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Agrimaps, la start-up che aiuta gli agricoltori

Photo by Sarah Dorweiler on Unsplash

Due 26enni al servizio delle piccole imprese nel nome della sostenibilità

Tra le numerose aziende che si sono proclamate ecosostenibili e le tante pagine social di influencers che praticano il «green washing», veicolando un’immagine di attenzione e cura per l’ambiente senza tuttavia entrare nel cuore del problemi e delle difficoltà delle piccole imprese, si distingue Agrimaps. Questa start-up fondata da due giovanissime ragazze, Alda Perpalaj e Nayyere Hosseini, ha un progetto ben strutturato che si può immediatamente intuire dai post della pagina Instagram che, in poco più di un anno, ha raggiunto quasi 8000 followers. L’intento è semplice ma di grande importanza: dare visibilità alle numerose imprese agricole del territorio, ma soprattutto dare voce a piccole realtà che altrimenti non sarebbero conosciute. E così, aziende agricole a conduzione familiare, imprenditori del settore, strutture ricettive immerse nella natura, fattorie didattiche ed anche semplici appassionati si raccontano attraverso le foto della loro vita quotidiana che vengono poi pubblicate e condivise da Agrimaps, dando vita ad un quadro variopinto dominato da un colore che fa da sfondo a tutto: il verde rigoglioso della vegetazione.

Mi ricordo l’inizio della vostra avventura: avete usato una tattica persuasiva, scrivendo commenti sotto le foto e i post degli influencers e dei VIP più famosi, da Chiara Ferragni ad Elodie, per farvi conoscere. Questo approccio nel mondo di Instagram ha dato i risultati che vi aspettavate?

«L’approccio che abbiamo avuto con i social media è stato tutto nuovo. Non sapevamo come far arrivare il nostro progetto a più persone possibile ed abbiamo perciò pensato di scrivere a persone influenti, non tanto per arrivare a questi VIP ma perché ci aspettavamo che le persone che leggevano i commenti potessero essere incuriosite dalla nostra pagina. Alcuni personaggi famosi si sono interessati a noi e hanno iniziato a seguirci: è il caso di Sabrina Ferilli che, in risposta a un nostro commento, ci disse che prima del COVID-19 acquistava frutta e verdura da un orto di fiducia. Sicuramente, prima di aprire questa pagina su Instagram, non ci saremmo mai aspettate di raggiungere così tante persone in così poco tempo e di conoscere tutte queste realtà. Quindi, non c’è dubbio che il mondo social ci abbia aiutato a realizzare una parte del nostro progetto».

Nayyere Hosseini e Alda Perpalaj

Data la giovane età e – presumo – la poca esperienza in questo campo, come nasce la vostra idea e quali obiettivi si propone?

«Ci siamo conosciute quando avevamo 20 anni (ora ne abbiamo 26) grazie al nostro primo lavoro da bariste. Dopo un paio d’anni, le nostre strade si sono divise per motivi lavorativi e familiari. Ciononostante, abbiamo comunque continuato a coltivare la nostra amicizia. Durante l’emergenza sanitaria, abbiamo sentito il desiderio di dare il nostro contributo in risposta a ciò che stava accadendo in Italia e, in modo particolare, nel nostro paese. Grazie al compagno di Alda (Marco Ribiscini, ndr), che svolge la professione di agronomo, ci siamo concentrate sul settore dell’agricoltura. Da lì è nata l’idea di individuare una strategia per aiutare gli agricoltori in modo più concreto, collegando il loro mondo a quello dei social che, al giorno d’oggi, sono diventati degli importantissimi mezzi di comunicazione per creare un legame stretto tra produttore e consumatore».

Attraverso i post riuscite a far emergere delle questioni particolarmente delicate, distribuendo pillole di consapevolezza per sensibilizzare le persone e fornendo informazioni utili per scegliere i prodotti migliori. Quali sono i temi più importanti per voi e i messaggi che volete trasmettere?

«Il tema principale che è alla base del nostro progetto è la sostenibilità, a cui sono collegati lo spreco alimentare e soprattutto il fattore inquinamento. Pensiamo ad esempio alle nostre tavole, sulle quali arrivano prodotti importati come le arance spagnole, immesse sui nostri mercati a un prezzo più conveniente rispetto alle nostre amatissime arance siciliane. Questo risparmio, però, si paga in termini di inquinamento provocato dal trasporto di questi prodotti che raggiungono il nostro paese da ogni parte del pianeta. Il messaggio che vogliamo mandare è quello di valorizzare i prodotti locali in modo tale da sostenere non solo l’agricoltura italiana ma anche la nostra salute. Al tempo stesso, vogliamo appoggiare la crescita e lo sviluppo delle nuove generazioni che si dedicano al settore agricolo».

Tra le numerose aziende agricole dal nord al sud dell’Italia che si sono presentate attraverso i vostri post, ce n’è stata qualcuna che avete visitato personalmente? Cosa vi colpisce di più delle aziende agricole?

Si, ci sono alcune aziende agricole che abbiamo visitato personalmente e ciò che ci colpisce è la loro storia, l’amore e il rispetto per la terra e le tradizioni. La storia di queste aziende ci sono servite come lezioni di vita perché sono fatte di sacrifici, speranze e duro lavoro visto che in questo settore si lavora 365 giorni l’anno senza giorni di ferie. Per questo motivo sentiamo di ringraziarli e ricompensarli con la nostra attività, dando voce ad ognuno di loro in modo da poter raccontare ciò che noi abbiamo imparato da loro e che continuiamo ad imparare e cercando di sensibilizzare sempre più persone dell’importanza della filiera corta.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni

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