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Cat cafè ed esigenze feline possono andare sulla stessa strada?

La diffusione di queste particolari caffetterie solleva alcuni interrogativi

I cat cafè, in giapponese neko cafè, (neko significa gatto) sono locali, in particolare caffetterie, in cui è possibile interagire con i gatti che vivono all’interno della struttura mentre si sorseggia un tè o un caffè. La storia di questi locali è molto recente: il primo neko cafè risale alla fine degli anni 90; vista l’originalità del progetto, negli anni successivi si è diffuso in varie regioni del Giappone e poi in Europa, inclusa l’Italia. A sentirlo così, potrebbe sembrare una cosa molto carina e non è detto che non lo sia: studi scientifici hanno provato che accarezzare i gatti ha un effetto positivo sugli ormoni dello stress, sulla nostra circolazione e in generale, per gli amanti di animali e soprattutto di felini, è un piacere anche soltanto poterli osservare mentre giocano o dormono. Dal punto di vista etologico, è giusto per i gatti? I neko cafè sono al centro di molte controversie da parte di associazioni animaliste che non ne vedono il senso e l’utilità, ma partiamo dal presupposto che in questi locali debbano esserci un minimo di regole: teoricamente, non sarebbe possibile fotografarli, toccarli senza il loro permesso e il numero di gatti che possono essere ospitati non dovrebbe superare i 5 esemplari. Non sappiamo se sia sempre così, quello che però è certo è che manca tutta una fetta di natura e ambiente esterno. E allora i gatti che moltissimi italiani hanno in casa e che non hanno mai messo piede fuori? Vale lo stesso discorso anche per loro.

Non è sbagliato che l’animale domestico, proprio come il cane, viva in casa, ma di certo dobbiamo rispettare alcune esigenze fondamentali degli animali: vivere in casa non vuol dire essere segregati in casa. Chi sono davvero i gatti e perché una convivenza forzata, senza mai uno spiraglio di divertimenti all’aperto, risulta una forzatura e non un rapporto mutualistico?

Il gatto domestico ha perso ben poco del suo antenato, cioè il gatto selvatico: la grossa differenza sta soprattutto nel mantello, ma le dissomiglianze tra il genoma del gatto domestico e quello selvatico sono modeste, per cui il comportamento del gatto odierno è rimasto quasi inalterato rispetto ai suoi antenati, ed è sbagliatissimo paragonare gatti e cani proprio per questo motivo. Il cane nasce come collaboratore dell’uomo, il gatto assolutamente no. Per cui no, non è più intelligente di altri animali perché non si presta molto all’addestramento e no, non si crede superiore a tutti gli altri (certo però è che l’espressione di certi gatti farebbero proprio pensare a questo): semplicemente il gatto non ha mai avuto bisogno di affiliarsi con l’uomo equesto aspetto non rientra nelle sue caratteristiche specie-specifiche.

I gatti quindi ci odiano? Certo che no, provano empatia ed emozioni e ognuno di loro ha un carattere diverso, per cui ci vogliono bene, ma sono estremamente legati alla disponibilità di risorse.

Cosa significa? Quando vediamo le colonie feline, stabilite principalmente su linea materna, dobbiamo capire che quelli non sono gruppi di amici, ma che ci sono gerarchie dinamiche: ciò vuol dire che a ognuno conviene estremamente la cooperazione tra di loro a scopi anche e soprattutto riproduttivi. Basti pensare che i maschi possono agire in due modi: saltellare da una colonia all’altra – di solito ne tengono in considerazione solo due – oppure vivere in una e riprodursi quando c’è possibilità. Il resto dell’organizzazione è principalmente matriarcale, ma non c’è un capo in senso stretto: i gatti seguono gli eventi, cambiano forma.

I gatti utilizzano i vocalizzi (e sono vari) soprattutto con gli esseri umani, per richiedere qualcosa; tra di loro invece usano, la maggior parte delle volte, la comunicazione olfattiva e la mimica facciale. Tornando ai neko cafè, una volta che anche i gatti più diffidenti hanno preso confidenza con i clienti umani, possono richiedere qualcosa, avvicinarsi, fare le fusa, ma questo non significa che abbiamo instaurato necessariamente un’amicizia. Stanno piuttosto cercando di stabilire un rapporto mutualistico di scambio di risorse di tipo alimentare o sociale. Questa vita li rende felici? Moltissimi esperti di comportamento felino hanno a che fare con problematiche comportamentali che riguardano noia e stress. Nei gatti va considerato il principio di selvatichezza, sono predatori, sono animali curiosi e amano arrampicarsi, scoprire: è possibile davvero stimolarli cognitivamente sempre e soltanto all’interno di 4 mura?


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni

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