Coronavirus: le misure a protezione dell’economia italiana

L’escalation di eventi degli ultimi giorni ha partorito, come sappiamo, una serie di atti governativi che, di colpo, hanno stravolto la vita di ognuno di noi per il lasso di tempo che – si spera – va fino al 3 Aprile. A risentirne in maniera indubbia però non sono esclusivamente le abitudini del singolo individuo, cui viene tolta la possibilità di mangiare fuori casa la pizza il sabato sera piuttosto che frequentare il centro commerciale di domenica pomeriggio (in fondo si tratta di 3 sabati e 3 domeniche); la grande sconfitta rischia di subirla l’intero tessuto economico italiano. La già fragile – perché è forte ancora l’eco della crisi del 2008 – economia italiana naufragherà secondo Standard & Poor’s nuovamente in recessione nel corso del 2020, con una contrazione del PIL dello 0,3%. Ancora peggiore la stima di Moody’s che prevede una decrescita dello 0,5% a causa del Covid-19. Questo però non deve stupire particolarmente poiché la chiusura o il blocco delle attività, anche per un arco temporale di 3 settimane, rischia di determinare una parziale paralisi dell’economia italiana.

Grande impatto mediatico e sensazionale ha avuto l’hashtag lanciato sulla rete #iorestoacasa, ma è necessario chiedersi anche chi risponderà di tutto ciò? Il black out dovuto al rischio contagio, che è l’unica misura da adottare in tempi ridottissimi, quanto costerà in termini di incassi per le singole attività, in termini di liquidità per le famiglie e che impatto può avere sul prodotto interno lordo nazionale? Ed ancora, qual è la risposta governativa a questa situazione pericolosa? Plurime e forti sono le richieste di aiuto verso l’esecutivo

Un’indagine FIPE (Federazione italiana pubblici esercizi) ha stimato una perdita di fatturato del 30% per quasi il 60% degli esercizi interessati, una perdita compresa tra il 10 ed il 30%, per il 30% delle attività, con una perdita media in termini di fatturato del 30%. Confesercenti stima una perdita legata ai consumi, entro giugno, di circa 4 miliardi di euro e poiché queste rilevazioni sono state effettuate precedentemente alla firma degli ultimi DPCM, lo scenario che ci si prospetta, quindi, non può che essere peggiore. Ulteriore benzina sul fuoco sono state le parole della presidente della BCE Christine Lagarde nella giornata di giovedì 12 Marzo, che non solo non ha annunciato alcun taglio dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale, ma ha addirittura dichiarato che la riduzione dell’ormai famoso, da anni, spread non è compito del banchiere centrale. Queste parole hanno determinato la peggior chiusura nella storia dal 1998 ad oggi della Borsa di Milano con un tonfo del 16,9% ed uno schizzo in avanti del differenziale a quota 251 punti, nella giornata di giovedì 12 marzo. Per mettere un riparo a questo evidente errore della Presidente Lagarde sono intervenute le parole della Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen che il 13 Marzo ha dichiarato la massima tolleranza da parte della Commissione per le spese effettuate dagli stati membri per porre rimedio all’emergenza coronavirus, escludendole dal deficit di bilancio.

Per fare un po’ di chiarezza in queste parole che possono sembrare dotate di tecnicismo proviamo a vedere nel dettaglio le misure adottate dal governo italiano con l’agognato, dai diversi soggetti economici, decreto Cura Italia del 16 marzo.

Un primo dato rilevante riguarda la portata della normativa che mette a disposizione dell’economia italiana 25 miliardi di euro ed attiva, di fatto, in base alle parole del presidente Conte, flussi finanziari per 350 miliardi. Ad accompagnare la firma del decreto è stata la promessa che questo prima intervento servirà unicamente a tamponare l’emergenza in corso, e nel mese di aprile avremo nuove misure che serviranno a rilanciare gli investimenti ed a ricostruire il tessuto economico nazionale.

