‘I giovani devono viaggiare’ – Capitolo 5: sì, viaggiare.

Una città non è disegnata, semplicemente si fa da sola. Basta ascoltarla, perché la città è il riflesso di tante storie.

 Renzo Piano


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E’ passato un po’ dall’ultimo articolo, e sapete cosa ho fatto in tutto questo tempo? Ho viaggiato.
Da Settembre ad oggi sono stata a Londra, Ginevra, Montecarlo, Lisbona e Vienna.
No, non sono né spropositatamente ricca né incoscientemente spendacciona. Quello che ho speso per viaggiare in questi mesi è stato piuttosto molto spirito di avventura e di adattamento.

Londra.

Sono stata a Londra cinque giorni, ospite a casa di una mia carissima amica, conosciuta in Erasmus, che adesso vive e lavora lì. Eravamo in tre: abbiamo trascorso le nostre giornate tra le cianfrusaglie dei mercatini di Notting Hill, lo scintillio dei negozi di Harrod’s e i rintocchi delle campane di St. Paul’s Cathedral. Le notti invece erano fatte delle ore Pimm’s o’ clock, delle follie del The Box e delle luci dei megaschermi a Piccadilly Circus. Stanca ma felice, dopo aver provato persino la famosa pie inglese, da far invidia ai pasticci della Mrs. Lovett di “Sweeney Todd”, mi sono svegliata nel bel mezzo della notte per andare a prendere il volo che mi avrebbe riportato, alle sei del mattino, in Italia.

Ginevra.

Anche qui sono stata ospitata per un week-end da una delle mie più care amiche, conosciuta ancora una volta durante l’Erasmus, che stava facendo uno stage a Ginevra. Anche in Svizzera eravamo in tre, l’ormai unitissimo trio delle ragazze Erasmus, che dopo Londra e Ginevra stanno già programmando il prossimo viaggio. Le Nations Unies e le Jet d’Eau, le crêpes al formaggio e la cioccolata calda, la fête du vin di Lutry e il lago di Lausanne: insomma, anche qui la vacanza si è conclusa con un paio di chili in più, qualche ora di sonno in meno e le gambe doloranti. Nonostante questo, dopo quattro ore di treno sono tornata a casa, alle nove del mattino, pronta per ricominciare la giornata.

Montecarlo.

La storia sulla capitale del Principato di Monaco è un po’ diversa. Io e il mio gruppo di amici, a Milano, avevamo voglia di passare una notte diversa dal solito, e abbiamo deciso di affittare una macchina e di andare a Montecarlo la sera stessa, per poi tornare il mattino seguente. Dopo circa tre ore e mezza di strada, siamo arrivati nella città del lusso e dell’eleganza, e ci siamo lasciati trascinare dalle sue tipiche “attrazioni”: il casinò, le discoteche e le passeggiate per il golfo. Abbiamo dormito, se così si può dire, in macchina per un paio d’ore, giusto il tempo di riprendersi dalla serata per poi lanciarsi alla scoperta di Montecarlo dopo una colazione a base di croissant e pain au chocolat. Inutile a dirsi, dopo quella “notte da leoni” ho dormito dodici ore di fila.

Lisbona.

Sono stata a Lisbona con la mia migliore amica, a casa di un nostro amico che era lì per l’Erasmus. Abbiamo dormito su un materasso gonfiabile, il classico materassino blu e rosso con cui si va al mare, poggiato per terra con coperte e cuscini prestati dai vari coinquilini della casa (ne avrà avuti almeno dodici!). Abbiamo camminato in lungo e in largo, ma soprattutto in su e in giù, dato che le strade della capitale portoghese sono tutte, completamente e inesorabilmente, in pendenza. Abbiamo dormito in media quattro ore a notte, pranzato alle cinque del pomeriggio e preparato spaghetti alle sette del mattino. Siamo stati, dopo ore passate sui mezzi pubblici, tra metropolitane, treni e autobus, a Cabo da Roca, il punto più occidentale del continente, dove finisce l’Europa ed inizia lo sterminato grigiore dell’oceano.

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Vienna.

Vienna è stata la mia casa per molti mesi dell’anno scorso, dato che ho avuto la fortuna di fare l’Erasmus in questa meravigliosa e sorprendente città. E così, io e alcune amiche conosciute proprio durante quell’esperienza, e provenienti da varie parti del mondo, abbiamo deciso di tornarci per un fine settimana a inizio Gennaio. Una delle cose da fare assolutamente a Vienna è infatti comprarsi un abito lungo e partecipare ad un ballo tradizionale, e l’Università che avevamo frequentato nei mesi passati ne organizza ogni anno uno specificatamente indirizzato ai suoi studenti e ai ragazzi in generale. Così ci siamo tutte ritrovate nella capitale austriaca, stanche dei viaggi appena affrontati (chi in pullman, chi in aereo, chi in treno), ma felici di rivedere non solo persone con cui avevamo condiviso momenti indimenticabili, ma anche quei luoghi che ci erano rimasti nel cuore, primo fra tutti il Travelshack, che ci aveva visto presenti ogni martedì tra tequila e karaoke. La vacanza è risultata più stancante del previsto, con 3 voli in 3 giorni, uno scalo di 2 ore, 4 aeroporti e 2 ore di pullman; ho dormito con altre due ragazze su un letto singolo in una mini stanza di un dormitorio: praticamente non ho dormito. Ma sono tornata a casa con nuovi ricordi e tante foto: adesso so con certezza che non è vero che è la lontananza a far affievolire i sentimenti, sono le persone a farlo. E se invece questo non accade, nonostante i mesi e i chilometri di distanza, vuol dire che hai trovato degli amici.

Si può viaggiare anche con poco tempo, e anche con pochi soldi. Siate curiosi di vedere il mondo, anche fosse per un week-end su un materasso gonfiabile. Le ore di sonno perse prima o poi si recuperano, i soldi vanno e vengono, e gli impegni tralasciati si riprendono, ma le esperienze che avete fatto rimarranno per sempre con voi.
E come cantano i miei amati One Republic, we only get one life. Fate in modo di poter dire anche voi: “With every broken bone, I swear I lived.”