Jessica Jones e la rivoluzione del noir

La Marvel ama spillarci soldi, questo è ormai assodato, ma lo fa così bene che gli si perdona tutto. Dacchè sono tornati in auge i supereroi si è fatto a gara a chi avesse l’arma e il complesso psicologico più grande, trascurando un po’ il lato umano (ossia la quotidianità, oltre il salvare il mondo) dei personaggi. Jessica Jones, la cui prima stagione è uscita da qualche giorno su Netflix, ci restituisce l’intensità narrativa che si stava perdendo a vantaggio di guerre tra alieni, dei e mutanti. E per fare tutto ciò, rivoluziona il contesto delle storie noir. Fin dalla prima puntata, fin dalla sigla meravigliosa, si percepisce l’atmosfera della storia, il carattere di Jessica, donna forte e danneggiata, dura e vulnerabile; la ami dalle prime frasi e non solo perchè segue la tipica linea dell’anti-eroina Marvel dalla battuta sarcastica pronta. Cioè, anche per quello, per carità, ma soprattutto dopo, quando intravedi nelle sue allucinazioni, i disagi, i demoni che la perseguitano.

A vestire i panni di Jessica Jones è Krysten Ritten, già nota, oltre che per la sua bellezza buca-schermo, seppur poco canonica, sia per ruoli comici (Non fidarti della st***** dell’interno 23) che drammatici (Breaking Bad) e il cui talento fa sì che il personaggio diventi indimenticabile.

Jessica è un’investigatrice dotata di forza e resistenza fuori dal comune, metodi poco ortodossi e lingua troppo lunga, tormentata dai ricordi di un passato da eroina finito male e, per questo motivo, alcolizzata e alla disperata ricerca di una via di fuga dalle sue stesse paure. Il ritorno di colui che l’ha ridotta in questo stato di perenne allerta al contatto umano, la costringe a decidere se ignorare il problema o agire. E lei agisce, ma non da sola.jessicajonesbanner
La storia, infatti, assume ancora più spessore all’arrivo degli altri personaggi e passa un messaggio importante per i tempi attuali. Sono donne che prepotentemente entrano in scena e di cui si percepisce subito il carattere, le storie di fondo che le rendono riconoscibili e molto diverse tra loro: ognuna possiede diverse sfaccettature, tendenze, pregi e difetti. Gli uomini in questo contesto sono una realtà più sullo sfondo, perfino l’antagonista (un eccezionale David Tennant) appare in modo astratto nel primo episodio, come ombra e minaccia: presente ma mai visibile del tutto.

La sfera maschile non viene osteggiata o sminuita ma semplicemente messa da parte. In un periodo come questo, in cui il femminismo perde il connotato di movimento integralista anti-pene e si presta più attenzione ai casi di violenza psicologica e fisica sulle donne, Jessica Jones lancia un messaggio di vitale importanza. Non si va contro gli uomini in generale, ma solo contro un certo tipo di uomo, quello che ti manipola, ti fa fare ciò che non vuoi facendoti credere che tu lo voglia solo per compiacerlo e che, quando ha preso tutto da te, ti lascia inerme a tormentarti per una colpa che non hai, che nessuna donna ha; e sappiamo tutti (tutte) che ci sono uomini che non hanno bisogno dei superpoteri di Killgrave per fare ciò.

Il trauma che Jessica porta con sè come un macigno, dopo quello che il villain l’ha costretta a fare, l’accompagnerà per sempre, ma non la lascia debole, raccoglie le forze rimaste e va avanti. Dopo tutti gli abusi subiti, le umiliazioni, mai citate ma presenti nelle allucinazioni da stress post-traumatico, guarda davanti a sè fiera e decide di combattere il mostro, per evitare che ferisca altre donne, che altre come lei debbano subire lo stesso.
E se a questo punto non avete ancora voglia di guardare questa serie meravigliosa, vi invito a ripensarci. Oltre il messaggio di fondo, tutto nella serie ha il suo perchè, il ritmo è incalzante e mai noioso, i momenti introspettivi non sono mai banali e il fatto che la presenza di elementi sovrannaturali non sia l’elemento fulcro della vicenda, permette anche ai non amanti del genere supereroistico di apprezzare la storia nella sua totalità.

Per chi invece ama il genere, sorriderà ai riferimenti ironici ai supereroi nemici (che, per la cronaca, sono quelli della DC Comics) e le loro “viste laser”.
La trama cattura, coinvolge e turba nel profondo, le tematiche non sono leggere ma rese godibili e staccare gli occhi dallo schermo diventa seriamente difficoltoso. Più volte ho rischiato di bruciare il caffè mentre lo guardavo. Per fortuna Netflix non carica un episodio a settimana ma stagioni intere alla volta, quindi potete dire grazie a Netflix e arrivederci alla vostra vita sociale; tranquilli, vi rivedrete in un paio di giorni, se tutto va bene.
L’arrivo di questa serie rappresenta una novità nell’universo degli Avengers e mostra anche come si stia cercando di sperimentare e mettersi alla prova, cercando di arricchire i fumetti grazie alle trasposizioni su piccolo e grande schermo. Inoltre, il fatto che la serie abbia una prevalenza, a livello scenico, di donne, non fa che accontentare l’esigenza del pubblico femminile di avere più personaggi in cui immedesimarsi.

Spesso su Internet i fan si sono lamentati dell’assenza di eroine, oltre a Vedova Nera, di cui tra l’altro si richiedeva un film a gran voce, anche solo per capire “cos’è successo a Budapest” (riferimento a un dialogo tra lei e Occhio di Falco durante “The Avengers”). Inutile dire che Stan Lee, o chi per lui, a tali richieste sembrava essersi tappato le orecchie canticchiando, invece si è deciso di aggiungere girl power e allargare ulteriormente l’universo Marvel, la cui espansione non sembra avere fine. E, visti i risultati, non si può fare a meno che esserne soddisfatti.

Chiara Allevato