10 anni in 10 social

I dieci social network che hanno definito il decennio

Se siete di quelli che iniziano a contare da zero, il 31 dicembre ha rappresentato per voi non solo la fine dell’anno, ma del decennio. Ho riflettuto molto su ciò che ha caratterizzato la mia vita personale in questi ultimi dieci anni, poi ho osservato lo smartphone nella mia mano destra e ho capito: i social network. Il primo accesso a internet- che in molti ritengono una vera e propria realtà parallela, una scoperta più che un’invenzione- il vero fattore rivoluzionario che ha influenzato le nostre vite in modo irreversibile sono stati i luoghi in cui abbiamo cominciato a interagire virtualmente l’uno con l’altro. Sono le “piazze virtuali” che hanno modificato il nostro modo di comunicare, certo, ma anche il modo in cui ci muoviamo ogni giorno nel mondo, in cui ci informiamo, lavoriamo, votiamo e addirittura scopriamo chi siamo e cosa vogliamo essere. Il nostro io non esiste più se la nostra controparte virtuale non si materializza tramite post, like, immagini e video diffusi a livello globale. Sono diventati una ghiotta occasione imprenditoriale e dal boom di Facebook (intorno al 2008) i più hanno fatto a gara a chi urlava più forte per attirarci nelle loro piazze. Quindi, quali sono i social network che sono riusciti a lasciare la loro impronta in questo decennio? Quali sono nati per durare, quali hanno segnato un cambiamento anche nella nostra quotidianità? In questa lista ho racchiuso i dieci social che hanno sicuramente influenzato la mia, a cominciare ovviamente da:

  • Facebook: il mio primo tentativo con i social network- quando ancora non sapevo cosa fossero e perché quel cinquantenne dal nome “user123” volesse collegarsi via webcam con me- è stato MySpace, ma fu Facebook a segnare il mio vero primo tentativo di orientamento in quella giungla virtuale. Mark Zuckerberg ci vide giusto a investire in un social che ti costringe a usare nome e cognome; non per ragioni di privacy che potrebbero interessare personaggi come Marattin, ma perché mai sottovalutare la curiosità delle persone per le vicende del loro vicinato. Facebook è diventato il nostro passaporto, il nostro documento ufficiale, per questo è stato terrificante scoprire che gli affari nostri erano stati smerciati per pochi miliardi di dollari. Continuerà a esistere nei prossimi dieci anni? Si è radicato nel nostro quotidiano quindi- purtroppo- sì, ma con molte regolazioni in più o la stessa utenza potrebbe ribellarsi.
  • Twitter: personalmente, il mio preferito. La grafica di una applicazione di messaggistica istantanea, ma aperta al mondo, dove puoi interagire in continuazione e troverai sempre qualcuno disposto a risponderti. Dove puoi acculturarti, crescere, confrontarti in pochissimi caratteri. Nonostante siano anni che lo diano per molto, è l’unico social in cui siano stati presi provvedimenti contro i messaggi di odio e bullismo e per molti politici rappresenta il migliore megafono dove palesare le loro intenzioni. Basta guardare il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump: utente sempre attivo e sempre pronto a lanciare comunicati prima del suo stesso ufficio stampa; anche recentemente, quando ha pubblicato la bandiera degli Stati Uniti subito dopo- si è poi scoperto- l’attacco da lui ordinato contro il leader iraniano Soleimani.
  • Youtube. Il Tubo è stato il primo contatto dei millenial col concetto di “lavoro sul web”. Le nostr innocenze si sono spezzate quando per la prima volta i nostri intrattenitori preferiti, ragazzi come noi che creavano video per semplice divertimento o come modalità con cui trasmettere la loro creatività, hanno ammesso di guadagnarci soldi. Soldi veri. Da allora, non basta una webcam e tanto carisma per avere successo su questo social, gli standard si sono alzati in modo vertiginoso e i CEO stessi, succedutesi negli anni, hanno dovuto contrastare in ogni modo la concorrenza e definire la loro policy con i tempi che cambiano. Sarà nel nostro prossimo decennio se decideranno di investire di più sui così detti creator e non sulle aziende che creano appositamente il personaggio del giorno.
  • Snapchat: nonostante sia una delle app più utilizzate all’estero, in Italia la sua utenza è presto migrata su Instagram. A livello sociale, rappresentava la versione meno patinata e costruita del suo avversario, che è subito corso ai ripari creando una versione identica delle dinamiche sulla sua piattaforma. Non sarà nel nostro 2020, ma ha segnato i nostri Dieci.
  • Instagram: la creatura acquistata dallo stesso Zuckerberg per un miliardo di dollari e sta superando il suo primogenito. Come social è stato sempre accostato all’estetica superficiale e patinata dell’ ”era digitale” e dei millenial, in cui l’importante è apparire senza pori, senza imperfezioni e possibilmente, sempre allegro. Con l’introduzione delle stories hanno sbaragliato Snapchat e dato più tridimensionalità ai loro contenuti, ma è con le InstagramTV che, se gestite al meglio, potrebbero fare il grande salto e superare in utenza, come già accade, anche Youtube.
  • Tumblr: è il social dei giovani per eccellenza, in utenza non raggiungerà Facebook o Youtube, ma è il luogo in cui nascono le discussioni che bloccano Internet e le mode (o meme) virali.
  • Flickr: ad oggi utilizzato come un’alternativa indie ad Instagram, non dimentichiamo che è il social in cui Chiara Ferragni mosse i primi passi e sfoggiò le sue prime borse firmate. Gli dobbiamo tutto e impavido continua a resistere, gli do fiducia per il futuro.
  • MySpace: citato in precedenza, gli dobbiamo che è stato il nostro primo approccio millenial al virtuale. Ha indicato la via a tutti gli altri, ma ora è solo un lontano ricordo.
  • Linkedin: il “Facebook del lavoro”. Nonostante le premesse incoraggianti, lo scopo di aiutarti a trovare lavoro o a migliorarti nello stesso lo raggiunge solo se hai un certo numero di anni di esperienza. Lì sopra si abusa della parola “skill”, se non le hai non esisti.
  • TikTok: il social che sta monopolizzando il mondo, i suoi video lanciano mode e definiscono davvero il nostro modo di comunicare e fare umorismo. Recentemente è stato utilizzato anche per lanciare messaggi politici importanti. Governo cinese escluso, i suoi contenuti sono diversificati, ha molto potenziale.

Articolo già pubblicato sul Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni di lunedì 6 gennaio 2020