JE SUIS DOLCE & GABBANA – Ma soprattutto Dolce

Di Maria Teresa Pedace

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Lo scorso 12 Marzo, all’indomani della Milano Fashion Week, Panorama dedicava una deliziosa copertina ed una lunga intervista a Domenico Dolce e Stefano Gabbana, stilisti di punta dell’alta moda italiana. Prendendo spunto proprio dai loro ultimi lavori, incentrati sul progetto #DGfamily e sulla scelta di far sfilare sulle loro passerelle una donna più morbida e, appunto, madre, l’intervista spaziava dalla passione per il lavoro ai coming out alla famiglia. I due stilisti, compagni di vita per oltre vent’anni, alla domanda “Avreste voluto essere padri?” hanno risposto in modo diametralmente opposto. Il “Sì, io un figlio lo farei subito” di Gabbana suonava alle mie orecchie come una dolce esplosione, quasi quelle parole siano state pronunciate con occhi lucidi e luminosissimi. La risposta di Dolce, di contro, mi stupiva : “Sono un gay, non posso avere un figlio. Credo che non si possa avere tutto dalla vita, se non c’è vuol dire che non ci deve essere. È anche bello privarsi di qualcosa. La vita ha un suo percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate. E una di queste è la famiglia”. Poche righe prima, a proposito della famiglia, sempre Domenico Dolce aveva asserito “(…) non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli che io chiamo i figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre. (…) Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni”.
Affermazioni del genere mi avevano colpita già alla prima lettura, ma mai avrei immaginato un tale rimbalzo mediatico. E sì, sto parlando dell’intoccabile Sir Elton John, il quale ha perso un’ottima occasione per tacere ed ha avviato una vera e propria guerra social al grido di “boycottdolcegabbana”. “Come vi permettete a dire che i miei meravigliosi figli sono sintetici?” ha tuonato il cantante, aggiungendo che i due stilisti di casa nostra dovrebbero vergognarsi. Come se ciò non bastasse, ha definito arcaico il loro modo di pensare e la loro linea di moda. Alla protesta si sono unite star del calibro di Courtney Love, Ricky Martin, Martina Navratilova, Victoria Beckham.  Mi sono chiesta – e continuo a farlo – il perché di questo accanimento contro una esternazione del tutto legittima. Lo stilista ha tenuto comunque a fare alcune precisazioni dalla Thailandia, luogo in cui si trova in vacanza, spiegando: “Sono siciliano e sono cresciuto con un modello di famiglia tradizionale. (…) Ho parlato per me, senza giudicare le decisioni altrui”.

Ecco il punto: il giudizio sulle decisioni altrui non compare in modo alcuno nell’intervista.

Allora, senza perbenismi e giri di parole, perché attaccare, dal punto di vista personale e lavorativo, un gay che la pensa diversamente da altri gay?
Al coro si è aggiunta l’ex soubrette Heather Parisi, che si è scagliata contro le affermazioni di Domenico Dolce rivendicando il ricorso alla scienza, suo e di moltissime altre donne, per procreare.
Fuori dal coro, invece, il leader di Forza Nuova, che ha dichiarato di aver inviato due tessere ad honorem al duo della sartoria per “aver dimostrato il coraggio il coraggio nel difendere il valore della famiglia tradizionale”.
In questo polverone che non accenna a placarsi, continuo a pormi non poche domande: perché questo accanimento? Perché questo rifiuto di eseguire una semplicissima analisi del testo? Perché ostinarsi a non accettare né la prima né la seconda dichiarazione di Domenico Dolce?
Viviamo in un Paese dotato di una straordinaria Carta Costituzionale che, all’art. 21, afferma e difende la libera manifestazione del pensiero. Argomento che, in questo caso, va ad intersecarsi con i matrimoni gay, le adozioni gay, la c.d. lobby gay. Diritto, costume e coscienza si fondono, creando per ognuno un medesimo assetto giuridico ma una molteplicità di pensieri, tutti degni di rispetto e tutela. Sapete, io sono completamente a favore delle unioni e delle adozioni omosessuali. Le affermazioni di Domenico Dolce mi hanno turbata e rattristata, perché ho percepito l’amarezza di un uomo rassegnato sotto il peso dei suoi stessi valori. Ripeto: dei suoi stessi valori. Dei valori con cui è cresciuto e che onora nonostante il dolore che essi causano. Se Elton John o Heather Parisi o chiunque altro prova un’empatia tale da sentirsi tirato in ballo, Domenico Dolce avrebbe potuto invitarli tutti a provare un’empatia simile nei confronti del suo pensiero.
Circa due mesi fa eravamo tutti Charlie Hebdo, in difesa della satira.
Oggi, io sono Dolce & Gabbana in difesa della libertà di opinione e del diritto ad avere o non avere una famiglia, che sia tradizionale oppure no. E se possedessi un abito del duo, lo sfoggerei con estremo orgoglio. In difesa del coraggio di Domenico Dolce, in difesa della libertà di pensiero e manifestazione del pensiero, contro un’insensata battaglia a colpi di pellicce e hashtag.

Courtney, lascia perdere. Anzi, passale a me le tue borsette.
E tu, Elton, pensa a pizzicare le guanciotte dei tuoi figli.
Queste insensatezze lasciamole al Medioevo e alla caccia alle streghe.