4 cose da non dire a una donna col ciclo

Mentre anche il coronavirus continua a chiedersi dove sia Bugo, mentre i PR si schiaffeggiano con le prevendite per le feste dell’8 marzo, e mentre la mia rinite allergica si prepara all’ondata di mimose che lode a Dio anche quest’anno nessuno mi regalerà, la Scozia si è svegliata col ciclo in anticipo e il suo Parlamento ha proposto di fornire assorbenti e prodotti per l’igiene mestruale gratis.

Avanguardia pura per essere solo il 2020! Così pura che mi è venuta voglia di chiedere allo stilista di Lady Gaga se può fabbricarmi un vestito fatto di assorbenti con le ali. Periodicamente qualcuno si domanda se non sia il caso di togliere la tampon tax a livello europeo da tutti i prodotti sopracitati, riducendo i costi affinché una donna non debba chiedere alla finanziaria di sponsorizzarle le ovaie ogni 28 giorni. Però poi ricomincia la fase di ovulazione internazionale e se ne scordano tutti.

Oggi, per celebrare l’avanguardia scozzese, vi illustrerò 4 cose che noi donne ci sentiamo dire fin dal giorno in cui digievolviamo in “signorine”.

1. Congratulazioni! Ma non dirlo a nessuno

È fatta, sei ufficialmente entrata a far parte del mondo degli adulti. Da questo momento in poi a terrorizzarti non sarà più la ninna nanna razzista dove viene l’uomo nero a prenderti. Sarà il Marchese. La tua vita inizierà a diventare un incubo e non solo per i dolori, i fastidi, la scomodità, ma soprattutto per i sotterfugi quotidiani a cui dovrai ricorrere per assicurarti che nessuno sappia che hai il ciclo.

Per andare in bagno a cambiare l’assorbente dovrai comunicare all’insegnante di essere indisposta, non sia mai che tu dica ad alta voce la verità. Se lo hai dimenticato dovrai chiedere (sottovoce) al primo altro individuo di sesso femminile nel raggio di 30 metri se ne ha uno da darti prima di allagarti irreparabilmente. Che tu sia in ufficio, in classe, al bar, al parco, dovrai afferrare velocemente dalla borsa quell’involucro di cotone, fibra sintetica e materiale plastico come fosse una partita di coca.

Insomma, da quella prima volta ogni mese vivrai un magico lasso di tempo che va dai tre ai dieci giorni in cui James Bond potrebbe lucidarti le scarpe con un tampone interno imbevuto nell’ibuprofene.

Benvenuta nella setta.

2. Che schifo

Sarà la frase che ti verrà ripetuta più frequentemente da qualsiasi esemplare di sesso maschile ogni qual volta si sfiorerà anche solo l’argomento. Se hai il ciclo che schifo. Se ti fa male la pancia, perché?, perché hai il ciclo!, che schifo. Se la coppetta mestruale decide di suicidarsi nelle tue mutande e ti si macchiano i pantaloni che schifo. Il rifiuto altrui diventerà la tua vergogna più grande, perché ti farà sentire sporca e colpevole di qualcosa di incontrollato.

Siamo soggette a processi biologici perfettamente naturali che c’è chi si prende la briga di disprezzare pur non vivendoli in prima persona. Non siete voi a vivere con la paranoia di star camminando con una macchia rossa sul sedere. Non siete voi a dover cambiare l’assorbente ogni due ore rischiando di ritrovarvi la mano come quella di zio Pino dopo aver sgozzato il maiale a gennaio. Né tantomeno siete voi a dovervi preoccupare di andare in squat sui gabinetti pubblici mantenendo borsa e cappotto con una mano e ripulendo il set di C.S.I. Miami con l’altra.

In sintesi: anche no.

3. Fai la ruota

Qualche anno fa ci fu una nota marca di assorbenti che, per sponsorizzare la resistenza dei propri prodotti, avvisava che indossandoli sarebbe stato possibile finanche fare la ruota proprio in quei giorni lì. E quanto ci ha invogliate a farla questa benedetta ruota l’attrice che, felice come una Pasqua, roteava come uno pneumatico impazzito? Poco, pochissimo. Mai fatta la ruota in vita mia.

Da cosa deriva questa follia? Dal bisogno di sentirti sicura e protetta in qualsiasi circostanza diranno loro. Dalle aspettative altrui dico io: non solo non ne devi parlare, ma devi finanche fingere. Dovrai stamparti un sorriso plastico ad ogni riunione di lavoro, ad ogni interrogazione scolastica, ad ogni evento mondano. Ovunque, tutto il tempo. Dovrai sudare (interiormente) per fingere di star bene mentre avvertirai la sensazione che Erdogan stia bombardando le tue ovaie. Dovrai prestarti a fare tutte le cose che fai quando non hai le mestruazioni, mantenendo possibilmente la stessa qualità di performance.

Tipo la ruota, ecco.

4. Ah, sicuramente è il ciclo

Sei triste? Hai il ciclo. Sei arrabbiata? Hai il ciclo. Il tuo partner ti ha fatto le corna e vorresti affettarlo per poi rivenderlo su Amazon come puzzle da diecimila pezzi? Hai il ciclo.

Non hai il ciclo? Sei in pre-ciclo. Ti è passato? Sei in ovulazione.

Non è ammissibile che una donna abbia un’alterazione emotiva che non sia connessa agli ormoni. Ci dobbiamo giustificare continuamente per le nostre azioni e reazioni, e più lo facciamo, più i nostri interlocutori sbeffeggiano e sminuiscono i nostri atteggiamenti, riconducendoli puntualmente al ciclo mestruale.

Lo sai che il ciclo lunare può influire sul tuo umore durante “quei giorni”? E lo sai che durante il ciclo mestruale puoi sfoggiare in casa anche la borsa: quella dell’acqua calda? No? Nemmeno io. Per fortuna, a colmare queste lacune abissali sono intervenuti gli assorbenti sui cui involucri sono state trascritte tali profondità di pensiero. Così, per anni, noi donne abbiamo potuto sentirci ancora più stigmatizzate tra un cambio dell’olio e l’altro leggendo perle simili che hanno indotto noi stesse a credere di essere unicamente definite dal nostro apparato riproduttivo.

Per fortuna alla fine siamo tornate a leggere le etichette dietro gli shampoo.

Maledetta Eva che diede la mela a Adamo.
(S)fortunatamente lui non ci si strozzò.