimento e la corretta applicazione della didattica da remoto sembra ancora lunga e non priva di intemperie. 

Già pubblicato su L’Altravoce dei Ventenni-Quotidiano del Sud 14/12/2020