La poesia non è un modo di liberare l’emozione, ma una fuga dall’emozione; non è un’espressione della propria personalità, ma una fuga dalla personalità. Ma, naturalmente, solo coloro che hanno personalità ed emozioni sanno cosa significa voler fuggire da queste cose.
(Thomas Stearns Eliot)
Eliot definisce così la poesia, ma cosa rappresenta davvero per l’uomo e per ciascuno di noi? E’ possibile racchiudere il senso della poesia in qualche riga? La poesia è il linguaggio dell’anima, il linguaggio dell’amore, usato dall’uomo per esprimere le proprie emozioni. Per osservare più da vicino questo linguaggio abbiamo fatto una chiacchierata con chi la poesia la vive e la scrive, un giovane poeta, Pasquale Di Nuzzo, che ci ha raccontato cosa pensa della poesia e che rapporto ha con questo mondo magico e profondo.
Come è iniziata la tua passione per la poesia?
- Un po’ come tutti mi sono avvicinato alla poesia da piccolo, a scuola, ma non credevo mi potesse interessare. E’ nata prima la mia esigenza di scrivere; scrivevo in versi, quindi la curiosità di andare a vedere come gli altri scrivessero, e per altri intendo i poeti “veri”. Ho capito così che era un genere che non mi aiutava solo ad esprimermi, ma che mi piaceva anche leggere.
Cosa rappresenta per te la poesia?
•E’ una esigenza, un bisogno di poter esprimere ciò che si vive, è un modo per riuscire a cacciare fuori, a svuotarmi del troppo che mi attanaglia e mi tengo dentro. Uno sfogo necessario.
Come rapporti la realtà che vivi alla poesia? La poesia è un tramite per vivere la realtà oppure è un punto di partenza?
•La poesia è una espressione della realtà, quando vivi non stai vivendo la poesia , vivi la vita, a vari livelli. La poesia è la chiave per aprire la porta di uno di questi livelli della vita reale. È un modo di espressione di ciò che ho vissuto, di ciò che mi capita dentro e di ciò che mi capita fuori, della realtà fatta di cose tangibili e di quella emotiva, che molto spesso è più grande e occupa più spazio di quella tangibile e che rappresenta una gran parte di quello che sono emotivamente e razionalmente.
“La poesia è il linguaggio dell’essenzialità, della discesa nella profondità di esseri e cose. Ma come può la lingua, creazione umana, cogliere questa complessità dell’universo, la metamorfosi continua di tutto? Non ci sono dei momenti in cui senti la limitazione frustrante delle parole?”(da intervista a Mario Luzi,1991)
•Sì, ci sono tanti momenti in cui senti che le parole non bastano ad esprimere quello che hai dentro e quelle che hai usato non sembrano giuste. Diciamo che le parole sono un po’ un’ambiguità, sono un limite e un modo per valicare un limite. Penso, però, che a volte il problema non sia tanto il fatto che non bastino le parole, quanto il non riuscire a trovare quelle giuste che però sai che ci sono; è uno scontro con te stesso.
Quanto ha influenzato l’aver letto poesia sulla tua di poesia?
•Dipende, molto spesso mentre scrivi ti rendi conto che stai esprimendo delle cose in una maniera che non è propriamente la tua o magari che è un tuo modo di aver elaborato quello che un altro ha scritto, una sorta di manierismo, nel senso lato del termine. In genere me ne rendo conto e cerco di non farmi influenzare, per quello che posso, quando realizzo che il mio scrivere è un copiare. Indubbiamente tutto ciò che vivi e quindi tutto ciò che leggi ti influenza e questo credo sia anche positivo e giusto. Poi credo che quando si scriva sia meglio cercare di non farsi troppe domande, scrivere quello che ti va e senti in quel momento, perché se ti blocchi una volta non vai più avanti, non riesci più ad esprimerti.
Pensi di essere cambiato o cresciuto o peggiorato come poeta nel corso del tempo?
