Continua la rubrica “20enni (italiani) nel mondo“. Questa volta ad essere intervistato è Marco, 20enne iscritto alla facoltà di medicina “Victor Babes” di Timisoara, Romania.
In questa intervista affioreranno le emozioni di un ragazzo che, fresco di maturità, decide di trasferirsi in una nuova nazione per molti versi atipica rispetto a quelle più gettonate.
Scopriremo le sue abitudini, gli usi e i costumi del luogo, ma soprattutto se lo stereotipo del “rom” che abbiamo è esatto oppure no.
- Ciao Marco, dov’è che vivi attualmente?
Circa 9 mesi all’anno li passo in Romania, il restante lo trascorro con la mia famiglia a Benevento, la mia città natale.
- Da quanto tempo è che vivi in Romania?
Questo appena trascorso è stato il mio primo anno all’estero.
- Per quanto tempo resterai all’estero?
Spero per tutta la vita ( 😀 ), anche in uno stato migliore della Romania.
Parlando concretamente, il primo obiettivo è la laurea, quindi ne avrò ancora per qualche anno.
- Cosa fai?
Sono al secondo anno di medicina all’università Victor Babes di Timisoara.
- Perché hai scelto proprio la Romania?
Guardando il tutto col senno di poi è stata una decisione presa quasi “per caso”. Ho avuto la fortuna di fare la conoscenza di un ragazzo beneventano già studente in Romania da qualche anno, seppur in una città differente dalla mia. Grazie a lui sono riuscito a organizzare tutti i documenti necessari per l’iscrizione al test appena qualche giorno prima della scadenza dei termini. Nonostante l’apparente fretta nella scelta non me ne pento.
- In precedenza, sei già stato all’estero per lunghi periodi? Se sì, credi che le esperienze precedenti ti abbiano spronato a partire di nuovo?
Ho fatto solo qualche “toccata e fuga” di qualche giorno all’estero in precedenza. Tuttavia credo che anche questo fattore abbia alimentato la mia voglia di affrontare questa nuova esperienza.
- Hai avuto paura/ansia prima di partire?
Più che altro credo di essermi sentito molto “destabilizzato”. Sai che stai per andare in un posto diverso da quello dove provieni; dovrai abituarti a nuovi usi e costumi, imparare una nuova lingua e tutto ciò che deriva dall’iniziare una nuova esperienza all’estero. Ma la voglia di partire era tanta, pertanto niente mi ha fermato.
- Descrivici qual è stato il primo impatto che hai avuto: cos’hai pensato quando hai sceso le scalette dell’aereo appena atterrato?
Qui in Italia di pregiudizi sulla Romania e sui romeni ce ne sono tanti, ed è da grandi ipocriti negarlo. Da ciò è scaturito un po’ di stupore quando io e mia sorella andammo li per la prima volta circa un anno fa (io per sostenere il test di ammissione e lei per darmi un po’ di appoggio) e constatammo quanto in realtà ci trovassimo in un luogo civilizzato e a tratti addirittura “open-minded”. Quei primi giorni sono stati bellissimi. Forse il primo contatto con la lingua romena un po’meno!
- Qual è la principale differenza tra la vita in Italia e quella in Romania? E a livello lavorativo/universitario?
Quando sono in Romania tendo ad essere una persona molto più organizzata e sistematica del solito, ma sicuramente il fatto del vivere da solo fa la sua gran parte a riguardo.
L’impatto con la nuova vita universitaria è stato inaspettatamente bello. Ho trovato molte persone sia italiane che non con cui ho condiviso esperienze e piccoli gesti di una tutta nuova quotidianità che ha lasciato il segno e, soprattutto, ho la possibilità di potermi dedicare a ciò che ho sempre voluto studiare: la medicina.
- Quali sono le maggiori difficoltà che stai riscontrando?
I romeni sono un popolo un po’ particolare, molto gentili e cordiali quando vogliono, ma frequentemente a volte si dimostrano poco “efficienti”. Nel complesso tuttavia non è poi così male. E ci sono anche alcune cose su cui noi avremmo da imparare (piccolo esempio: i romeni sono molto rispettosi dei pedoni alla guida, ed infatti non è mai un problema attraversare subito la strada anche nelle trafficate vie del centro. Magari può sembrare una nefandezza ma per me è un segno di rispetto che va apprezzato)
- Raccontaci un po’ di esperienze che hai fatto e posti particolari che hai visto.
Quest’anno mi sono molto concentrato sul mio percorso universitario, e per tanto ho un attimo accantonato quello che può essere il lato “avventuroso” di un esperienza di vita all’estero. Ho visitato i musei della città in compenso, ne ricordo uno molto particolare dove erano esposti esempi a grandezza naturale di architettura delle abitazioni romene nel corso della storia. Molto suggestivo. Nell’anno entrante punto a visitare la città di Brasov, dove ha sede il castello di Dracula. Nel periodo di Aprile sono riuscito anche a fare un viaggio in auto verso Budapest in Ungheria ( relativamente molto vicina alla mia Timisoara) con alcuni colleghi del mio corso, non solo italiani. E’ stato bellissimo.
