Anna F vuole solo f*** your friends ?

 

Di Chiara Allevato

ANNA F. articolo Chiara

Siete in macchina, mettete in moto e accendete la radio. A questo punto c’è una buona possibilità che parta “DNA”. L’artista dietro questa canzone dal sapore elettro-pop è Anna F., una talentuosa cantautrice austriaca che mai si sarebbe sognata di avere tutto questo successo in un Paese come l’Italia, dove la corrente musicale più di moda, al momento, è ancora il rap di Fedez ed Emis Killa.

Anna Wappel (questo il suo vero nome) ha 28 anni, suona la chitarra elettrica e sarà in Italia il 25 e il 29 maggio (a Milano e a Torino), dove per la prima volta sarà la protagonista del palcoscenico, in un concerto tutto suo. Il suo esordio ufficiale è infatti come numero d’apertura nelle tappe italiane del tour di James Blunt . è curioso notare come anche lui abbia iniziato la propria carriera proprio nel nostro Bel Paese, ma non è solo per tale “fortuna” che Anna F. si è guadagnata un posto negli ipod degli italiani, già da qualche settimana. Si può cominciare a capire molto di lei e della sua musica analizzando e notando alcune particolarità del suo personaggio, nel complesso, e come esso venga percepito.

Ciò che stupisce di questa artista è che apparentemente non offre un prodotto d’impatto al suo pubblico. È una bella ragazza, questo sì, ma non si veste “strana”, non fa acuti prolungati, la sua musica o il suo look non suggeriscono nulla di eccessivo. Eppure “DNA” ti entra in testa e ti trovi a canticchiarla per strada, solo superficialmente conscio che se incrociassi qualcuno che dell’inglese sappia dire più di un Hello, potresti avere seri problemi a spiegare la strofa “…I just wanna f*** your friends”. Anna ha fatto questo: in modo dolce, ritmico e anche abbastanza ripetitivo lascia che un messaggio di dichiarata immoralità entri nella bocca degli italiani, crea un contrasto che non viene percepito subito, ma fa sì che il pezzo venga apprezzato.

Nella musica si è concessa notevoli rischi, cosa che viene spesso considerata più una prova d’incoscienza che di coraggio, soprattutto in questo periodo e a maggior ragione in questo campo.

Nasce come artista indipendente, si auto-produce con la sua stessa etichetta il primo album e scrive le canzoni che andranno a comporre la tracklist del suo secondo disco (King in the mirror) viaggiando per il mondo. Quando però un grosso produttore americano come Rick Nowels (la “mente” dietro Lana Del Rey) le propone un contratto, semplicemente declina; decisa a dare una possibilità ad un giovane produttore tedesco, questi in poco tempo la rende la risposta europea alla stessa Lana e, perché no, anche ai Florence and the Machine, a cui tra l’altro Anna si ispira musicalmente.

Per ora, il successo sembra stia ripagando la sua avventatezza e la manifesta coerenza ai propri voleri e bisogni, come persona e come artista. Con una sola hit difficilmente si può prevedere la futura carriera di una cantante, ma si può affermare con assoluta certezza che, meteora o meno, questa ragazza andrebbe ricordata prima di tutto per il suo atteggiamento quanto mai atipico in tali contesti e climi di sfiducia e rassegnazione ai compromessi.

E quel “it’s OK” sussurrato dolcemente potrebbe diventare frase motivazionale e motto d’incoraggiamento nella vita di tutti i giorni.