DEVIANTART: IL MARCIAPIEDE VIRTUALE

Di Chiara Allevato

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Ah! (sospiro nostalgico) il mondo dell’arte, tanto sfaccettato quanto ambizioso. La primaria ricerca di chi lavora in questo campo è, appunto, lavorare; essere pagati per fare arte è un materialismo “sporco” ma indispensabile, a meno che non siate il tipo di artisti che fanno i banchieri di giorno e la notte dipingono schizzando vernice un po’ ovunque nel proprio studio. In quel caso buon per voi, fatemi sapere che marca di caffè vi tiene svegli poiché, in quanto studentessa, potrei averne bisogno. Se persino Van Gogh fu povero in canna tutta la vita, che speranze hanno gli artisti di oggi, con questi dannati social network che ti rendono famosi per quindici minuti e utili per cinque, di essere conosciuti e ammirati a livello globale? Solo una: iscriversi al sito deviantART.com. Fondato da tre baldi giovani, si ripromette di formare una community di e per artisti in cui chiunque possa esporre i propri lavori, in ogni espressione possibile, siano essi prosa, poesia, murales, lavori di grafica e molto altro. Non vogliono soldi, ma le opere possono essere vendute solo se fai una donazione, e anche nel caso in cui qualcuno sia tanto pazzo da comprare la tua opera (perché ormai basterebbe un copia/incolla o uno screen per averne una riproduzione) solo il 10% del ricavato andrà all’artista.

Praticamente i marciapiedi che rendevano le strade delle città “caratteristiche” e dove un tempo venivano fatti ritratti occasionali o si sperava di essere notati mentre si decantavano poesie ad alta voce, diventano virtuali. Straordinario come l’ottimismo, la creatività e il talento perseverino negli antri più labili e ingrati di Internet. In ogni caso, se volete equilibrare il vostro animo e sentirvi intelligenti per quei dieci minuti tra una foto e l’altra della finale del mondiale, basta girare per questo sito e la vostra anima troverà ristoro, un caldo conforto temporaneo in questo mondo così freddo, cinico e anti-spirituale.

Apparte gli scherzi molte opere sono talento puro e ispiranti, voglio dire: c’è gente che per secoli ha provato a fare soldi con questo lavoro e neanche i tempi moderni in cui i poveri possono vestirsi da H&M sono esenti da questo tentativo. Alzo il basco per loro, che tanto lo sappiamo che tutti gli artisti lo indossano, anche in estate col rischio di creare una nuova specie (in fondo l’arte non vi fa sentire vicino a Dio?). Gli auguro pure buona fortuna, o quantomeno di finire su una t-shirt o di ricevere un “Carino!” da uno scorritore-seriale di timeline di Facebook.