- Qual è la cosa più strana/inusuale per un italiano che hai fatto da quando sei lì?
Sicuramente abituarmi al fatto che il bidet non è presente ovunque. Fortunatamente quest’anno ho vissuto in una casa già precedentemente abitata da inquilini italiani. Mi ha risparmiato un bel trauma!
Poi ho anche dovuto abituarmi al fatto che lì non si mangia per “rituale” (un po’ come facciamo noi italiani insomma) ma solo quando si ha fame. Pranzo, cena, colazione, tutto diventa un po’ relativo. Ma non è un dramma sicuramente.
- Cosa ti manca di più della tua città?
Non sono mai stato fortemente legato e radicato nella cultura di Benevento, tuttavia la lontananza dalle persone che prima erano costantemente parte integrante della tua giornata e a cui vuoi bene.. beh, sono la cosa che manca di più.
- Cosa preferisci di Timisoara e della Romania in generale? Cosa invece non ti piace? E a cosa proprio non ti abituerai mai?
Timisoara mi ha sorpreso per la sua forte multiculturalità e apertura mentale in alcune situazioni. Le persone sono state inaspettatamente molto cordiali e gentili anche se mi presentai lì nel Settembre scorso, senza conoscere una parola della loro lingua.
Nonostante ciò ci sono alcune cose a cui ci si abitua con fatica. Come ad esempio il free smoking nei bar, discoteche e locali, i -25°C di Dicembre/Gennaio, o andare ai corsi alle 8 di mattina con la neve in ogni dove della città. Ci si abitua per necessità, ma credo che comunque le cose che influenzano davvero il tuo stato d’animo in un’esperienza simile siano ben altre. Vorrei poter argomentare di più a riguardo, ma un anno è poco per scoprire la cultura di una città, figuriamoci di un paese intero.
- Qual è la tua giornata tipo?
Dipende dal periodo dell’anno in cui mi trovo lì. In linea di massima mi alzo, seguo i corsi, e faccio le varie commissioni del giorno come fare la spesa o cose così. Quando il tempo e le temperature lo permettono esco con i miei amici e colleghi, altrimenti magari ci si guarda un film a casa in compagnia. E nonostante i corsi ci siano quasi sempre già di primissima mattina andare a dormire tardi è di rigore.
- Come sono i ventenni rumeni? Quali sono le differenze rispetto ai ventenni italiani?
Le differenze non sono così sostanziali, tanto è vero che ho stretto amicizia con alcuni ragazzi rumeni che hanno più o meno la mia età. Il fatto di avere discendenze comuni (la Romania è stata colonizzata per la prima volta dall’impero romano), alla lontana ci accomuna.
- Appena dici “I’m italian” cosa ti dicono? Quali sono gli stereotipi sugli italiani che hai potuto constatare? E gli stereotipi/pregiudizi che abbiamo noi sui rumeni sono veri?
Credo che noi italiani siamo il popolo più stereotipato in assoluto. La cosa più triste è che, molto spesso, gli stereotipi si rivelano ancor più reali di quanto si creda. Siamo maledettamente ritardatari, gesticoliamo di continuo durante i discorsi, e il cibo per noi è una religione più che un bisogno. L’ho potuto constatare concretamente solo stando a contatto con una cultura differente dalla nostra.
Per quanto riguarda i rumeni c’è da fare in primis una distinzione tra popolazione rumena e rom. I rom sono un popolo nomade originario dell’India, di cui però al giorno d’oggi un abbondante 40% risiede proprio in Romania. I Gitani (gli Zingari) vivono per lo più nelle periferie delle città, ma capita spesso di vederli nelle piazze del centro a chiedere elemosina esattamente come siamo abituati a vedere qui in Italia. C’è anche da dire che i romeni ce l’hanno un po’ con i rom, a causa della brutta immagine che danno alla nazione.
- Cosa ti senti di dire ai tuoi coetanei italiani che sono titubanti se prendere una valigia e partire?
Se non ci provate non potrete mai sapere come sarebbe andata! Io ho preso la decisione nel giro di un paio di giorni e non me ne pento. Ricordatevi chi siete e da dove venite, perché conservare se stessi è importante, ma abbiate la forza di pensare fuori dalla scatola e uscire fuori dalla stessa, se si presenta il bisogno.
- C’è qualcosa che vuoi assolutamente dirci che noi non ti abbiamo chiesto?
Vorrei spendere due parole su uno dei vantaggi maggiori del vivere in Romania venendo da uno stato più ricco come l’Italia: il costo della vita sensibilmente più basso!
La cosa mi ha permesso di godere della mia vita universitaria con un po’ di serenità in più, che non fa mai male.
- Per finire, dicci qualcosa (un saluto) nella lingua locale.
“Toate cele buna” (una sorta di augurio per “le migliori cose”), “la revedere” (arrivederci/ciao)!