•Non penso di potermi definire un poeta, perché non è solo lo scrivere poesie che ti fa definire tale, e credo che sia una definizione che addosso non mi sentirò mai. Non so se sono cresciuto o migliorato; quando rileggo ciò che scrivo non sono mai soddisfatto, non mi piace. Se dovessi consigliare a qualcuno di leggere ciò che scrivo glielo consiglierei perché mi farebbe piacere, ma non mi aspetterei che gli piaccia, anzi il contrario. In alcuni momenti penso di aver scritto qualcosa di bellissimo, che poi magari alla seconda lettura trovo orrendo. Questo è uno dei motivi per cui rileggo pochissimo ciò che scrivo e che sarebbe poi la base per poter rispondere a questa domanda, quindi non sono in grado di darti una risposta. Posso solo dire che cambia il modo in cui ci si esprime, cambia il modo in cui si vivono le cose e quindi cambia ciò che viene espresso, non è un migliorare o peggiorare, è solo una trasformazione.
Quanto è necessaria la poesia al mondo, al giorno d’oggi?
•E’ del tutto inutile e assolutamente necessaria. È necessaria per chi sente il bisogno di avvicinarcisi, quindi credo che sia necessario dare una maggiore visibilità in modo da fare avvicinare chi ne sente l’esigenza.
Tu hai scritto un libro, “Aspetto tue notizie“, e delle poesie in una raccolta, quali progetti hai per il futuro?
• Al momento nessuno, anche perché la capacità di progettare, soprattutto a lungo termine, è qualcosa che non mi appartiene, perché se progetto non faccio. Quel poco che ho fatto è perché non l’ho progettato. E’ normale che la voglia di poter scrivere qualcos’altro c’è, però cambia a seconda del momento, quindi credo che dipenderà da come e cosa mi sentirò di fare in futuro. Quando mi balenerà in testa di fare qualcosa lo farò e basta.
C’è un poeta in particolare che hai come punto di riferimento e che vai a rileggere ogni volta che hai bisogno di ispirazione?
•No, ci sono poesie che mi capita di rileggere a volte, ma spesso anche solo per sentirne il suono mentale che si crea leggendole, più che quello che contengono. Mi capita ultimamente di rileggere Brecht perché ha un modo di scrivere lineare, che ti entra dentro e ti fa capire tutto senza che tu ti senta pesante. Esprimere senza pesantezza credo sia anche una funzione della poesia, alleggerire la pesantezza dell’espressione, cosa che io non faccio. Le mie sono poesie molto pesanti, in certi casi. A volte ho bisogno di un suono diverso.
Il suono della poesia di Pasquale possiamo trovarlo nel suo libro “Aspetto tue notizie”, disponibile su Ibs e Amazon, ma solo per noi, un inedito, per avere un piccolo assaggio delle sue parole.
Ho scritto una poesia per non dormire
Banale
Nel canto tutto ciò che il cuore vuole.
Ho scritto dell’ amore, delle Stelle
E della tua pelle insonne
Che ha tenuto svegli i miei arti
E quanta forza ho provato ad amarla
Banale.
Ho scritto una poesia che venerasse le parole scambiate e quelle mai dette
E le emozioni di cristallo
Che si frantumano quando cade un amore
E non ho certo apprezzato il vigore delle mie parole.
Banalmente ho scritto di te e di me,
Dei balli non danzati
Dei letti non condivisi
Delle stagioni attraversate distanti
E della rima che ha unito i nostri lembi mortali.
Ho scritto e sorriso
E nella notte senza inchiostro ho continuato a sorridere
Mentendo alla vita e ai suoi fogli
Perché non vi è poesia senza menzogna
Che banalmente non sia la fine di ciò che
A volte non è neppure inizio
Non esiste verso che abbia in corpo, un amore, una lotta per la libertà di sapere
Un tentativo di essere speciale, un segreto svelato al mattino.
Non esiste poesia che non abbia in se la vita.