Era agosto inoltrato quando il mio ragazzo ed io abbiamo iniziato a pianificare il nostro primo viaggio insieme. Tra i nostri desideri vi era sicuramente quello di visitare un posto romantico, dai panorami mozzafiato, pieno di storia, di arte e di luoghi misteriosi da scoprire.
Ed il posto che rispondeva ai nostri desideri era indubbiamente uno: la Francia! In seguito, quello spunto iniziale ha acceso in noi l’idea per creare insieme un itinerario speciale, che comprendeva visitare ben tre regioni in soli sei giorni. Missione impossibile? Non per noi!
Il magico giardino di Monet e la sua pittura en plein air
Appena arrivati all’aeroporto di Parigi-Beauvais con un volo diretto da Palermo, il 19 settembre, veniamo accolti da un cielo blu e da un’aria estiva. Il tempo in Normandia è famoso per essere abbastanza instabile, tuttavia la fortuna ci ha sorriso, ed il nostro tour è stato caratterizzato da un tempo meraviglioso. Piacevolmente sorpresi, saliamo sulla nostra cinquecento presa a noleggio e partiamo verso Giverny.
Attraversando la campagna francese assaporiamo, tra i verdi campi ed il viola della lavanda, un primo assaggio di quello che di lì a poco ci aspetterà nel magico giardino di Monet. Dopo aver gustato un’ottima crepe con miele e crema chantilly nel bar vicino la casa ci avviamo. Lo stile è coloniale, molto diverso dall’architettura della zona; i problemi economici che lo segnarono tutta la vita lo portarono a trasferirsi con la sua numerosa famiglia più volte.
Il giardino all’esterno della casa è stato conservato fedelmente, rimaniamo incantati dal celebre stagno con le ninfee e dal ponte giapponese, davanti al nostro sguardo si presentano gli stessi fiori meravigliosi che avevano scatenato la sua fantasia, dando luogo ad autentici capolavori. Qui si dilettava a dipingere en plein air.
“Sono costretto a continue trasformazioni, perché tutto cresce e rinverdisce. Insomma, a forza di trasformazioni, io seguo la natura senza poterla afferrare, e poi questo fiume che scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente”.
La sua continua ricerca delle luci perfette la ritroviamo poco dopo, appena arrivati a Rouen, quello stesso pomeriggio. Ed eccoci davanti alla cattedrale, mi sembra di vederla adesso attraverso le varie stagioni, sotto diverse luci e ore del giorno, come Monet amava dipingerla.
Mi ha colpito molto anche la torre di Giovanna D’Arco, eroina tenuta prigioniera dagli inglesi nel castello di Rouen. Il suo ricordo è molto sentito e lo ritroviamo infatti in vari luoghi.
E ripassando nuovamente dalla cattedrale, salutando Rouen, percepiamo le stesse luci di settembre che vedeva anche Monet nelle lunghe giornate in cui stava lì a dipingere, nella continua ricerca dei colori e dell’ispirazione che accendeva la sua pittura.
Il Detective Hotel, Étretat e lo spettacolo delle falesie
A Étretat ci aspetta il Detective Hotel, decisamente la tappa più divertente. Non è un caso che vi sia un detective hotel ad Étretat, in quanto è la città natale del celebre scrittore Maurice Leblanc, ideatore di Arsenio Lupin.
L’hotel, di proprietà di un ex investigatore privato, è composto da quattordici camere, ciascuna di esse a tema di un detective diverso. Felice come una bambina il giorno di Natale, avrei tanto voluto prendere la camera del tenente Colombo, il mio idolo, ma ahimè era già occupata, quindi abbiamo optato per l’ultima disponibile, quella del simpatico ma alquanto imbranato detective Clouseau, celebre per farsi sempre fregare dalla pantera rosa (il che la dice lunga sulle sue doti investigative!). Vi suggerisco quindi di prenotare con un po’ di anticipo se avete un personaggio preferito.
Lungo le scale, notiamo che su ogni piano ci sono varie sorprese. Saliti in camera partiamo subito alla ricerca del bagno, la cui porta è infatti ben nascosta, dovrete trovarla insieme ad altri oggetti che vi serviranno durante il soggiorno.
Al mattino decidiamo di fare un giro. Ci troviamo nella costa dell’Alta Normandia, detta costa di Alabastro. Étretat fa parte di quei villaggi di pescatori divenuti eleganti località balneari. Attraversiamo un sentiero in salita e davanti al nostro sguardo si presenta un panorama mozzafiato: le falesie, scogliere bianche a picco sul mare. La falesia d’Aval, per alcuni una nave a vele spiegate, per altri un elefante che immerge la proboscide tra le onde, e la falesia d’Amont sono le più famose. Numerosi artisti, Monet compreso, ne rimasero affascinati e le dipinsero. Qui è necessario stare attenti al fenomeno delle maree e controllare gli orari in cui è possibile avventurarsi.
Vi suggerisco anche di fare un salto a Le Havre, una cittadina all’avanguardia interamente ricostruita dopo la guerra, oggi patrimonio dell’Umanità.
Omaha beach
Complici i monumenti dedicati ai caduti, qui l’atmosfera cambia radicalmente. Siamo ad Omaha Beach, nome in codice di una delle spiagge in cui avvenne lo Sbarco in Normandia, tra le battaglie anfibie più cruente della storia, che portò alla liberazione dalla Germania nazista.
Ma c’è una storia commovente che voglio raccontarvi, rappresentata nel film Il giorno più lungo del 1962. Durante lo sbarco delle truppe britanniche Bill Millin, un giovane suonatore di cornamusa, eroicamente attraversava la spiaggia su e giù, incurante della spietata battaglia attorno a sé.
Ken Sturdy, un altro reduce, ricordava così il suo sbarco: «In mezzo a tutto quel rumore, io sentivo la cornamusa. Pensavo fosse la mia immaginazione, poi ho capito che era vera. Bill marciava con la sua cornamusa in una situazione incredibile. Era al centro della battaglia, disarmato, solo con un coltello. Era una cosa eroica, la gente moriva attorno a lui, la situazione era spaventosa..doveva essere un ragazzo che non perdeva la testa».
La storia di Bill è la prova che a volte un gesto fuori dal comune, in una situazione tragica come la guerra, può trasformarsi in un richiamo alla vita.
(continua…)
Già pubblicato su L’Altravoce dei Ventenni- Quotidiano del Sud 23/12/2019