Venti Blog

Dai locali più rinomati del mondo al cocktail bar zero waste di Cosenza

Francesco Vocaturo

Francesco Vocaturo

Francesco Vocaturo, il mixologist sostenibile tornato in Calabria

Quando si entra al Blackshed si resta subito colpiti dall’atmosfera, minimal, essenziale, senza confusione di persone e oggetti. Poi, si resta affascinati dalle parole di Francesco, che introduce ciascun cliente nel suo mondo, avviandolo in un percorso quasi di iniziazione nell’arte della mixology e più in generale nella sostenibilità, tra riciclo di materie prime e creazione minuziosa e scientifica dei drink. Perché Blackshed, il cocktail bar di Cosenza di Francesco Vocaturo, è un locale totalmente zero sprechi, in cui tutto è sostenibile: gli arredi, i sottobicchieri, le divise del personale e ovviamente i cocktails.

Francesco, trentasettenne originario di Bisignano (CS), era partito per l’Australia per un viaggio di piacere post-laurea ma, alla fine, all’estero è rimasto 10 anni, lavorando come mixologist nei principali cocktail bar di Londra, arrivando a gestire il Purl London e a occuparsi del training dei barman e della progettazione concettuale dei menu per la compagnia di resort 5* lusso One&Only, presente in tutti i continenti.  

Dopo innumerevoli viaggi per il mondo – testimoniati dalle foto esposte nel locale – e con un bagaglio enorme di conoscenze nell’arte della mixology, ha deciso di tornare in Calabria per realizzare il suo progetto e seguire la sua filosofia di vita, tra creatività, sostenibilità e alchimia nella realizzazione di drink, sciroppi ed essenze.


Cosa ti ha spinto a tornare in Italia e in Calabria soprattutto?

Sono stato spinto da diverse ragioni ma l’idea di ritornare a casa in Calabria non mi ha mai abbandonato nel corso di questi 10 anni vissuti all’ estero, poi la ragione principale è stata quella di dare forma al mio progetto, frutto di quasi 2 anni di lavoro, studio e ricerca.


Com’è stato il rientro da un punto di vista professionale?

Forse è ancora troppo presto per poter definire quella che sarà la mia crescita professionale, ma mi auguro sia tutta in salita, visto che è alla base delle tante motivazioni che mi hanno spinto ad avviare il mio progetto. La mia idea è trasmettere la mia visione del cocktail bar dopo l’esperienza maturata nel corso degli anni. Per lavorare con la mia attitudine ho pensato che l’unica strada da intraprendere era ritagliarmi uno spazio del tutto mio, dando forma cosi al Blackshed.


La filosofia del Blackshed è “creatività, riciclo e zero spreco”. Perche’ proprio questa filosofia e a cosa ti ispiri nel tuo lavoro?

Sono ormai diversi anni che si sente parlare di ecologia e della salvaguardia della biodiversità negli ecosistemi, per questo motivo il Blackshed è stato concepito con uno stile del tutto minimale e moderno, strutturato in un concetto di riciclo e riduzione di sprechi alimentari. Parte del progetto è stata fatta in materiale plastico riciclato e pellame di fibre di frutta ricavato dagli scarti delle raccolta delle ananas; ho cercato di dare un senso un po’ a tutto, anche i drink racchiudono questi concetti per quanto attiene alle tecniche di preparazione e al servizio. L’ispirazione di base è quella della semplicità, ovvero creare drink con pochi ingredienti cercando di esaltare i sapori. In parte è stata sicuramente dettata dalle mie esperienze lavorative all’estero, ma dall’altra parte rappresenta proprio la mia attitudine personale nello svolgere il lavoro del barman e seguire uno stile di vita in generale. Insomma, c’è tanto di personale all’interno di Blackshed.


Questa filosofia è molto sentita all’ estero e nelle grandi città italiane; a Cosenza è capita e apprezzata fino in fondo?

Negli ultimi anni non ho vissuto a pieno Cosenza ma penso che il tessuto sociale della città sia in costante crescita. Ovviamente non si può fare un confronto con contesti come Londra o Milano, ma penso che i presupposti per fare apprezzare questa filosofia siano buoni. Tutto può essere apprezzato e, perché no?, puo’ essere fonte di ispirazione per sperare in una vita migliore e più sana.


Cosa ti mancava quando eri all’estero e cosa ti manca ora che sei tornato?

Le cose che ti mancano quando si vive all’estero sono tante, il fatto di stare solo senza famiglia, senza le vere amicizie, perdere quella che era la quotidianità, la routine… Non rinnego nulla di quello che ho fatto, sostanzialmente si iniziano ad apprezzare le cose proprio quando vengono a mancare. Adesso che sono tornato, però, quello che mi manca di più sono i viaggi. 

Exit mobile version