Digressioni di Settembre*. Cinque perle che aiutano a deglutire i nuovi inizi

Il fatto è che fra una decina di giorni me ne vado, e sto via un bel po’. Non mi faccio un Roma-Bangkok perché in Thailandia non conosco nessuno, e gli unici voli intercontinentali da me finora sopportati sono quelli di Galoni, lunghi quanto i baci che non servono a nutrire le labbra ma a ossigenare i polmoni. Ogni partenza si porta dietro un cumulo di pensieri spigolosi, su se stessi e sul proprio modo di viaggiare, di decidere, di farsi il letto, di camminare: quanto sei veloce, quanto non lo sei, il tuo ritmo migliore. Alla fine te la cavi se temporeggi bene tra l’entusiasmo e lo sconforto, se impari a permetterti la solitudine in mezzo agli amici che ti sei fatto, se insomma ti concentri sul vuoto invece di impegnarti a riempirlo, che intorno al vuoto c’è sempre qualcosa, io credo, tipo le gallerie scavate in mezzo alla montagna. Siccome prima di partire questa cosa non la sai, è bene caricarsi a pallettoni, o architettarsi un mood adeguato, controllato, non troppo nostalgico, non troppo ottimista: va come va. Cioè, ascoltare Je ne pourrai jamas vivre sans toi di Michel Legrand è sbagliato. Vedersi L’appartamento Spagnolo o Bambole russe pensando che sia solo così, pure: difficilmente ti capita la coinquilina lesbica con le fattezze di Cecile de France. Siccome però qualcosa si dovrà pur vedere, ascoltare, leggere, ho stilato una piccola classifica di cose adatte a caricarsi saggiamente prima di un nuovo inizio, né troppo allegre né da cianuro in pillole. Ci sono canzoni, un libro e un film. Così si pensa di meno ma ci si ispira di più, con l’umore giusto, quello da scampagnata coi parenti che alla fine ti piace perché avevi aspettative medie. Tutto questo per dire che mi serve un posto letto, possibilmente in singola, vicino al centro di Torino. Ho un budget basso perché con questo blog non si guadagna nulla. Scrivete pure alla redazione.
Fase uno. Leggere.
1. Italo Calvino, I nostri antenati, 1952-1959
Uno che ha sempre capito l’incompletezza e la formazione, e le ha trasformate in tappe da fiaba. I nostri antenati non è un libro solo ma una trilogia, che comprende Il visconte dimezzato, Il barone rampante e Il cavaliere inesistente. A leggerli tutti non ci vogliono nemmeno dieci giorni, perché sembra di leggere Ariosto, Esopo, Tolkien e la gioventù cannibale tutti insieme: abbastanza invitante. Sta bene nella nostra lista perché Calvino parla sempre di inizi (sull’inizio nella letteratura ci ha scritto un intero libro), ma soprattutto di identità. Non sapere come va a finire significa un po’ non sapere chi siamo, e se siamo. Italo, scomparso un settembre di trent’anni fa, ci dice che anche ad essere si impara. La storia di tutti.

 

 

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Una vecchia copertina dell’edizione Einaudi

 

Fase due. Guardare.

2. Emanuele Crialese, Nuovomondo, 2006
Uscì il 22 settembre, non a caso. Un capolavoro sull’aspettativa e l’inadeguatezza. La Sicilia potrebbe essere casa propria e l’America qualsiasi altro posto, il risultato non cambia. Ogni scena ti ricorda che pronti si diventa, anche se non è facile. Uno dei miei film preferiti, lo porto sempre con me (ho i dvd in un porta cd delle scuole medie, bella storia). Prima di emigrare, Vincenzo Amato è così in crisi che si rivolge ai santi. “Am’a ‘ppartiri? O am’a ‘rristari ‘ccà?”. Letta ad alta voce suona meglio perché gli apostrofi non si sentono (forse).

Fase tre. Ascoltare.

3. Nina Simone, Sinnerman, 1965
E’ nella colonna sonora di Nuovomondo. Una canzone splendida, totale, della quale si può parlare pochissimo. Io la metto nella versione di Nina Simone perché così l’ho conosciuta, ma se non sbaglio è uno spiritual afroamericano. E’ il rimpallo continuo del peccatore da una costa all’altra, da un cospetto all’altro, da un nascondiglio all’altro. Storia di una fuga, insomma. Una dinamica simile alla nostra Fiera dell’Est, ma senza i topolini. Il finale è un’espiazione che passa anche dal diavolo. I simbolismi si sprecano.

http://https://www.youtube.com/watch?v=QH3Fx41Jpl4
4. Daniele Silvestri, Sornione, 2011
La canta con Niccolò Fabi, e forse ci stava meglio Costruire. Di quella canzone, però, parlo troppo, mi sembra tanto seria, poco musicale, tipo Fossati, una roba gigante, da signori. Sornione è invece un bel bignami trasversale sul modo di stare al mondo. La prima strofa è da sociologia fenomenologica, Shutziana quasi, una frattura sociale. In poche parole: la verità.

5. Lu Colombo, Maracaibo, 1981
Sì, ok, sembra nazionalpopolare. E invece no. Questa canzone, a parte caricare come tori sivigliani, racconta una storia straordinaria, ai livelli di Samarcanda. Una ballerina creola che se la fa con un certo Castro (il Miguel della canzone, prontamente censurato, era in realtà Fidel) gestisce, come ricorderete, un traffico d’armi. E oltretutto tradisce Fidel, sempre in cordigliera, con Pedro, che la abbraccia sulle casse di nitroglicerina. Fidel lo scopre e le spara, ma lei fugge per mare. E ovviamente, in seguito a una tempesta, naufraga e viene azzannata da un pescecane. Chissà come sopravvive, e si reinventa come pappona di ventitré mulatte. Solo che ormai, a causa delle numerose sventure e di qualche vizio di troppo (rum e cocaina, lo ammette), diventa obesa. Meglio di Anna Karenina, degno della Bibbia.

Queste cinque cose dovrebbero bastare a suggerire con che piede scendere dal letto (il sinistro, quello giusto). Sui libri ho altri consigli, ma vorrei parlarne meglio, cinque righe non bastano. Tanto la cosa bella degli inizi è che sembrano una fase sola, e invece – in fondo – non finiscono mai. Auguri.

*Faccio come Morandi con le foto di Anna. Il titolo è di Maria Teresa. Grazie.