Emissario di MangiaGraecia alla scoperta della cucina dell’Europa dell’Est
Praga, Ottobre 2018.
Mi sono imbarcato alla volta della capitale della Boemia, Repubblica Ceca, per trascorrevi 6 mesi nel contesto del progetto Erasmus +.
Arrivato a destinazione, con la valigia piena di vestiti e la testa in un turbinio di idee, non è passato molto prima di farmi letteralmente travolgere da un nuovo frenetico ritmo mondano.
Ho affrontato i primi periodi da turista più che da studente – com’è giusto che sia- per cercare di imparare a viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda delle persone intorno a me.
Tante le cose da fare, tantissime le offerte di questa città.
Girando in lungo ed in largo, amavo fermarmi nei tipici ristoranti del luogo per ricaricare le forze e riordinare i programmi della giornata.
Con la mia Lonely Planet nella destra e l’account instagram di MangiaGraecia nella sinistra, sono andato alla ricerca di posti caratteristici per scoprire l’autentica cucina della Repubblica Ceca.
Mi è apparso subito chiaro che mi trovavo davanti una cucina povera e basata su pochi ingredienti, primi tra questi patate, aglio, carne di vitello e maiale in tutte le salse, anatra e pesci di fiume.
Il Principe di tutti i Menu’ era sempre il Guláš, il famoso spezzatino di manzo in una speziata salsa di pomodoro, spesso e voltentieri accompagnato da “bramborové knedlíky”, ovvero i famosi Dumplings o gnocchi di patate, usati né più né meno come pane.
In alcuni ristoranti la puoi trovare servito all’interno di un pane da mezzo chilo scavato a mò di coppetta, carinissimo.
Ho ritrovato questo piatto in Ungheria visitando Budapest, in Germania e in Slovacchia e si può dire che è un piatto base nella cucina del centro-est dell’Europa con radici antiche sul territorio, per cui non esclusivo della cucina ceca ma comunque una pietra miliare.
Un altro must di questa cucina, fedele accompagnatore nelle fredde serate, è “pečená vepřová stopka”, lo stinco di maiale al forno, ordinato semplicemente come “pork knee”.
Hai molta fame? Prendilo. E’ un intero stinco di maiale di circa 750 gr, accompagnato anch’esso da gnocchi o verdura e varie salse. La carne di maiale, a mio modesto parere, è differente da quella che possiamo apprezzare nelle nostre zone (ndr Calabria). Anche nella stessa carne acquistata in macelleria notavo un maggiore quantitativo di grasso frammisto alle fibre muscolari che implementavano il sapore ad ogni singolo boccone. A tal riguardo da provare è il maiale arrosto che viene venduto negli stand in centro, a “Staromêstká” per la precisione, che inebria l’olfatto e che di sicuro non passa inosservato.
Ma cosa c’è di meglio di una zuppa per affrontare a stomaco pieno il rigido inverno Ceco? Certamente una zuppa, “polévka“. Sono tante quelle presenti sui menù, dalla zuppa all’aglio (česnečka), di patate (bramboračka) alla zuppa di funghi (houby). I funghi sono di ottima qualità, colti nelle magnifiche aree boschive che circondano la città o che si distendono a perdita d’occhio per molta parte della Boemia. Una curiosità sugli abitanti del luogo è che spesso amano spendere le loro domeniche libere alla ricerca di funghi, come uscita familiare, per allontanarsi dal logorio della Metropoli.
Dopo un lauto pasto c’è sempre posto per il dolce, si dice.
A Praga di certo non ne mancano. Il “Trdlo” è un dolce tipico, fatto da un impasto che viene arrotolato su cilindri di legno che roteando sui carboni, cuocendolo quanto basta per renderlo croccante fuori e soffice dentro. Viene poi cosparso di zucchero e per finire può essere riempito di nutella, gelato o panna. A me, personalmente, non fa impazzire, ma non vi mancherà di incontrare turisti girare con questo “cono” per le strade del centro.
“Jablečný závin“ vi dice qualcosa? Penso di no, ma lo Strüdel di mele lo conoscete bene. Anch’esso non originario della Repubblica Ceca ma fortemente radicato nella loro cucina, come in quella di tutto il centro Europa; è un pò il Gulás dei dolci.
A questo punto la domanda sorge spontanea, come fare a mandare giù tutte queste portate senza sentirsi “il groppo in gola”? La risposta non può che essere la birra ceca, “Pivo”.
“Se sta bevendo birra prima delle 11:00 am allora è ceco” ho letto scritto su un muro.
Come l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro allora la Repubblica Ceca è fondata sulla birra, lasciatemelo passare (…e comunque sono degli ottimi lavoratori).
I Cechi sono la popolazione che al mondo consuma più birra fra tutti; non i Tedeschi o gli Irlandesi, i Cechi. La loro tradizione inizia nel medioevo dove veniva prodotta nei monasteri. Ancora oggi si può degustare una “Pivo” presso il Monastero di Strahov che produce la propria birra in qualità di micro-birrificio, sedendosi comodi nel “beer garden” ed osservando la collina di Petrin sulla destra, il Castello “Hrad” sulla sinistra e la città come sfondo centrale, suggestivo.
Tra tutte le birre prodotte in questo Paese, la Pilsner Urquell è quella che maggiormente rappresenta la Repubblica Ceca, nasce solamente in uno stabilimento in tutto il mondo con sede a Plzen. Visitandolo puoi accedere a tutti i livelli della produzione, finanche nelle vecchie cantine sotterranee che si estendono per diversi chilometri, dove veniva e viene fatta fermentare e conservata in botti di legno. Birra leggera, chiara, con una gradazione alcolica intorno a 5,6%. Un mezzo litro costa circa 50 Kr, ovvero 2 euro, Cheap. “Pivnice” è una parola che si trova frequentemente sulle insegne dei locali in giro per Praga, vuol dire birreria. Non possono che essere presenti ad ogni angolo ed ognuna ha la propria storia.
Un giorno, alla ricerca di una birreria tipica, ecco “U Zlateho Tygra”, la tigre dorata. Locale rustico, in legno, tavolate comuni e tante raffigurazioni di tigri sulle pareti. Scorgendo bene tra queste mi è risaltata agli occhi una foto, Bill Clinton fotografato in quello stesso locale dove ero io. Venni a sapere che, in visita a Praga, Clinton chiese all’allora presidente della Repubblica Ceca di portarlo a mangiare in un posto tipico, lo portò allora proprio li, a degustare quello appena elencato.
Girando per il mondo incontreremo sempre cucine diverse, e spesso non andranno d’accordo con il nostro palato, ma un tavolo apparecchiato, una buona birra e un’allegra compagnia saranno in grado di fare scendere anche il boccone più duro.
“Conoscere i luoghi, vicino o lontani, non vale la pena, non è che teoria; saper dove meglio si spini la birra, è pratica, è vera geografia” (J.W.Gotethe).