Per quanto riguarda le misura adottate in concreto, in primo luogo sono stati sospesi tutti i versamenti e gli adempimenti sia fiscali che contributivi, previsti per lo stesso 16 marzo, con una differenziazione in ordine al fatturato di ciascun impresa o partita Iva. Le imprese con fatturato Iva 2019 inferiore a 2 milioni di euro e quelle operanti nel settore dello sport, arte cultura, ristorazione, trasporto, assistenza ed educazione usufruiscono della sospensione fino al 31 maggio 2020 dei suddetti versamenti, le grandi imprese, invece, godono di una traslazione molto leggera fino al 20 marzo. Sospesi sono anche gli adempimenti contributivi per lavoratori domestici in scadenza nel periodo tra il 23 febbraio ed 31 maggio. I versamenti sospesi, inoltre, potranno essere effettuati a partire da maggio anche in 5 rate. Per quanto riguarda invece gli adempimenti tributari, diversi da versamenti e ritenute da effettuare tra l’8 marzo ed il 31 maggio, il rinvio è al 30 giugno.

Altro punto importante, per quanto riguarda il sistema bancario, riguarda lo stanziamento di 500 milioni di euro per il fondo solidarietà mutui prima casa, e la previsione dell’estensione per 9 mesi anche a liberi professionisti e lavoratori autonomi che dimostrino di aver subito un calo del fatturato di almeno 1/3 rispetto all’ultimo trimestre.

Anche il fondo di garanzia per le PMI (piccole e medie imprese) risulta implementato di ulteriori 5 miliardi di euro.

Per quanto riguarda le famiglie, le misure riguardano i genitori lavoratori dipendenti con figli di età inferiore a 12 anni, per essi è prevista un’estensione del congedo parentale con indennità al 50% della retribuzione per 15 giorni. È stato, altresì, previsto un “bonus baby sitter” per massimo di 600 euro, estendibili a 1000 per gli operatori sanitari e gli operatori delle forze dell’ordine, misura questa necessaria per contravvenire ai problemi legati alla chiusura delle scuole ed all’impossibilità per alcune di categorie di lavoratori di poter badare ai figli.

Misure importantissime sono quelle adottate, giustamente, a sostegno dei lavoratori dipendenti. Ai datori di lavoro che riducono la loro attività a causa della situazione contingente è data facoltà di presentare la domanda per beneficiare del nuovo trattamento di cassa integrazione ordinario che sostituisce il trattamento ordinario di integrazione salariale e l’accesso all’assegno ordinario di solidarietà, a partire dal 23 febbraio per 9 settimane, sempre a partire dal 23 febbraio sono sospese le procedure di licenziamento. A partire dal mese di marzo sono estesi a 12 i giorni di permesso retribuito, e per i mesi di marzo ed aprile passano da 3 a 12 le giornate retribuite di cui beneficia chi usufruisce della legge 104. È stato istituito un ulteriore bonus di 100 euro per i soggetti che in questi due mesi continuano a lavorare in sede.

Per partite Iva attive alla data del 23 febbraio, Co.co.co., lavoratori agricoli, del settore dello spettacolo e del turismo è stato istituito un indennizzo pari a 600 euro per il mese di marzo.

Altri 3,5 miliardi sono stati destinati all’emergenza sanitaria, con la previsioni di assunzioni necessarie ed immediate, il potenziamento delle dotazioni di dispositivi medici come mascherine e guanti, la possibilità di assumere medici ed infermieri militari.

Ancora, è stato previsto un credito di imposta nella misura del 60% del canone di locazione sugli immobili da categoria C/1 per gli esercenti attività di impresa.

Non siamo capaci di dire se e quanto queste misure saranno efficaci per fare da tampone all’emorragia economica che rischia di scaturire dal Covid 19 ma sembrano sicuramente un buon punto di partenza per tentare di sopperire alle esigenze di tutti. Quel che appare certo è che ad emergenza finita, sperando che cessi al più presto, sarà necessario che tutta l’Italia metta in campo le sue energie e la sue forze migliori perché avremo nuovamente bisogno di uno sforzo collettivo per avviarci verso la crescita economica.