IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO – ITALO CALVINO

Di Maria Teresa Pedace

“Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo”.

E’ il 1947 e Italo Calvino, al suo esordio con “Il sentiero dei nidi di ragno”, non lascia dubbio alcuno sulla sua straordinaria quanto naturale capacità di dire quelle cose che teniamo nascoste, che ripariamo dai pericoli e dalle ingiustizie. Questo luogo è il nido dei ragni, che Pin –giovanissimo protagonista del romanzo – vuole conoscere a tutti i costi.
Ci troviamo nella Liguria della Seconda guerra mondiale e della Resistenza Partigiana. Pin è un discolo curioso e spaventato, che si nasconde dietro la corazza troppo grande di un adulto. Gigioneggia in osteria, parla in modo osceno, offende gli stessi adulti da cui cerca di carpire attenzioni o carezze latenti, ed al contempo non riesce a trattenere le lacrime dopo l’evasione dal carcere. Gioca alla resistenza, Pin, con la cattiveria acerba di un bambino e la solitudine di un uomo.
Si tratta di un romanzo scorrevole, dinamico, pienamente neorealistico ma al contempo molto vicino alle vicende del verismo dei vinti di Verga. L’utilizzo del binomio dialetto-lingua italiana, la raffigurazione spesso grottesca dei personaggi ed i lampi descrittivi evidenziano un marcato tratto espressionista nella penna di Calvino. I paesaggi sembrano fondersi nei personaggi e viceversa, il tempo corre ad un ritmo incessante, fabula ed intreccio coincidono, eccezione fatta per alcuni flashback ben congegnati. La delicatezza, inoltre, con cui egli affronta i temi della guerra, dell’asprezza della Resistenza, dello smarrimento umano e dell’amicizia, fanno de “Il sentiero dei nidi di ragno” una perla di rara bellezza.
La critica letteraria non è mai oggettività, bensì soggettività. Lo studio attento di un romanzo non può prescindere, in ultima istanza, dall’esprimere pareri di gusto squisitamente personale. Per me, cresciuta a pane e Calvino, rimanere super partes è difficile, ma non impossibile.
Questo romanzo non ha la dimensione fiabesca che l’autore svilupperà successivamente, né la comicità, né il senso del surreale.
“Il sentiero dei nidi di ragno” è una tela neorealistica in cui bisogna rimanere impigliati, con la curiosità e la smania di conoscere non solo il fattore eroico degli anni e delle esperienze della Resistenza, ma soprattutto la visione realistica dell’accaduto. Senza traccia di negazionismo né di conservatorismo.
Consigliatissimo, da rispolverare dalla libreria ogniqualvolta ci sia bisogno di riprendere contatto con le nostre radici storiche ed umane.

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