Venti Blog

Aspiranti magistrati: eroi silenziosi tra sogni e disagi

Palazzo di GIustizia- dal sito della Corte di Cassazione

Storiediemme racconta la vita di un concorsista tipo

Scenario apocalittico
Sono in macchina di rientro da tre ore d’inferno con le bambine a cui sto facendo da baby-sitter. Le strade di Roma alle 18:30, con la pioggia, sono impraticabili. Ferma nel traffico penso che, quando torno a casa, dovrei finire quel paragrafo, ma le bambine vogliono giocare a fare le cantanti e mi scoppia la testa. 
Squilla il telefono, è R.
Non mi dice nemmeno ciao. Sento solo cinque parole – c i n q u e – che mi fanno venire un improvviso mal di stomaco.
Mery, è uscito il bando.
Silenzio. 
Ok, arrivo
La telefonata più breve della storia, ma probabilmente la più eloquente di tutte. 

Presentazioni 
Bene, dopo questa intro da sceneggiatura da film horror da quattro soldi, mi presento: sono Emme, laureata in giurisprudenza nell’ormai lontano novembre 2016 e nella vita sono (rullo di tamburi) una concorsista.
Il mio status è difficile da spiegare a chi non è del “mestiere”, perciò, oggi, vi racconterò un po’ di cose per farvi conoscere questo mondo tragicomico fatto di bandi in Gazzetta Ufficiale, ansia, ricorrente istinto suicida (si scherza!), ma anche ideali e un pizzico di romanticismo. 

La scelta
La decisione che porta un neolaureato in giurisprudenza a diventare un’occhiaia vivente e un non- stipendiato-trasportatore-umano di quintali di libri nel percorso casa-biblioteca (A/R) è il frutto di esperienze e valutazioni differenti. 
Personalmente, due sono state le ragioni che mi hanno spinto ad intraprendere il mio percorso accademico e, qualche anno più tardi, la strada tortuosa del concorso in magistratura. Innanzitutto, il profondo senso di giustizia che ha sempre fatto parte del mio carattere, quell’indifferibile esigenza di esprimere la mia opinione – anche quando non richiesta – al verificarsi di situazioni inique e comportamenti scorretti. In secondo luogo, la terra nella quale sono nata e cresciuta e il maltrattamento che essa ha subìto, sotto ogni punto di vista, per mano della criminalità organizzata denominata Camorra. Alla fine del liceo, con l’entusiasmo dell’età che avevo, sebbene conoscessi a stento la differenza tra colpa e dolo, pensai che il mio destino fosse quello di diventare Procuratore Antimafia. Perseguire crimini camaleontici e, perché no, provare a distruggere quel tipo di forma mentis che rappresenta l’origine del problema sociale, prima ancora che criminale, dell’associazione mafiosa. Il sogno non è svanito, si è rafforzato anno dopo anno, nozione dopo nozione. È diventato passione. E la passione è diventata consapevolezza. Posso affermare con gioia di appartenere alla categoria di coloro i quali, pur avendo avuto un appuntamento al buio con il Diritto , se ne sono perdutamente innamorati. 
Sento gli applausi da qui. Grazie, troppo buoni, grazie!  

Valutazioni pratiche
Dopo il momento in cui il neolaureato valuta le proprie più intime motivazioni, passa alla fase di verifica della fattibilità del progetto, in termini economici e psicologici. 
Sotto il profilo contabile, sono i genitori che devono dare il via libera. Ogni manuale non costa meno di 100€, l’iscrizione al concorso 50€. Se non vivi a Roma e non hai nessuno che possa ospitarti, dovrai prenotare un B&B a Fiera di Roma per una settimana circa: i temi sono tre e si fanno in 4 giorni (il terzo giorno è di pausa), ma prima c’è la consegna dei codici (v. infra) e se ti tocca la consegna il venerdì e il primo giorno dei temi è il martedi seguente e tu vieni dalla Sicilia, forse non ti conviene tornare a casa nel weekend. Poi ci sono i codici commentati per studiare, i codici non commentati per andare al concorso, i codici piccoli di più pratica consultazione, i corsi privati (perché li seguono tutti e puoi mica non farli e partire svantaggiato nel toto traccia appena esce la commissione?), i raccoglitori per il materiale, gli evidenziatori che non sono mai abbastanza, pacchi di post-it di tutte le dimensioni e di tutti i colori, gli integratori per i momenti di mancamento, il cibo ordinato su Just-eat per quando non hai tempo di cucinare e un elenco infinito per il quale potrei andare avanti per sempre e a cui il concorsista potrà contribuire con piccole somme derivanti da occasionali lavori (vedi me, baby-sitter maltrattata). 
Dal punto di vista psicologico, invece, arriva una serie di interrogativi più o meno lunga in base al carattere della persona. Ne sono in grado? Ho la costanza, la determinazione, la pazienza? Come reagirei alla sconfitta? 
E così, a oltranza per tutto il percorso di studi, in un climax ascendente di sentimenti contrastanti: Ma chi me lo ha fatto fare? Non potevo mettermi a fare l’avvocato? E se a 30 anni mi ritrovo tra le mani solo un pugno di nozioni che non so applicare nella pratica e nessuno studio legale mi vorrà mai nemmeno come segretaria? Cosa dirà il mio CV? Ma soprattutto, cosa è un CV? Come si usa Linkedin? Io so compilare solo le domande online dove mi chiedono se ho riportato condanne penali e se sono il figlio di un mutilato di guerra e ho diritto ad una riserva di posto. Cosa volete da me voi che a lavoro parlate in inglese mentre io parlo solo con brocardi latini? Voglio proprio vedere se invece voi sapete cos’è lo spid! -schiocco di dita e atteggiamento da bulla americana.

Il primo approccio
Se l’esito di tutte queste valutazioni è positivo, l’aspirante concorsista diviene aspirante magistrato, pronto per cominciare, carico, con la voglia di mangiare i libri, daje tutta
Ma, la domanda vera è: quali libri? Questo è più chiaro. Quello incomprensibile ma più completo.  Al corso consigliano questo. Quel ragazzo che ha superato gli scritti ha studiato un po’ da qua e un po’ da là. E insomma, dopo un bilanciamento casuale di pro e contro, il concorsista sceglie le proprie fonti e un bel giorno si ritrova faccia a faccia con un Manuale Superiore che, piazzato sulla scrivania, appare insormontabile, una Foresta amazzonica dalla copertina rigida, le pagine sottili e un indice di venti pagine per il quale servirebbe un altro indice. 
Caffè. Ho bisogno di un caffè.

CONTINUA…

.

.

emme

follow me on Instagram @storiediemme
and on FB: Storie di emme

Exit mobile version