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Acerbi e il sorriso della discordia – Che fine ha fatto la sportività?

Bertrand-Gabioud_Unsplash

La società odierna, di questi tempi, è talmente abituata a contestare e sentenziare qualsiasi cosa che persino un sorriso beffardo davanti ad una telecamera – su un rettangolo da gioco – non passa inosservato. 

È quello che è successo a Francesco Acerbi, difensore della Lazio, in occasione di Lazio – Milan di domenica sera terminata 2-1 per i rossoneri. Al gol del milanista Sandro Tonali al minuto 92, Acerbi si è lasciato andare ad una risata che ha mandato in visibilio la tifoseria laziale e non solo. Perché in mezzo ai delusi biancocelesti ci sono, come sempre, i classici fomentatori d’odio, coloro i quali sentono l’esigenza di creare casi e processi alle intenzioni pur non avendo nessun coinvolgimento in merito. E quell’apparente e inutile risata si é trasformata in un paradossale sorriso della discordia.

Immediatamente Acerbi è stato accusato di malafede; il suo ghigno beffardo – quasi ironico – non è stato accolto favorevolmente dai tifosi, che subito sono andati a vomitargli addosso ogni tipo di violenza verbale. Armati dell’immancabile tastiera, hanno accusato Francesco di tifare per il Milan e di star godendo per la sconfitta della Lazio. A questo hanno allegato gli inevitabili insulti e le scontate minacce, per un copione che non si smentisce mai e puntualmente viene rispolverato.

Il calciatore ha chiarito che si trattava di un sorriso isterico, probabilmente dovuto a quel gol evitabilissimo subìto nei minuti di recupero. Come a voler ridere di se stesso e di un reparto difensivo non proprio impeccabile. Una reazione del tutto naturale che, però, è stata strumentalizzata dai tifosi per sfogare frustrazione e rabbia derivata dalla sconfitta. È un classico: la squadra del cuore perde e si ha il bisogno di cercare un capro espiatorio con cui prendersela senza mezzi termini. E, in questo caso, chi se non con colui che ha già avuto dei trascorsi non proprio rosei con la tifoseria qualche mese fa?

Per carità, lo sport è sinonimo di calore e passione, capace di generare gioia e talvolta dolore. Questo però non giustifica una tale aggressione per una reazione istintiva che potremmo definire persino incontrollabile.

Questa moda nel dover creare delle web fiction al solo scopo di tirare fuori la propria insoddisfazione serve soltanto ad alimentare astio e non a cancellare l’amarezza di una sconfitta. Quest’ultima fa parte del gioco e va accettata senza invocare complotti o screditare il proprio beniamino. Il problema non è Acerbi o la sua risata, ma la tendenza a cercare pretesti per polemizzare e vedere il marcio ovunque senza la benché minima lucidità. 

Se chi gioca in campo non è più libero nemmeno di sorridere, allora significa che chi tifa sugli spalti ha perso di vista il valore della sportività.

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