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Al doppiaggio passando per il teatro, una voce fatta di studio e pazienza -Intervista ad Alessandro Budroni

Alessandro Budroni nell’intervista di oggi ci fa comprendere quanto sia complesso per i giovani intraprendere una carriera nel mondo del leggio. Tra condizioni lavorative sempre più stringenti a causa di un processo di industrializzazione del settore e a causa delle major che impediscono la presenza di esterni nelle proprie lavorazioni, i giovani fanno fatica a ottenere un provino.

Alessandro Budroni nasce a Livorno il 13 settembre del 1972. Si avvicina al mondo del doppiaggio intorno ai 30 anni. Formatosi in teatro intraprende un corso di doppiaggio a bologna che lo porterà a lavorare stabilmente come doppiatore.

Alessandro Budroni ha doppiato numerose pellicole cinematografiche lo ricordiamo nei panni di Taika Waititi in Jojo Rabbit, Tego Calderón in Fast & Furious 5, David Harbour in The Equalizer – Il vendicatore, Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile

Per quanto concerne le serie tv ha prestato anche in questo caso la voce a David Harbour nei panni Jim Hopper in Stranger Things, Jonathan Kite in 2 Broke Girls , Reed Diamond in Agents of S.H.I.E.L.D. e Scoot McNairy in Narcos: Messico.

Come ti sei avvicinato al mondo del doppiaggio?

Mi sono avvicinato al mondo del doppiaggio a una certa età. Ho fatto il primo turno che avevo 31 anni, c’è gente che iniziò a doppiare quando addirittura aveva 6 anni. Ho dei colleghi che entrarono in sala di doppiaggio che erano così piccoli che non sapevano leggere. Facevo l’attore a livello locale, in Toscana. In un momento di grave crisi personale un mio amico mi ha consigliato di seguire un corso di doppiaggio. Sono andato a fare una scuola di doppiaggio a Bologna e ricordo che facevo tutti i fine settimana avanti e indietro da Livorno.

Qual è stato il personaggio più difficile da doppiare, e a quale sei più affezionato?

Inutile dire che Stranger Things ce l’ho nel cuore. La prima stagione si svolge nel 1983, i ragazzini dichiarano di avere undici anni, quindi, sono nati nel 1972. Io sono nato nel 1971, capite bene che mi rivedo in quell’epoca. Oltre Stranger Things, sono molto affezionato al mondo di Harry Potter e aver interpretato Oliver Masucci in Animali fantastici – I segreti di Silente mi ha emozionato. Quando in sala di doppiaggio parte la musica della saga a me vengono i brividi.

Ho un bel ricordo del doppiaggio di Adolf Hitler in Jojo Rabbit, di Oleg in 2 Broke Gilrs dove mi sono divertito come un pazzo.

Crediti: Videogiochitalia

Quali sono i consigli che daresti a nuovi e aspiranti attori?

Avete un piano B? No, scherzo. Si può consigliare solo una cosa, ovvero studiare. Entrare nel mondo del doppiaggio non è facile. Sfatiamo subito un mito, non è un mondo chiuso e non lavorano solo fra di loro. Io sono figlio di un maresciallo della Guardia di Finanza e di una casalinga, non ho nessun tipo di collegamento con il doppiaggio. Ci sono colleghi che sono di primissima fascia che vengono non provengono da Roma e non hanno niente a che fare con questo mondo, eppure doppiano i protagonisti.

Ci vuole molta pazienza ragazzi, purtroppo il doppiaggio è serrato non solo a causa delle regole imposte dal periodo Covid, ma anche dalla paura delle major degli spoiler del furto di materiali. Non si può entrare negli stabilimenti dove viene trattato un prodotto particolare. Se c’è un prodotto della Lucas Film o di Netflix, come nel caso di Stranger Things, non ci si può nemmeno avvicinare allo stabilimento. Molti ragazzi si mettono fuori e attendono con pazienza che esca un direttore per consegnare loro del materiale. I turni sono talmente pieni che è difficile riuscire a ricavare anche solo cinque minuti per fare un provino a questi ragazzi. Provo una ammirazione sconfinata.

L’intervista completa continua su Videogiochitalia.it

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