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Addio a Zafón, lo scrittore che ha trasmesso il potere magico dei libri

“La poesia si scrive con le lacrime, i romanzi con il sangue e la storia con le bolle di sapone”
Breve omaggio a Carlos Ruiz Zafón

“Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati. Erano i primi giorni dell’estate del 1945 e noi passeggiavamo per le strade di una Barcellona intrappolata sotto cieli di cenere e un sole vaporoso che si spandeva sulla rambla de Santa Monica in una ghirlanda di rame liquido.
«Daniel, quello che vedrai oggi non devi raccontarlo a nessuno»…”

Anche io ricordo bene la prima volta che ho scoperto il Cimitero dei Libri Dimenticati, la prima volta che ho letto L’Ombra del Vento e mi sono innamorata dell’universo immaginato e costruito da Carlos Ruiz Zafón. Da quella volta non ho più smesso di leggere e divorare i suoi libri e annotare tutte le frasi che mi colpivano sulle pareti della mia stanza di adolescente.

“Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l’abbia creato.

Ti posso solo ripetere quello che mi disse mio padre: quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro si perde nell’oblio, noi, custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qui. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. Noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non ci appartengono mai.”

Li ho letti tutti i suoi libri, a cominciare dalla tetralogia dedicata al Cimitero dei Libri Dimenticati e a finire con Marina e la narrativa che scrisse per i ragazzi.

Ogni libro, ogni parola che ha scritto Zafón, ha permesso ai lettori di inoltrarsi nel mondo che ideava e raccontava; ha consentito di vivere realmente tra le strade di Barcellona, Calcutta o degli altri posti che descriveva minuziosamente, tanto da sentirne i profumi e i rumori e scrutarne ogni angolo e ogni ombra.

Non sono mai riuscita a inquadrare Zafón in un unico genere letterario. Quel che è certo, però, è che stato lo scrittore del potere del libro, colui che più di ogni altro ha descritto cosa rappresenta un libro, cosa trasmette al lettore e a chi lo possiede.

“Ogni libro, ogni volume possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza.”

Ogni volta che veniva pubblicata una sua nuova opera ero pronta a correre in libreria e sapevo che in quei pochi giorni successivi (se non ore) avrei vissuto nuovamente le stesse emozioni della prima lettura de L’Ombra del Vento. E, puntualmente, ogni volta che terminavo di leggere un suo libro, restava la malinconia di perdere la magia che Zafón riusciva a creare.

“Mi abbandonai a quell’incantesimo fino a quando la brezza dell’alba lambì i vetri della finestra e i miei occhi affaticati si posarono sull’ultima pagina. Solo allora mi sdraiai sul letto, il libro appoggiato sul petto, e ascoltai i suoni della città addormentata posarsi sui tetti screziati di porpora. Il sonno e la stanchezza bussavano alla porta, ma io resistetti. Non volevo abbandonare la magia di quella storia né, per il momento, dire addio ai suoi protagonisti. Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L’eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno.”

Quindi, oggi che ho scoperto di non poter più abbandonarmi alla magia di nuovi libri e nuovi mondi ideati da Zafón, ho deciso di omaggiarlo così, con un breve pensiero su quanto mi ha regalato, quanto ha regalato a tutti i suoi lettori fedeli, a tutti gli amanti dei libri e del profumo della carta stampata, intervallando i miei pensieri con quelle sue prime frasi, tratte da L’Ombra del Vento, che hanno fatto appassionare tanti lettori. Quelle stesse frasi hanno fatto sognare ad occhi aperti, hanno fatto aprire con l’immaginazione il portone d’ingresso del Cimitero dei Libri Dimenticati, facendo desiderare ardentemente che potesse esistere anche nella realtà, perchè ogni lettore di Zafón vorrebbe scegliere, o meglio, vorrebbe essere scelto da un libro, proprio come Daniel è stato scelto da quello di Julián Carax.

Non so dire se dipese da queste riflessioni, dal caso o dal suo parente nobile, il destino, ma in quell’istante ebbi la certezza di aver trovato il libro che avrei adottato, o meglio, il libro che avrebbe adottato me.

L’Ombra del Vento però non ha adottato solo Daniel, ha adottato un po’ tutti noi.
Grazie allora Zafón per il regalo che ci hai fatto.

“Quel libro mi ha insegnato che la lettura può farmi vivere con maggiore intensità, che può restituirmi la vita.”

Puoi star certo che i tuoi libri non arriveranno mai nel cimitero dei libri dimenticati perché non cadranno mai nell’oblio.

Una storia non ha principio né fine, soltanto porte d’ingresso. Una storia è un labirinto infinito di parole, immagini ed energie riunite per svelarci la verità invisibile su noi stessi. Una storia è, in definitiva, una conversazione fra chi la racconta e chi l’ascolta: un narratore può raccontare solo fin dove lo sorregge il mestiere, mentre un lettore può leggere solo fino a ciò che porta scritto nell’anima. Questa è la regola d’oro che sostiene ogni artificio di carta e inchiostro, perché quando le luci si spengono, la musica tace e la platea si svuota, l’unica cosa che importa è l’illusione rimasta impressa nel teatro dell’immaginazione che ogni lettore alberga nella propria mente. E poi la speranza che ogni creatore di racconti si porta dentro: che il lettore abbia aperto il cuore a qualcuna delle sue creature di carta e le abbia dato qualcosa di se stesso per renderla immortale, sia pure per pochi minuti.

E detto questo con più solennità di quella che probabilmente l’occasione merita, meglio atterrare a livello di pagina e chiedere all’amico lettore di accompagnarci verso la chiusura di questa storia e di aiutarci a trovare la cosa più difficile per un povero narratore intrappolato nel proprio labirinto: la porta d’uscita.

-Il labirinto degli spiriti