“Cucina & media” suppongo sia un tema che tocchi il cuore, anzi la pancia di tutti voi. In questo periodo sembra un po’ come se vivessimo nel cartone “James e la pesca Gigante“ della Pixar, dove ad un certo punto un pesco rinsecchito del giardino fa un frutto di dimensioni spropositate. Sì, un paragone bizzarro ma al quanto reale, perché siamo in un’epoca dove tutto viene ingigantito altrimenti non siamo contenti.
Con questo articolo voglio esprimere tutto il mio disappunto per la cucina gourmet, o “novelle cousine” , con tutto che ho fatto il corso di cucina più all’avanguardia che c’è, ed è tra le cose di cui sono più fiera e felice di aver intrapreso.
Voglio raccontare, dal mio punto di vista, quanto il mondo sia cambiato a partire da una visione storica, culturale, e di conseguenza anche culinaria. Abitudini e sapori hanno stravolto ormai alcune delle cose più belle che ci siano: il cibo sano, i gusti tradizionali e, in particolare modo, i piatti della cultura italiana, quelli che io definisco “BBBuoni”, con tre “b”!
Dal canto suo, anche la televisione fornisce prove evidenti del dilagare di questa moda: se un tempo a parlare di cucina c’erano solo Antonellina Clerici con la Prova del Cuoco e Beppe Bigazzi con i suoi consigli su come cucinare il gatto, oggi non è difficile imbattersi in talent-cooking-reality-show di ogni genere. I cuochi sono diventati delle superstar e, oltre a condurre i rispettivi ristoranti, compaiono spesso e volentieri come intervistati, testimonial di campagne pubblicitarie e giudici di programmi tv.
Gli show dedicati al cibo si sono letteralmente moltiplicati.
Ormai c’è ovunque la parola “food”, con gente che stramazza al suolo perché Cracco e amici l’hanno crepato di mazzate con padelle e svariate cucchiarelle, o Bambini che si sentono Gesù cucinando oche e frittelle. ma io credo che la cucina vera sia altra, non quella di oggi. Da un paio d’anni a questa parte sembra che il nutrirsi, inteso nel suo senso più ampio e non solo, sia diventata un obbligo, altrimenti non si è di tendenza. E’ un pò come l’atto di immettere nell’organismo alimenti solidi e semisolidi. Il che pare ci piaccia molto più oggi rispetto a ieri.
Internet e i social network, Instagram in particolare, giocano un ruolo fondamentale in tutta la questione. Con uno smartphone sempre a portata di mano e il newsfeed pieno di foto di cibo, va da sé, che, prima o poi, ci si lascerà prendere la mano, soprattutto in un paese come l’Italia in cui, banale ma vero, l’atto di mangiare è sempre stato molto più che un semplice nutrirsi.
Credo che la vera cucina sia una cosa ben diversa da quello che è adesso. Ormai tutto è moda, anche una triste lattuga senza olio e sale.
Il vero cibo per me è quello preparato quando non si sapeva manco cosa fosse l’impastatrice o l’abbattitore. Beh, sì, perché all’epoca “la macchina” era la contadina o la nonna che impastava per ore e ore migliaia di fili di pasta all’uovo noncurante di tempo e fatica, per il piacere immenso di servire una tavola di amici, parenti, cani, gatti, oche, galline, maiali….. Quando mi insegnava a fare li gnocchi, Nonna diceva sempre che ai suoi tempi, quando c’era la guerra, lei e la famiglia facevano spesso gnocchi perchè la pasta non si trovava da comprare. Avendo i suoi zii un mulino, erano tra i più fortunati perché potevano prodursi pane e pasta da soli, quindi, naturalmente, niente uovo per questa versione, sono più leggeri, e BBB(buoni!) ma soprattutto economici!
Fatta questa premessa, voglio parlare di quello che la cucina mi sta regalando, cosa può essere, se vista con mille occhi diversi. In un piatto c’è sempre dietro una storia, un ricordo un sapore e sicuramente il colore di un emozione, l’emozione di quel tortellino che parla da sé, portandosi via una scia di brodo con riflessi di storie e poesia, cultura e passione di un popolo o di un paese in riva al mare.
Ogni ricetta racconta di una civiltà lontana o vicina, le sue invenzioni, i suoi gusti e l’amore di chi l’ha creata, pensata e poi realizzata.
Fellini diceva: “La vita è una combinazione di e magia e pasta!”; giocare con la cucina vuol dire, anche giocare con i luoghi comuni, con tradizioni che si sono poi dimostrate talmente forti da diventare un must per il cinema, l’arte e per il mondo intero, che ormai fa del cibo una filosofia e una questione di vita o…di morte! Per fortuna non siamo tutti uguali e al di là di quelli che non riescono ad andare oltre alla soddisfazione del post su Facebook c’è anche chi ha sviluppato un vivo interesse per il cibo e tutta la cultura ad esso relativa. Prova di ciò è anche la nascita di molte iniziative positive: Cortilia, per citarne una, è una sorta di mercato agricolo online per la vendita e la distribuzione di prodotti artigianali, che mette in contatto i consumatori con i piccoli produttori locali, offrendo agli ultimi la possibilità di vendere ogni giorno frutta e verdura online (e probabilmente sopravvivere senza essere mangiati dalle grandi catene) e ai primi di beneficiare di prodotti stagionali freschi e di qualità.
Parliamoci chiaro, un foodie (o amante del cibo, come preferite) che posta foto con hashtag #healthyfood #kmzero #bio e poi compra solo frutta di plastica al supermercato sotto casa fa un po’ ridere.
In ricordo di quello che era, ed è, la vera cucina tradizionale, presto inizierò a lasciarvi qualche ricetta che per me racconta la tradizione di una regione meravigliosa, quella della mia amata Calabria… siete curiosi? Bene, allora preparatevi e seguitemi in un “viaggio” di ricette che ci porteranno fino alla Città di Cosenza e nei suoi dintorni.
E come si dice a casa mia:
“Oggi du’n annu e vino di centanni”
(
Olio di un anno e vino di cent’anni”!)