Nella Legge di bilancio approvata il 30 dicembre non c’è il “bonus psicologo”, un provvedimento che sembrava aver messo d’accordo tutti e che, però, negli ultimi passaggi è stato stralciato.
Il bonus da 150 a 1600 euro avrebbe dovuto supportare le persone che hanno intenzione di iniziare un percorso di sostegno psicologico, un’ esigenza che in un periodo difficile come questo diventa sempre più pressante.
David Lazzari, Presidente dell’ordine Nazionale degli psicologi, dichiara infatti che ci sono state il 40% in più di richieste nell’ultimo anno, mentre il 30% di pazienti, sempre nell’ultimo anno, hanno dovuto interrompere le terapie per problemi economici.
Le maggiori richieste vengono dalla fascia di età 18-35 anni. Questo dato ci fa capire quanto questa misura sarebbe andata incontro alle esigenze di una fascia della popolazione che continua a pagare un prezzo alto da questa situazione pandemica, in termini di incertezza, paure, mancanza di opportunità e mancanza di relazioni.
In questo periodo si parla tanto di scuola, ma meno di quella fascia di età che è uscita dal suo guscio protettivo e che si trova in un mondo che non è pronto ad accoglierli e in cui non possono esprimersi pienamente con la loro energia ed il loro entusiasmo.
L’emendamento chiedeva la creazione di un “Fondo salute mentale” da 50 milioni di euro l’anno, diviso in due sussidi principali: un bonus “avviamento” finanziato con 15 milioni di euro e un bonus “sostegno”da 35 milioni di euro.
Quello del “Bonus psicologo” poteva essere un segnale di vicinanza delle Istituzioni ai cittadini che, se in una prima fase insieme alla sensazione di panico provavano grande senso di solidarietà e speranza, oggi sono spesso ostaggio di paure striscianti e rassegnazione.
Un atteggiamento miope che non coglie quanto, insieme alla cura del corpo, sia fondamentale la cura dell’animo che è motore di tutto il resto.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni