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ANNO NUOVO, ECONOMIA NUOVA?

Di Marinella Amato

Anno nuovo, vita nuova. Anno nuovo, economia nuova. Non c’è che dire, se l’equivalenza valesse per davvero, probabilmente riusciremmo a crescere come mai nella storia, ma – ahinoi – l’economia del lungo periodo è fatta da un insieme di brevi periodi, che dobbiamo costruire a poco a poco, mattoncino su mattoncino e non si può semplicemente azzerare tutto e partire da capo quando fa comodo. Ma non siamo così pessimisti, forza! Un nuovo anno è iniziato, con nuove aspettative, prospettive e possibilità. Quali sono le previsioni economiche per questo 2015 appena iniziato per il nostro Paese?

Secondo l’OCSE, il debito pubblico continuerà a salire, passando dal 130,6% del PIL nel 2014 al 132,8% nel 2015, sottolineando che si tratta di una “vulnerabilità significativa” per il Paese. Dopo la contrazione del 2014, l’economia italiana “dovrebbe tornare alla crescita per la metà del 2015 e accelerare un po’ nel 2016”.
L’OCSE precisa che il supporto della politica monetaria della BCE dovrebbe migliorare le condizioni finanziarie e facilitare una risalita dei prestiti bancari, che dovrebbe aumentare gli investimenti”, la cui crescita viene stimata dello 0,1% nel 2015 e del 2% nel 2016.
Previsioni in positivo anche per il mercato dell’export, che si attesterà ad un +2,7% nel 2015 per le esportazioni lorde e ad un +0,2% per quelle nette. Resterà invece limitata la ripresa dei consumi privati, che cresceranno dello 0,3% nel 2015 e dello 0,5% nel 2016. La domanda interna, che nel 2014 ha visto un calo dello 0,4%, sarà stabile nel 2015.

Allo stesso modo l’organizzazione parigina prevede che dal 2016 la disoccupazione in Italia diminuirà, pur restando a livelli elevati, mentre gli aumenti dei salari sembrano destinati a rimanere modesti. Inoltre per l’OCSE se la domanda non riparte, “l’eurozona potrebbe trovarsi in una stagnazione persistente. In questo contesto è essenziale che siano utilizzate tutte le leve macroeconomiche e di politica strutturale per offrire alla crescita il maggior supporto possibile.”.
Insomma, in base alle previsioni, l’economia italiana nel 2015 uscirà dalla recessione a partire dal secondo trimestre, grazie principalmente a fattori esterni.

Il 2015 tuttavia, poterebbe rivelarsi un anno molto critico poiché il sistema economico è vicino ai limiti di resistenza: migliaia di piccole imprese e professionisti, che fino ad ora sono riusciti a resistere alla crisi, hanno i bilanci destabilizzati e, senza consistenti novità positive, potrebbero non riuscire a continuare la propria attività. D’altra parte, il sistema ha ancora sufficiente energia per poter tornare a crescere e ha bisogno soltanto di un po’ di ossigeno.

Poiché come sappiamo, la sovranità monetaria non appartiene al nostro Paese, tutto quello a cui possiamo fare appello è la politica fiscale, che, se ben delineata, non è un’arma da poco. Tutti chiedono a gran voce di diminuire le tasse, sentendosi spesso rispondere che in questo modo diventa necessario tagliare la spesa, con il rischio di deflazione. Tuttavia tale impatto sarebbe bilanciabile da un forte impulso alla fiducia, che potrebbe portare alla trasformazione dei risparmi in consumi. Anche Thomas Helbling del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) avverte: “In Italia la ripresa è in corso ma il potenziale di crescita resta basso. C’è un insieme definito di riforme strutturali per le quali il Fondo ha fatto pressioni e che comprendono riforme del lavoro, tasse sul lavoro più basse e una pubblica amministrazione più efficiente”, altrimenti si rischia di crescere meno della Grecia.
La domanda rimane soltanto una: il governo sarà in grado di attuare queste riforme, seguendo magari l’esempio di America e Gran Bretagna ormai fuori dalla crisi? Saremo in grado di sfruttare le condizioni favorevoli esterne e di trovare la forza per una ripresa dei consumi interni?

Beh, che dire, facciamo gli auguri all’Italia e speriamo che chi di dovere metta in atto quella politica da molti annunciata, da tutti raccomandata, ma mai implementata.

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