Naviga e non affonda, motto della città di Parigi
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Parigi, un anno dopo

Era il 13 novembre 2015, quando la città di Parigi, cuore pulsante della cultura, dell’arte e della politica europee, venne colpita dalla follia omicida del terrorismo islamico. Sono ormai passati dodici mesi da quella notte maledetta in cui, tra il teatro del Bataclan, lo stadio di Saint Denis ed altri locali del centro parigino, persero la vita 130 persone, dodici mesi durante i quali il fanatismo ha mietuto altre vittime a Nizza, a Rouen, a Monaco di Baviera.
A distanza di un anno da quei tragici eventi, qual è l’aria che si respira nella Ville Lumière? Come vivono la propria quotidianità i parigini, in particolare i giovani, in seguito a questi fatti che negli ultimi tempi hanno insanguinato l’Europa e la Francia in particolare?
Per cercare di rispondere a queste domande ci siamo rivolti a Maria Elena, giovane italiana originaria della provincia di Biella, trasferitasi a Parigi nell’estate del 2015, la quale, pochi mesi dopo essere arrivata nella capitale francese, ha vissuto in prima persona i drammatici fatti dello scorso autunno.

Il Bataclan oggi
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“Pur essendo passato un anno da quel giorno”, così esordisce Maria Elena, “a Parigi si sente sempre e comunque un po’ di tensione nell’aria, c’è la convinzione da parte di tutti che succederà di nuovo qualcosa, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, non si sa se in metropolitana, vicino ai monumenti, negli uffici, per strada o nei locali, ma c’è questa convinzione generale, che è quasi una certezza, che prima o poi avverrà qualcosa di ancora più grave e terribile”. Come è comprensibile la paura e l’angoscia che il terrore e la follia possano tornare all’improvviso nella vita quotidiana di tutti,sconvolgendola, è grande, ma allo stesso tempo sembra che gli abitanti di Parigi abbiano in qualche modo cominciato a convivere con questa situazione di perenne emergenza.

Sempre Maria Elena afferma che “I parigini, nonostante tutto, hanno ricominciato a trascorrere la vita di sempre, senza pensare troppo a ciò che potrebbe accadere, facendo in modo che la paura non paralizzi la propria esistenza e quella della città. Tutto è tornato alla normalità o quasi, la gente ha ricominciato ad uscire e a divertirsi, pur sapendo di avere questa enorme spada di Damocle sulla testa”.

Poi, chiedendole come sono stati ricordati in Francia questi avvenimenti un anno dopo, Maria Elena risponde così: “Se n’è parlato molto in televisione e sui giornali, c’è stato un concerto in commemorazione delle vittime al Teatro del Bataclan, dove ha suonato Sting, ma tra persone normali non ci si è soffermati molto a parlare di quanto successo lo scorso 13 novembre.

La vita parigina continua

Magari ci si è fermati un attimo a chiedere a qualche amico dov’era quella sera e cosa stava facendo, ma tutti hanno ripreso subito con il proprio trantran quotidiano, perchè in fondo la gente ha poca voglia di
ripensarci. Oramai nella vita di tutti i giorni la gente non ne parla più, quanto accaduto è diventata parte implicita della vita di ciascuno e, di conseguenza, nessuno sente più il bisogno di parlarne.
Quella enorme tragedia c’è stata e sarà sempre nella testa e nel cuore di ognuno, ma la vita va avanti.” Il fatto che gli abitanti di Parigi stiano cercando di voltare pagina lo dimostra il fatto che nella maggior parte dei discorsi, in tv come per le strade, il terrorismo non sia più l’argomento dominante. “Ora in Francia gli argomenti che vanno per la maggiore sono la politica, le elezioni presidenziali che si terranno nella primavera del 2017 e delle primarie della Destra che avranno luogo la settimana prossima”, in questo modo conclude Maria Elena, dimostrando che Parigi e i parigini, un anno dopo, sono tornati a vivere, nonostante tutto.

https://youtu.be/TRcy39Ffan8