Storie al telefono

Per avvicinarci gli uni con gli altri avevamo bisogno di tutta questa distanza?
Me lo chiedo ormai da 47 giorni circa e più passano i giorni più mi rendo conto che forse si, è vero.
“La lontananza sai è come il vento che fa dimenticare chi non s’ama” cantava Domenico Modugno. Ed io sottolineo che ci fa capire l’importanza degli “affetti stabili”. Nasce così, nel silenzio più totale della propria solitudine, il desiderio di voler colmare questa distanza imposta per combattere qualcosa che non riusciamo ancora a credere come reale e tangibile. Percepire sé stesso non più in relazione all’altro ma nell’ottica di identità singola e distaccata dal resto del mondo circostante fa scavare in profondità. Si creano legami necessari, si condividono pensieri, canzoni, per sentirsi meno soli in un mondo abitato da saracinesche abbassate come nel dopo guerra.

È proprio così che la trentaduenne Chiara Magrone, pugliese di nascita ma trapiantata a Bologna, da vita al progetto “storie al telefono”. Anche la cultura e la letteratura è precaria in questo tempo di transizione a causa della sospensione di tutte le attività che vedono il settore culturale senza reddito; e allora cosa c’è di meglio che leggere al telefono per cullare gli animi? Ancora una volta il mondo della cultura si ritrova a reinventarsi per non fermarsi. Viviamo un tempo si complicato ma che, allo stesso tempo, ci fornisce i mezzi per poter far pronte alla paura di un domani che sembra così lontano. “Storie al telefono” ha come principale scopo quello di esorcizzare la paura, che non si sa quando può affacciarsi dalla finestra del nostro cuore. In ogni istante le saracinesche possono abbassarsi. Siamo continuamente bombardati da informazioni, spesso anche non vere, e basta poco per perdere il controllo.

Proprio qui scende in campo una squadra che non ha di certo undici giocatori ma molti di più. Immaginiamo una formazione calcistica con Baricco che, sulla maglia porta il numero 10, da capitano, Gianni Rodari pronto a sostituirlo all’inizio del secondo tempo, Calvino fisso in porta pronto per parare i calci infuocati che provengono dallo stomaco e rischiano di far fare goal all’ansia e agli attacchi di panico.
Si cerca di accontentare tutti. Si leggono le poesie di Paolo Villaggio, qualche testo di Woody Allen e dei più svariati autori.

Come fare, allora, per poter ascoltare una storia letta ed interpretata da una voce sempre diversa? Bisogna scaricare Telegram ed iscriversi al canale @storiealtelefono. Una volta entrati all’interno di questo mondo parallelo fatto di parole, versi ed emozioni, si può decidere se condividere una propria storia o ascoltare, semplicemente, le storie di chi ha deciso di leggerle ad alta voce come una mamma che ti rimbocca le coperte prima del sonno della notte. Telegram, inoltre, ha una gestione semplice e garantisce la tutela della privacy. Ogni giorno si caricano dei file nuovi in modo tale da rendere fruibile la compagnia ed è come bere un caffè in compagnia della propria migliore amica. “Storie al telefono” ha riscosso un enorme successo, non solo perché da voce a tutti coloro che si sono ritrovati senza nessuna fonte di reddito principale ma, soprattutto, per offrire una mano concreta a chi trascorre questi giorni completamente da solo.

“Storie al telefono” è oggi disponibile anche sulla piattaforma di DistribuzionidalBasso, la prima rete distributiva di produzioni indipendenti in Europa che sostiene la circolazione di opere in Creative Commons, attraverso la distribuzione on-demand di tutte le opere presenti nel portale che  rispondono all’esigenza di diffondere cultura e informazione, che offre la possibilità di effettuare una donazione libera: i fondi raccolti saranno donati a due Centri Antiviolenza (Bari e Catania) per sostenere le loro attività di supporto psicologico alle donne vittime di violenza domestica. Bisogna andar fieri di iniziative simili perché ci rendono uniti come, forse, non lo siamo mai stati.