Apple Watch, Google Glass, Fuelband di Nike sono solo alcuni esempi di Wearable Technology, la tecnologia indossabile, che negli ultimi anni sta prepotentemente entrando a far parte delle
Il 2014 è stato un anno importante per questo tipo di prodotti: a livello mondiale sono stati venduti circa 19 milioni di dispositivi, di cui più di 600 mila solo nel nostro paese. Dati che aumenteranno entro il 2018, quando l’IDC (International Data Corporation) stima che saranno offerti complessivamente circa 111,9 milioni di device, di cui quasi 3 milioni solo in Italia.
Ma, innanzitutto, qual è la definizione esatta di wearable technology?
L’IDC spiega: “Possono essere definiti wearable device tutti quei dispositivi indossabili con un microprocessore all’interno, dal semplice orologio digitale ai più sofisticati device full-body per la realtà aumentata. Per praticità, vengono però distinti tre tipi di wearable device, capaci di elaborare dati, di dialogare con uno smart connected device (PC, smartphone o tablet), se non addirittura di connettersi autonomamente in rete senza appoggiarsi ad altri device”.
Le tre categorie di wearable device sono:
Smart Wearables: device autonomi, capaci connettersi a internet e istallare app e software senza ricorrere ad altri dispositivi. Ne fanno parte i Google Glass o gli smartwatch dotati di SIM.
Smart Accessories: sono device con molte funzionalità ma meno autonomi dei primi. Per la connessione a internet o il download di app e software devono infatti connettersi a un altro dispositivo connesso a internet. Un esempio ne è l’Apple Watch.
Complex Accessories: sono device con ancor meno autonomia dei precedenti e ne sono esempi la maggior parte dei braccialetti per il fitness o per il controllo dell’attività sportiva.
Tra le ricerche sul tema, già lo scorso anno Onalytica aveva stilato la classifica “Wearable Technology – Top Brands, Products & Influencers”, mostrando, tra i risultati, come il settore fosse dominato da Google e, rispettivamente al secondo e terzo posto, da Samsung e Apple.
E qual è la situazione Italiana?
Per monitorare lo stato delle Tecnologie Indossabili nel nostro paese è stato fondato l’Osservatorio di Wearable Technology , che ha indicato come in Italia i wearable device siano applicati soprattutto nel settore medico (per il 47%) e del fitness (35%), seguiti dai settori del gaming (6%), della sicurezza (6%) e della domotica (6%).
Tra le invenzioni più particolari italiane troviamo il calzino hi-tech per i malati diabetici, l’esoscheletro a sostegno degli anziani o le tutine e le magliette per controllare i bambini nati prematuramente o affetti da aritmia cardiaca.
Ma come ben sappiamo i wearable device che spopolano tra i consumatori (che se li possono permettere, considerando che i prezzi applicati sono ancora elevati) sono soprattutto quelli che permettono per puro svago e curiosità di aumentare l’esperienza d’uso di un prodotto o di crearne altre nuove.
Tra i dispositivi indossabili che ci hanno incuriosito ce ne sono due in ambito musicale:
I Drumpants, lanciati l’anno scorso con un progetto su Kickstarter, che consistono in una fascia indossabile capace di rendere sonori pantaloni, magliette e scarpe, il cui slogan è
Wearable drum triggers: Make beats anywhere.
E Showpiece, una giacca musicale.
Ma la vera “chicca” è la maglietta “idrofobica” inventata dall’azienda australiana Threadsmiths, il cui tessuto, interamente in cotone, sfrutta la nanotecnologia ed evita che i liquidi aderiscano al tessuto, proteggendo così da acqua e sporco.
Chissà, forse nel futuro non esisteranno più le lavanderie. O meglio, chissà come si innoveranno anche loro.