Il parere dell’esperta cognitivo-relazionale per vivere un rapporto sano e profondo con i nostri amici a 4 zampe
Il più delle volte i cani che vivono nelle nostre famiglie non hanno problemi, ma siamo noi a rinchiuderli in cliché che appartengono solo al nostro modo di vivere la società. Da educatrice che lavora con approccio cognitivo-relazionale, che si occupa dell’aspetto psicologico del nucleo familiare del cane, durante consulenze cerco sempre di far cadere questo muro: etichettare se stessi o/e il proprio cane. Alcuni esempi pratici sono: “il mio cane abbaia agli altri cani, è davvero aggressivo, quindi lo sculaccio”, o ancora “il mio cane vuole stare sempre in braccio, è viziato”, “mi fa i dispetti”.
Quante volte avete pensato almeno una di queste cose? La cattiva notizia è che queste sono proiezioni antropocentriche e ci si rivolge spesso al cane come se fosse un bambino “monello” non considerando che è un animale che appartiene a un’altra specie. La buona notizia è che le persone vanno aiutate a capire e c’è chi può farlo. Sono troppe le situazioni in cui siamo noi a mettere i nostri cani a disagio, o a non comprendere che vorrebbero essere tirati fuori da quella condizione: ci pregano in ogni modo, ma noi crediamo che “stiano facendo i cattivi”.
Vediamo quali potrebbero essere le situazioni più comuni e come poter interpretare i segnali di stress dei nostri cani.
- Cani che abbaiano a tutto il mondo: dietro l’abbaio ci sono dozzine di motivi, dalla paura alla frustrazione passando per la curiosità al segnalare qualcosa. Quando un cane, però, non riesce a godersi la vita possiamo parlare di uno stato nevrotico. Questo non vuole dire che abbiamo un cane pazzo, semplicemente ha trovato nell’abbaio un canale per abbassare il suo livello di stress e quindi lo generalizza e lo usa verso qualsiasi cosa che gli provochi un minimo di malessere. I consigli sono: non sgridatelo perché agireste negativamente su un’emozione; provate a diminuire gli stimoli e non a farlo immergere nel suo stesso incubo, per cui per un periodo evitate uscite nelle ore di punta o di frequentare posti affollati, fate qualcosa di bello insieme e, quando potete, nella natura, lavorate sul vostro stato emotivo. Più siete nervosi, meno il cane avrà modo di rilassarsi.
- Cani che non vogliono rimanere soli: se il vostro cane fa pipì quando lo lasciate solo in casa non vi sta facendo un dispetto. Se piange, distrugge oggetti, ulula, fa i bisogni e ha superato i 5-6 mesi, sta vivendo un disagio. Si fa presto a parlare di ansia da separazione, spesso però si tratta soltanto di creare il giusto equilibrio; in questo caso consiglio di fornire al cane, sin da cucciolo, una cosa molto semplice: la tranquillità. Come? Iniziate fin da subito a lasciare il cane da solo in casa, dapprima un’oretta aumentando man mano, fino ad arrivare ad un massimo di 4-5 ore. Non vi arrabbiate se quando tornate ha fatto pipì, deve abituarsi e – come prima – state “sgridando” un’emozione; la vostra uscita di casa deve essere un evento normale, ma non pretendete che stia zitto e buono se poi fa solo due passi: più vive dignitosamente, meno si stresserà.
- Il grande classico dei cani che tirano: un cane può tirare al guinzaglio perché è curioso del mondo o ha fatto poche esperienze, oppure non ha un ottimo rapporto con voi o ancora state usando male gli strumenti. Due consigli utili: per prima cosa chiedetevi sempre il perché, vi servirà in un eventuale percorso; non usate collari a strozzo e non ascoltate chi vi dice di strattonare. Il guinzaglio è innaturale per un cane e noi dobbiamo farglielo vivere al meglio possibile; usate pettorine ad H, sono comode e molto meno dannose del collare. Non tenete sempre il guinzaglio cortissimo, il cane ha bisogno di annusare. Il vero segreto è dare al cane tanta libertà: più avrà modo di esplorare assecondando la sua natura, prima troverete un compromesso per rispettare le leggi nella nostra giungla urbana.
- Area cani, paura e aggressività: c’è un fraintendimento per quanto riguarda le interazioni e la socializzazione. Può succedere che un cane abbia paura di interagire con i suoi conspecifici o che non ne abbia voglia. Se il vostro cane non fa che nascondersi sotto le panchine, dietro le vostre gambe e se potesse anche sotto terra, la cosa da fare è accoglierlo e capire che non si sta divertendo, alzare i tacchi e proporgli due passi su un prato o un’altra attività che vi piace fare insieme. Stessa cosa vale per i cani che litigano continuamente, anche qui possono esserci mille motivi dietro; ricordate che l’aggressività è una dote e non un difetto, il problema subentra nel momento in cui il cane aggredisce attivamente e sempre, arrivando quindi al morso per fare danno. Consiglio di indirizzare l’aggressività verso giochi che aiutino il cane a mostrare quegli schemi ad esempio predatori, però finalizzati in modo diverso (pensiamo alle trecce). Aggiungerei anche attività di attivazione mentale e propriocezione, che aiutano il cane a riflettere e rendersi conto del proprio corpo.
- Il mio cane mi ha morso: ultimo ma non per importanza, è il triste scenario in cui il cane morde il proprio referente. Prima di arrivare a quel punto il cane ha lanciato tanti segnali, ma spesso accade che le persone li ignorino. Tutto ciò rappresenta un grande fallimento nella relazione uomo-cane, perché vuol dire che non stiamo affatto ascoltando. Questo argomento merita una piccola lista nella lista:
- Non a tutti i cani piace essere toccati: se il vostro cane gira la testa dall’altro lato, si lecca il muso, ha una posizione non rilassata, guarda altrove mentre lo manipolate, dategli il suo spazio, non gli sta piacendo quello che fate.
- Attenzione ai bambini: i cani non sono giocattoli.
- Evitare mani nella ciotola, palline e giochi levati di bocca; è un comportamento prepotente. Consiglio invece di proporre uno scambio quando vogliamo che il nostro cane lasci un oggetto, di non scocciarlo mentre mangia, beve o dorme e di farsi aiutare da un educatore per quanto riguarda le nostre posture. Lo spazio in cui ci muoviamo è fondamentale nell’interazione con i cani.
Se iniziamo a porci come ascoltatori scopriremo un sacco di cose, prima su tutte: i nostri cani non hanno problemi, mai. E noi?
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni