L’autismo nelle parole di Stona: “Io sono Marco” è il singolo che commuove

Siamo a maggio, in un pomeriggio nuvoloso.
Mi piace scoprire, indagare, curiosare.
Oggi, mentre il cielo nasconde il sole, mi imbatto in una canzone: “Io sono Marco”, scritta e cantata da Stona cantautore che fonde il pop con l’indie per creare un’atmosfera intima e surreale.
Nel 2018 produce “Storia di un equilibrista” un album che contiene dieci tracce raggiungendo la top 20 della Indie Music Like.  Il 16 aprile scorso esce il suo nuovo singolo ufficiale “Io sono Marco” che tratta il delicato e ostico tema dell’autismo. Questo brano gli consente di far parte dei finalisti del contest del primo maggio che quest’anno ha dovuto rivisitare la sua classica forma concertistica.

Io sono Marco” è un testo scritto da un bambino di 10 anni, immaginario.
Riusciamo a percepire subito il carattere introspettivo del pezzo perché la voce nuda sembra volerci accompagnare nella mente di Marco e di una sua giornata tipo.
Che poi, come fa ad essere “tipo” una giornata quando la tua anima vive in un corpo incompreso?
Marco è, semplicemente, un bambino. Vive nel proprio universo, dove ogni colore ha un significato specifico: il rosso la rabbia, il bianco la tranquillità, il verde la curiosità.
Marco cerca di parlare delle sue emozioni che difficilmente riesce a tradurre in gesti e parole. Questo è uno dei limiti principali dell’autismo: il non riuscire a comunicare tutto ciò che si sente dentro, che lo porta, inevitabilmente, all’esclusione sociale attraverso atti di bullismo.

Marco parla col cuore, basta mettersi le cuffie e chiudere gli occhi.
È un testo fluido, accompagnato da una musica di sottofondo come a voler dare potenza alle parole.
La madre che urla e si arrabbia finché non si arrende, voltandosi verso Marco e gli dice “amore, tu non sei sbagliato” e Marco che risponde “sembra quasi come se io fossi un alieno” sottolinea la sofferenza, la disperazione di chi vorrebbe essere soltanto un bambino di 10 anni.

Io sono Marco a volte si vivo su Marte” ci fa capire come l’autismo sia un luogo solitario, scuro, silenzioso. Non c’è un lieto fine o un vero e proprio finale a questa storia, perché la fine non esiste, il silenzio sarà per sempre con lui e non c’è soluzione. L’unico strumento di reazione resta il coraggio di affrontare la vita come ci è stata donata, con amore.

Grazie Stona, per questo viaggio tra i disegni di Marco che si chiede se un giorno diventerà padre.
Grazie Stona, per farci credere ancora che la musica può affrontare questi temi in modo non banale ma a cuore aperto.

Buon ascolto!