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Da Nord a Sud:l’impegno civico dei giovani per salvare gli ospedali


Immediatamente al blocco totale e allo stato di emergenza nazionale causato dal covid-19, in ogni città, sono partite delle campagne di raccolta fondi per sopperire alla richiesta immediata e crescente di posti letto nelle unità di terapia intensiva degli ospedali di tutta Italia, di attrezzature per la ventilazione polmonare, e di dispositivi di protezione individuale per il personale medico.

La prima campagna di raccolta fondi è partita immediatamente al lock down dell’Italia, il 9 marzo 2020, grazie all’idea della coppia di giovani infuencers, composta dal rapper Fedez e dall’imprenditrice Chiara Ferragni. La loro popolarità e influenza, ha favorito la visualizzazione e condivisione del video in cui annunciavano la raccolta fondi sul sito “gofoundme”, che ha portato alla raccolta di un milione di euro in pochissime ore. Seppur ancora non direttamente colpiti dal virus, ma consapevoli dell’impreparazione e della disparità dalla sanità del nord, anche tutto il resto dell’Italia si è mobilitato per aiutare gli ospedali. Ancor prima che governatori, sindaci e politici regionali invocassero lo stato di emergenza e aiuti economici per la sanità, l’intraprendenza di molti giovani ha portato al nascere di raccolte fondi parallele per quasi ogni ospedale. La preoccupazione e il desiderio di aiutare sono state le molle che hanno spinto i giovani da tutta Italia a darsi da fare, per trovare soluzioni facili ed immediate, bypassando la burocrazia che rallenta e inceppa i finanziamenti. Queste raccolte fondi, partite quasi in sordina, grazie alla condivisione massiccia sui social che hanno fatto da cassa di risonanza e al passaparola generale nei gruppi di messaggistica sempre molto attivi in questo periodo, hanno permesso di raccogliere cifre consistenti in pochissimo tempo.

La raccolta di Mattia Carlon, un ragazzo di 26 anni, per l’ospedale di Venezia, ha ampiamente superato l’obbiettivo di 60 mila euro. I soldi sono già stati utilizzati per il primo consistente ordine di 1.400 mascherine FFP2 proveniente da un fornitore italiano e altri 20.000 pezzi tra mascherine FFP3, FFP2, chirurgiche e visiere per il personale sanitario, proveniente da un fornitore estero. Questa raccolta continua ad andare avanti, grazie alla generosità dei veneziani e di molti amanti della città lagunare.

Spostandoci ad ovest nel nord Italia, Eleonora Trombino, una ragazza torinese, ha creato personalmente una raccolta fondi perché non ne aveva trovato altre per la sua città. Grazie ai tanti benefattori che hanno aderito, ha raccolto 46.109 euro destinati agli ospedali di Torino, in primis all’ospedale Amedeo di Savoia, riferimento regionale per la diagnosi e la cura delle malattie infettive.

Nella capitale, la raccolta fondi è partita da studenti dell’università “La Sapienza”, la cui buona volontà nel promuovere la campagna di raccolta fondi sta continuando, poiché l’obiettivo prefissato dei 20.000 euro non è stato ancora raggiunto.

Per l’ospedale Cotugno di Napoli, Federica De Masi, una studentessa di medicina di 23 anni, ha promosso una raccolta che ha raggiunto la cifra record di 500.000 euro in soli 5 giorni. Attraverso la documentazione di foto e video su una pagina instagram dedicata si può vedere la nuova struttura pronta e accessibile dell’Ospedale Cotugno creata per questa emergenza, con nuovi posti letto e apparecchiature. Ma la corsa per donare è tutt’altro che terminata, come dimostrano le continue donazioni che arrivano da tutto il mondo, e a cui manca pochissimo per raggiungere l’obiettivo finale di 950.000 euro.

A sottolineare la verità del proverbio “l’unione fa la forza”, vi è un gruppo di ex compagni di scuola, che si sono uniti per collaborare, promuovere e coordinare le operazioni di raccolta fondi per l’Azienda Ospedaliera di Cosenza. In circa venti giorni, il team ha raccolto la cifra totale di 130.790 euro e già il 30 marzo scorso è stato disposto l’accreditamento nelle casse dell’azienda ospedaliera. Come riportato dalle numerose mail intercorse con il direttore, questi soldi sono destinati esclusivamente all’acquisto di materiale e apparecchiature mediche, attrezzature per le unità di terapia intensiva, dispositivi di protezione individuale, respiratori, e quant’altro si ritiene necessario per fronteggiare l’emergenza Covid.

A Messina, invece, continuano le donazioni per il Policlinico Universitario e per l’Ospedale Papardo, con l’obiettivo finale di 50.000. In base agli accordi presi dall’organizzatrice della raccolta Maria Grazia Sindoni, con i direttori degli ospedali, i soldi confluiranno in un apposito fondo della protezione civile, che provvederà all’acquisto dei materiali e dei dispositivi necessari.

Dal 9 marzo fino ad adesso, ciò che continua ad essere da spinta per vedere la luce in fondo al tunnel e che aiuta e motiva il lavoro di medici, infermieri e di tutto il personale sanitario, sono questi gesti di generosità che fanno capire di non essere lasciati soli a combattere questa terribile battaglia. Questi giovani da tutta Italia con intraprendenza, coraggio e l’ottimismo necessario, hanno diffuso lo slogan “insieme ce la faremo” nel modo migliore. La responsabilità e l’impegno civico, di cui spesso si accusa i giovani di essere carenti, sono invece emersi con grande vigore, attraverso atti concreti e documentati. Grazie alla collaborazione e alla solidarietà collettiva sono stati raggiunti obiettivi importanti e impensabili inizialmente. Infatti queste raccolte fondi hanno permesso di donare in modo semplice ed efficace, ed ognuno ha potuto fare la sua parte, a dimostrazione che anche il più piccolo gesto solidale, può fare la differenza. Poiché, per citare i versi di una famosa canzone, “si può dare di più, perché è dentro di noi, si può osare di più senza essere eroi”.


Articolo già pubblicato sul Quotidiano del Sud – l’Altravoce dei ventenni di lunedì 27/04/2020

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